Gli asini volano

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Quando Harry, trafelato, entró nella camera, Hermione era sul letto e teneva i gemelli tra le braccia. Sembrava che il parto l'avesse stremata ma i suoi occhi, lucidi e vivi, tradivano una felicitá inesprimibile con i numeri e le parole.

Essere mamma: non è un sentimento che si apprende, ti investe di colpo quando tieni in braccio per la prima volta tuo figlio e inizi ad amarlo. Non è un amore paragonabile a quello che si prova per un marito, ne quello che si prova per un genitore. È taltemente tanto e forte che si potrebbe quasi pensare che il cuore non ce la faccia a sopportarlo.

Hermione fece passare un dito sulla guancia di Helena, che sorrise nel sonno. Quella bambina, pur essendo venuta al mondo da poche ore, aveva giá avuto modo di farsi voler bene da tutti, non piangeva mai e mangiava sempre alle ore giuste in quantitá corrette.

Harry per scherzare aveva detto che era giá una "So Tutto Io", commento che aveva fatto scoccare un'occhiataccia a Hermione.

Jonathan invece sembrava l'esatta nemesi di Helena, nervoso a tutte le ore e con tutti. Per farlo mangiare l'unica cosa da fare era dargli il latte con il biberon visto che non ne voleva sapere di attaccarsi al seno della madre, e ció sembrava dispiacere molto a Hermione.

Tuttavia, quando il piccolo veniva messo nella culla con sua sorella, sembrava calmarsi immediatamente. Era una cosa normale avevano detto i medici: i gemelli sono sempre l'uno l'opposto dell'altro, eppure si completano perfettamente, come due pezzi di un puzzle.

Harry si appoggiò al letto per guardare i due piccoli fagotti, ancora incapace di realizzare che fossero davvero suoi. Jonathan James infatti sembrava più figlio di Draco.

A quel pensiero si fece sfuggire un colpo di tosse per richiamare l'attenzione della moglie impegnata a fare smorfie a Helena, che nel frattempo si era svegliata e stava emettendo gorgoglii felici.

Hermione alzò un sopracciglio e fissò Harry in attesa che dicesse qualcosa.

- Si?
- Emh. So che ha bisogno di riposo e che devi riprenderti ma qui fuori c'è una mandria di persone agitate che vuole vedere i due mostricciattoli ...

Hermione lo fissò infuriata, facendolo rabbrividire.

- STAVO SCHERZANDO. Comunque, per te è un problema se li faccio entrare o potrei pentirmene per il resto della mia vita? - chiese tormentandosi il colletto della maglietta sgualcita che indossava.

- Falli pure entrare ma tu, caro - disse calcando il termine - tu te ne stai fuori in castigo a rimuginare su quello che hai detto. - gli rivolse uno sguardo di sufficienza anche se in realtà, internamente, se la stava ridendo.

Il ragazzo fece per alzarsi ma poi un pensiero gli attraversò la mente.

- Devo davvero starmente fuori con Draco Malfaculo mentre gli altri si spupazzano i miei figli? No è giusto però - rivolse uno sguardo implorante alla riccia.

- Non chiamarlo così e poi, povero Draco, perchè negargli il piacere di vedere i suoi nipoti? È loro zio d'altronde.

La mascella di Harry toccò terra, gli occhi spalancati dall'orrore. Non poteva davvero avergli detto così. Non vedendo nessun cenno da parte di Hermione sul cambiare idea, uscì dalla stanza con la coda tra le gambe.

Appena si chiuse la porta alle spalle, fu subito raggiunto da Molly, che stava impazientemente saltellando da un piede all'altro.

- Quindi? Possiamo entrare a vederli?

Il ragazzo annuì debolmente e si fece da parte appiattendosi al muro, facendo si che l'allargata famiglia Weasley potesse passare. Solo il proprietario di una testa bionda fissava la camera con sguardo apprensivo. Draco si stava dondolando sulle suole delle scarpe, indeciso sul da farsi.

Come d'incanto (ON HOLD)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora