prologo

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«TI prego, rispondimi» singhiozzai, fissando il telefono «Niall, ti scongiuro» sapevo che era inutile parlare così, ma mi aiutava a non eliminare definitivamente il profilo di twitter. Dopo aver avuto la chat con Niall non facevo altro che scrivergli. Gli davo il buongiorno la mattina e la buonanotte la sera. Gli raccontavo la giornata, com'era andata a scuola. Gli raccontavo di Jules e perfino di Sebastian, quasi sperando che quei messaggi non venissero mai letti.
"Ho bisogno di te" scrissi ancora, pur sapendo che non avrebbe risposto. Sapevo anche che, probabilmente, altre migliaia di ragazze gli stavano scrivendo in quel preciso istante, ma sentii comunque la delusione farsi spazio nel mio cervello. Nell'ultimo periodo la sua voce era tutto ciò che mi teneva legata alla vita. Mi metteva di buon umore, aiutandomi così a non mollare la scuola, gli amici e mio fratello, praticamente l'unica famiglia che avevo. Dopo la morte di mia sorella Rachel la nostra famiglia si era sgretolata lentamente. Mia mamma ci aveva lasciati, sopraffatta dal dolore, aveva preferito trasferirsi dall'altra parte del paese piuttosto che vedere ogni giorno la copia della figlia morta. Mio padre, d'altro canto, si era buttato a capofitto nel lavoro per distrarsi dai sensi di colpa, mentre io e Miles ci trascinavamo avanti per conto nostro. Lui era abbastanza grande per poter badare a me, e dopo quattro anni non aveva ancora smesso.
«Nora, dovresti smetterla» lo sentii parlare dalla porta. Quando mi voltai per guardarlo lo vidi appoggiato allo stipite della porta, a braccia incrociate e per niente contento «Quello ti sta distruggendo la vita, smettila di stargli dietro» alzai gli occhi al cielo, senza rispondergli. Mi faceva quel discorso spesso, ma non era mai stato così serio. Probabilmente si era arrabbiato davvero stavolta «E sennò? Cosa mi farai?» gli risposi con voce tremante. Non avevo paura della sua reazione «Dammi il telefono» strinsi a me l'oggetto, guardandolo «Assolutamente no» Miles si avvicinò con il braccio teso «Dammi il telefono!» ripeté, con un tono che non ammetteva repliche. Lo appoggiai sulla sua mano con riluttanza, per poi rannicchiarmi in un angolo del letto come una bambina «Quando, e se, ti sarai tranquillizzata potrai riaverlo indietro» concluse, uscendo dalla mia stanza e chiudendosi la porta alle spalle. Presi il portatile, accendendolo.
"Grazie a te ora sono senza telefono" inviai il messaggio "Stronzo" aggiunsi subito dopo, arrabbiata.
Uscii dalla mia stanza solo prima di cena, vestita per uscire «Miles, mi ha scritto Jules?» gli chiesi, avvicinandomi. Lui mi guardava con un sopracciglio alzato «Ha chiesto se puoi dormire da lei, e che ti passa a prendere con Bryan alle otto» annuii, voltandomi verso mio padre «Posso, vero?» non mi avrebbe detto di no se facevo gli occhi dolci. Miles sbuffò, spingendomi «Sei proprio una leccaculo» io risi, abbracciandolo da dietro. Quando ebbi il permesso ringraziai, uscendo per aspettare i due ragazzi. Quando arrivarono salii sull'auto del maggiore, salutandoli. A fine serata Bryan mi aiutò a portare Jules dentro casa, perché ubriaca com'era non riusciva neanche a reggersi in piedi. Io, invece, non avevo bevuto quanto lei: camminavo da sola e riuscivo ancora a pensare quasi lucidamente. Ringraziai Bryan e misi a letto la bionda, buttandomi sul divano nella sua stanza.
"Sono ubriaca, e pazzamente innamorata di te. Ora probabilmente mi addormenterò, quindi ti do ora la buonanotte. A domani, vita"

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