capitolo 1

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Quando mi svegliai, al mattino dopo, sentivo i lamenti della bionda riecheggiare nella stanza.
«Jules?» la chiamai a bassa voce «Jules, smettila» continuai, coprendomi le orecchie con le mani. Avevo mal di testa, e lei non aiutava. Si mise a sedere con un'espressione nauseata sul volto «No, Dio, ti prego. Se vomiti lì tocca a me pulire» mi guardò qualche secondo, prima di correre in bagno. Sospirai, andando a tenerle i capelli. Nel frattempo mi guardavo intorno, cercando un antidolorifico per la testa.
«Non berrò mai più» piagnucolò, facendomi sorridere «Ti senti bene?» le chiesi invece, mentre si alzava per lavarsi i denti «Ti sembra che stia bene?» alzai gli occhi al cielo, scuotendo il capo. Di prima mattina era davvero insopportabile, soprattutto con il dopo sbronza. Presi delle pillole dal flacone, prendendone due e porgendo a lei le altre.
Scrissi il buongiorno a Niall, dopo essermi cambiata rubando dei vestiti a Jules «Andiamo, pigrona. Hai bisogno di un caffè» presi le sue chiavi di casa, aspettandola alla porta. Aveva messo gli occhiali da sole nonostante piovesse. Si diresse subito verso l'auto «Scordatelo. Andiamo a piedi» iniziò a mugolare contrariata, ma la ignorai, camminando imperterrita verso il marciapiede «Non sei nelle condizioni adatte per guidare. Muoviti!»
Arrivate al solito bar ci sedemmo. Ordinai per entrambe, guardando Jules addormentarsi sul tavolo «Ei, il caffè» la svegliai quando arrivò. Io presi il frappè, sospirando piano «C'era Sebastian, ieri sera» raccontai piano, attirando subito la sua attenzione. Lei sapeva della mia epocale cotta per lui, e non perdeva momento per ricordarmi di quanto fossi stupida a corrergli dietro, oppure mi prendeva in giro sdrammatizzando la situazione «Avete fatto sesso?» chiese infatti, ridacchiando. Sbuffai «Non sei per niente divertente, lo sai questo, vero?» mischiavo il liquido nel bicchiere con la cannuccia, guardandolo, senza essere intenzionata a berlo «Non mi ha nemmeno notata. Lui è troppo figo, e dolce, e simpatico, e..» alzai lo sguardo verso di lei. Aveva sgranato gli occhi «Ed è dietro di me, non è così?» esitò, mentre mi voltavo lentamente. Arrossii, portando lo sguardo dalle sue gambe fino al suo viso «Ehm.. ciao, Sebastian» lui ghignò, puntando i suoi occhi su di me «Signore. Stavate per caso elencando alcune delle mie molteplici qualità?» scherzò. Balbettai, senza sapere cosa rispondergli «Stavamo solo facendo colazione» intervenne Jules in mio aiuto «Vuoi sederti con noi?» lui si infilò velocemente nel posto vicino a me, allungando un braccio sullo schienale del divanetto «Volentieri» sussurrò con voce roca. Cercai di sfuggire al suo tocco, portando il busto in avanti. Ero viola dall'imbarazzo, bevendo in fretta e nervosamente il frappè. La bionda si alzò e senza troppe cerimonie scappò in bagno, lasciandomi da sola con Sebastian. Ero arrossita fino alle orecchie, e non accennavo a guardarlo. Fremevo ad ogni suo movimento, perché la sua gamba sfregava contro la mia. Mi agitai leggermente, a disagio, scivolando verso la parete e premendomici contro per evitare ogni contatto «Dovete correre da qualche parte?» chiese, guardandomi con la testa inclinata di lato «N.. no, noi.. perché?» riuscii a chiedere dopo alcuni secondi e molti respiri profondi «Sembra che tu sia di fretta» indicò il bicchiere vuoto. Lo guardai anche io «Oh.. oh no, no, cioè.. avevo fame» spiegai, sperando che ci credesse «Hai da fare venerdì?» chiese di punto in bianco. Deglutii a vuoto, con la gola secca. Mi inumidii le labbra nervosamente «Venerdì? Uhm.. no, venerdì no» annuì piano. Cadde nuovamente il silenzio, finché non mi chiese di uscire a cena. Sebastian Collins che chiedeva di uscire proprio a me, era come un sogno. Troppo bello per essere vero «Andiamo a cena fuori, ci divertiamo e.. Nora, mi stai ascoltando?» sobbalzai «Si, si. Scusa. A cena fuori? Volentieri, si» annuii. Lui sorrise, facendomi rabbrividire. Avvicinò le labbra al mio orecchio «A venerdì, piccola Sanders» sussurrò. Per fortuna ero seduta, perché dubitavo altamente che le mie gambe avrebbero retto quelle parole, con quel tono. Non mi accorsi che se n'era andato finché Jules non mi si scaraventò addosso, avida di novità. Le raccontai dell'uscita e poi aggiunsi che dovevo scappare a casa. Le baciai la guancia, lasciai i soldi del frappè e mi allontanai.
