Gli occhi di mia madre, continuavano a riempirsi di lacrime, che puntualmente scendevano lungo la sua guancia rosea e ricadevano sopra al tavolo. Lasciai la sua mano ed asciugai la goccia salata che si era fermata anche sotto ai miei occhi azzurri usando il dorso della stessa mano che prima stringeva quella della mamma.
Poco prima che scendessi in cucina, il maresciallo della polizia aveva fatto una telefonata ai miei genitori.
Non lontano da casa nostra la migliore amica di mia madre, Eluise, era morta sul colpo in un tragico incidente in automobile. Lei e mia madre erano legate come sorelle, amiche fin da quando avevano la mia età e da allora non si erano separate mai. Ogni volta che avevamo un problema, di qualsiasi tipo fosse lei era pronta a darci una mano e penso che nessuno riuscisse ancora a realizzare che lei non era più li con noi, e non ci sarebbe stata mai più. Il papà, mi ha spiegato cosa gli aveva riferito il poliziotto, Eluise era uscita di casa per andare a fare la spesa, come quasi ogni giorno ma non era riuscita a fare ritorno. Una miriade di pensieri continuavano a svolazzarmi in testa e gli occhi mi si facevano sempre più lucidi.
Non appena si fu calmata, mio padre accompagnò mia madre sul luogo dell'incidente.
Purtroppo Eluise era sola, le era rimasto soltanto suo figlio, che aveva circa la mia età, così furono i miei a doversi occupare di tutto.
Dopo aver preso le chiavi della macchina, mio padre uscì di casa tenendo mia madre sotto braccio, sentii la porta sbattere e rimasi sola in casa.
Mi guardai attorno, il silenzio alloggiava in quella casa, l'unico rumore che sentii fu l'auto uscire al parcheggio di casa, e sgommare via.
Pensai a lei, pensai tanto, chiedendomi se avesse sofferto, se fosse morta senza sentire dolore, se si fosse resa conto di quello che sarebbe successo dopo.
Arrivai alla conclusione che non avrei mai dato una risposta a questo quesito ma che se fosse successo a me di sicuro non sarei riuscita nemmeno lontanamente a pensare a qualcosa.
Come si fa? Non puoi, non puoi immaginare una cosa tanto grande, un momento ci sei, il momento dopo non ci sei più, senza un minimo di preavviso vieni spazzato via e di te rimane soltanto il ricordo nel cuore delle persone che ti hanno voluto bene.
Pensai anche che bastasse pensare che ora stava meglio di tutti noi, per mettermi l'anima in pace ma sbagliavo, quelle sono tutte frasi fatte, il dolore non lo mandi via tanto facilmente quando riesce ad entrarti dentro.
Si insinua in ogni piccola parte di te, ti fa sentire pesante, come se ci fosse un nodo in gola, che non riesci a deglutire tutto in una sola volta, scende piano piano ma anche quando sarà andato via completamente non riuscirai mai a scordare quella sensazione di pesantezza e ti sembrerà di risentirla, per qualche secondo.
Mi alzai dallo sgabello, che ormai era diventato scomodo e mi avvinai al frigorifero, prendendo il cartone del latte, svitai il tappino bianco bevendone un sorso. Se mia madre mi avesse vista sicuramente avrebbe cacciato un urlo ma in quel momento non mi importava più di tanto.
Tirai un sospiro leccandomi le labbra leggermente screpolate e riposi il cartone nel frigorifero davanti a me e mi venne in mente una cosa: io, non avevo mai e dico mai avuto l'occasione di conoscere il figlio di Eluise.
La mamma mi raccontava spesso di un ragazzo che aveva circa la mia stessa età, un anno in più se non ricordo male e di lui sapevo soltanto questo e che si chiamava Elìas.
Tutto questo mi portò a chiedermi dove sarebbe finito ora, che aveva perso la madre ed era rimasto solo, senza nessuno da cui andare.
Ci pensai e ripensai e ad un certo punto mi ritrovai anche a preoccuparmi per lui a dire la verità.
Salii in camera mia e mi sedetti sul letto aprendo il computer portatile sopra alle mie gambe, iniziando a girare per il web senza una meta precisa, ascoltando musica o semplicemente chattando su Facebook quando sentii la porta di casa aprirsi, riconobbi la voce dei miei genitori ma assieme alla loro c'era la parlantina di un 'altra persona. Ormai si era fatta l'ora di pranzo e sentivo la pancia brontolare scesi le scale talmente in fretta che rischiai di cadere indietro e mi ritrovai davanti un ragazzo alto, dalle spalle larghe e il fisico scolpito. I suoi occhi erano di un verde brillante e non appena si posarono su di me riuscii a sentire tutto il dolore che contenevano in quel momento.
Le sue braccia, coperte possenti erano piene di tatuaggi neri e lucidi. In pochi secondi scrutai i suoi movimenti e vidi come si leccò le labbra che trovai piuttosto carnose. Il ragazzo mi guardò aggrottando le sopracciglia come se non riuscisse a capire quello che stava succedendo, e a dirla tutta non era l'unico visto che nemmeno io riuscivo a capire chi avevo davanti.
Finsi un piccolo sorriso e guardai i miei genitori uno dopo l'altro ma poi ci arrivai da sola a capire di chi si trattava, era il figlio di Eluise.
Ecco a voi il secondo capitolo, spero vi piaccia e spero anche che i lettori aumentino in fretta, fatemi sapere cosa ne pensate anche qui.
Yle.
STAI LEGGENDO
Transformed Feeling
FanfictionHelen Rooth è una ragazza come molte altre, che cerca di vivere la sua vita al pieno delle sue possibilità. Si gode i suoi diciassette anni cercando di rendere orgogliosi i propri genitori portando a casa buoni voti dalla scuola superiore che frequ...