Da quel giorno per una settimana io ed Elìas non ci rivolgemmo nemmeno la parola, se non per l'essenziale, facevamo tutto insieme logicamente, dormiva nella mia stanza, mangiava con noi ma nessun rapporto fra me e lui. I miei genitori erano anche piuttosto preoccupati della situazione che si stava creando ma non sapevano come interagire con noi in modo da cambiare le cose così, si limitavano a guardarci e sbuffare.
C'è una cosa da dire comunque: per una settimana intera m ero dovuta sorbire le occhiatine di Elìas. Non sapevo come definirle, se provocanti o cattive, non riuscivo ancora a capire la sua persona.
Quello che non riuscivo a capire era il motivo di tutte queste attenzioni da parte sua.
Era strana come situazione in casa, eravamo come estranei sotto allo stesso tetto ed in un certo senso era così che stavano le cose, ma non avevo più intenzione di continuare così.Solo ora avevo capito che forse non sarebbe stato male, se gli avessi parlato con calma risolvendo la questione, era chiaro che si sentisse in imbarazzo in una casa con persone che non lo conoscevano affondo, almeno se avesse avuto me per parlare, si sarebbe sentito meglio.
Avrebbe potuto chiedere a me anche le cose più banali; così decisi di andare da lui. Finii di farmi la doccia e mi avvolsi un asciugamano attorno alla vita, cercando di asciugarmi velocemente rabbrividendo per il freddo. Cercai di asciugare i miei capelli alla meglio, avvolgendomi un asciugamano in testa creando un turbante, indossai un intimo nero e subito dopo un paio di jeans con una camicetta. Ormai non potevo nemmeno più asciugarmi e vestirmi in bagno per paura che qualcuno irrompesse nella mia stanza.
Una volta finito uscii dal bagno, liberando i capelli ancora umidi sulle spalle, entrai in camera mia e come mi aspettavo trovai il grosso ragazzo tatuato sulla sua branda, messa per gli imprevisti ad ascoltare musica dal telefono, probabilmente si stava anche scambiando messaggi con qualcuno. Sospirai, e mi feci coraggio, avvicinandomi al suo letto. Forse non si era accorto del mio arrivo o magari mi stava ignorando ad ogni modo, quando mi sedetti sul suo letto, sprofondando nel materasso che si piegò appena sotto al mio peso lui tolse le cuffiette mi guardò, piuttosto confuso.
Iniziai a parlare, tirando fuori tutta la forza di volontà che avevo in corpo.
<<Sai cosa penso? Penso che dovremmo smetterla di comportarci da bambini, abbiamo iniziato col piede sbagliato, ma potremmo rimediare. >> Vidi la sua espressione cambiare, diventando da confusa a leggermente euforica. <<Certo, forse hai ragione, perdonami per come mi sono comportato.>>
Annuii semplicemente e mi alzai, andando a mettermi nel mio letto, posizionato davanti al suo.
<<Che stavi ascoltando?>> Chiesi sfogliando un giornaletto che trovai sopra al copriletto.
<<2pac>> Rispose vago, come se fosse semplicemente stanco e non avesse voglia di parlare.
Annuii com'ero solita fare e alzai lo sguardo dal giornalino a lui, quasi per caso, notando che i suoi occhi verdissimi erano posati su di me.
il mio cuore perse un battito e mi sentii tutto d'un tratto confusa, non riuscivo a comprendere perché i suoi occhi mi facessero sentire così in imbarazzo, in ansia. Una risata isterica che non riuscii a trattenere echeggiò nella stanza e lo vidi arricciare la parte destra delle labbra in un sorriso quasi malizioso.
Forse avevi sbagliato nel provare ad instaurare un rapporto, forse ara soltanto il suo modo di fare e dovevo accettarlo, ma c'era qualcosa in lui che mi confondeva tanto da farmi paura e piacermi allo stesso tempo. Decisi di accettarlo, semplicemente. Cominciammo a parlare di noi, come due persone normali che si stavano conoscendo, come se ci fossimo incontrati in un locale un venerdì sera sorseggiando un drink qualunque.
Mi parlò della scuola che frequentava, che distava molto poco da quella che frequentavo io, scoprii anche che era all'ultimo anno come me, e che giocava a Football in prima squadra.
Gli raccontai anche di me, gli dissi che mi dispiaceva per la sua perdita e lui ammise di sentirsi male ma allo stesso tempo felice che qualcuno l'avesse accolto nella sua famiglia.
Forse non era poi così male come pensavo, anche se le sue occhiate e i suoi sorrisi, i suoi movimento, tutto di lui continuava a mettermi in soggezione.
Scrutai con attenzione i suoi movimenti, il suo modo di gesticolare mentre parlava e i suo vizio di leccarsi il labbro inferiore una vota finito di parlare.
Non riuscivo a capire cosa mi attraesse in lui ma qualcosa di lui mi faceva venire voglia di urlare.
Continuava a parlarmi della sua passione per la musica quando mi ritrovai letteralmente a fissare le sue labbra muoversi e la sua lingua inumidirle ad ogni frase. Lui lo notò sicuramente dato che smise di parlare e alzandosi delicatamente dal letto, come se dovesse stare attento a non fare nessun rumore venne a coricarsi nel mio, sdraiandosi accanto a me, mi poso una mano sulla guancia carezzando con il pollice la mia bocca, schiusa.
Lo vidi avvicinarsi al mio viso, rimanendo in quella posizione, entrambi distesi a pancia in giù.
Sentii le sue labbra posarsi sulle mie e per un secondo soltanto riuscii a non pensare a niente, mi lasciai andare chiudendo gli occhi, ma nel momento in cui lo sentii mettersi sopra di me scendendo lungo il mio collo fino alla clavicola lo spinsi via, ritornando alla realtà.
La verità era che sapevo non fosse una cosa giusta e per questo feci cessare quel bacio, tanto strano quanto delicato e bello.
Cosa avrebbero pensato i miei genitori se avessero saputo cos'era appena successo? Si aspettavano che io ed Elìas diventassimo come un fratello ed una sorella, ma ci siamo ignorati per una settimana, mentre ora che il nostro rapporto stava iniziando a funzionare lui doveva per forza stravolgere la situazione.
Una volta sgusciata via da quell'unione mi ritrovai in piedi, a passarmi le mani fra i capelli oscillando, non sapendo proprio cosa dire.
Sentii una risatina nella stanza e lo guardai, iniziando a diventare agitata e soprattutto nervosa nei suoi confronti.Si alzo' dal mio letto, e mi venne vicino avvicinando le labbra al mio orecchio sussurrandomi qualcosa che mi fece provare un brivido che mi percorse tutta la spina dorsale.
<<Sei pazza di me e non riuscirai a starmi lontana, riuscirò a convincerti prima o poi.>> Mi sorrise e uscì dalla stanza sbattendo la porta.
Da quel giorno mi convinsi che lui era come un fratello per me e con ci sarebbe mai potuto essere nulla fra di noi, ero passata dall'odiarlo a desiderare un suo bacio più di ogni altra cosa, ma non l'avrei mai ammesso, mai.Ciao a tutti, in questo capitolo come potete vedere ho messo la foto di Elìas, fatemi sapere se nel prossimo volete vedere anche Helen.
Yle.
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Transformed Feeling
FanfictionHelen Rooth è una ragazza come molte altre, che cerca di vivere la sua vita al pieno delle sue possibilità. Si gode i suoi diciassette anni cercando di rendere orgogliosi i propri genitori portando a casa buoni voti dalla scuola superiore che frequ...