Il fiore che sboccia di notte

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Era la notte d'una realtà offuscata nella quale era immerso lo sguardo d'una ragazza perduta. Piena di alcol che aveva bevuto come acqua, piena di fumo che aveva respirato come aria, piena di rimpianti per tutte le cose che aveva fatto e che non aveva fatto. In giro per le strade taciturne vagava in cerca di pace, barcollando, mentre cercava di non far caso alle sue mani sporche e tremanti. Non sapeva perché, ma era evidente che tutti l'avevano abbandonata. Sapeva solo che era lì, e che doveva tornare a casa. Al più piccolo male, vicino a un prato desolato e incolto lei era pronta a rimettere l'anima, o almeno quel poco che le rimaneva e che le faceva male. Tra i suoni muti che sentiva c'era il rumore delle foglie rotte dai suoi passi anche se leggerissimi, e anche quello di qualche auto che passava troppo rumorosa e che accecava i suoi poveri occhi truccati per sembrare un po' più bella. Questa è la sorte inevitabile e guadagnata di chi si lascia trasportare dalla voglia delle migliori nottate. Era una ragazza d'una bellezza sfiorita, e non era mai stata meglio.

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