Quando arrivai, trovai Miles appoggiato al divano, con le braccia incrociate «Dov'eri?» chiese subito. Nemmeno mi salutò «Rilassati, eravamo a fare colazione» replicai con uno sbuffo «A che ora siete tornate? Avete bevuto?» scossi il capo superandolo. Mi fermò per il braccio «Dio mio, Miles. Anche se fosse? Sto bene, sono sobria, non mi hanno accoltellato o stuprato. Dov'è il problema?» mi lamentai. Lui, non sapendo cosa rispondere, tirò in mezzo Niall «Se l'hai fatto per quello stupido irlandese io..» lo fermai, spingendolo «Tu cosa, Miles? Tu cosa? Sei solo un idiota!» gridai «Non sai un cazzo!» salii velocemente le scale «Ti sta rovinando la vita e nemmeno te ne accorgi!» mi rispose con rabbia nella voce «Devi smetterla! Ti comporti come una bambina!» entrai in camera, frustrata «E tu come un padre ossessivo, solo che non sei mio padre!» sbottai. Lui fece qualche passo indietro «Sono quello più vicino ad un padre che hai, Nora, ma hai ragione. Me ne vado, divertiti a piagnucolare per quel coglione» concluse, uscendo e sbattendo la porta. Mi buttai sul letto, piangendo nervosa. Presi il mio telefono, accedendo alla chat con Niall.
"Mio fratello è un cazzo di idiota" scrissi in fretta "Lo odio così tanto, davvero. Non capisce che l'unica cosa che conta sei tu. Ho così tanto bisogno di te.." non dovetti aspettare molto prima di leggere la notifica. Un messaggio. Un suo messaggio.
"Sono qui, per te. Raccontami"
«Oh mio Dio..» sussurrai, lasciando che il telefono mi scivolasse dalle mani tremanti «Non sta succedendo davvero..» mi morsi il labbro, raccogliendolo dal pavimento. Avevo aspettato tanto quel momento, ed ora non sapevo cosa rispondergli. L'ultima cosa che mi aspettavo era l'ondata di emozioni che mi stava travolgendo.
"Tu esisti davvero.." fu l'unica cosa che riuscii a rispondere. Non riuscivo a pensare lucidamente.
"Hai visto?" quella risposta mi fece ridere. Non sapevo se mi stava prendendo in giro seriamente, oppure solo scherzando, ma non riuscii a trattenermi. Mio fratello bussò alla porta. L'arrabbiatura con lui mi era totalmente passata, così corsi ad aprirgli, abbracciandolo forte.
«Mi ha risposto, Miles, mi ha risposto» singhiozzai felice, contro il suo petto «Allora cosa aspetti? Digli tutto quello che devi, prima che sparisca di nuovo» mi accarezzo e baciò i capelli, stringendomi forte, prima di lasciarmi andare ed allontanarvi «Vi lascio soli, passo più tardi» scossi il capo, prendendogli la mano e conducendolo verso al letto con me.
"Tutto questo è un sogno, lo sai vero?" mi appoggiai al petto del ragazzo, rannicchiandomi contro al suo corpo.
"Lo è per molte, ma tu sei fortunata. Come ti chiami?" chiese. Era assurdo se ne stesse interessando davvero. Sentivo le labbra di Miles curvate in un sorriso contro la mia spalla, mentre leggeva.
"Sono Nora, vivo in un paesino sperduto dimenticato da Dio e tu sei la persona più bella del mondo. Grazie per tutto ciò che fai" chiusi gli occhi, sperando rispondesse ancora. Avevo quasi paura di svegliarmi e scoprire che era solo un sogno
"Lo faccio solo per voi" sorrisi «Hai visto che non è così male come dicevi tu?» stuzzicai mio fratello, che sbuffò divertito «Si, si. Come vuoi»
"Ora devo prepararmi per un concerto, mi dispiace. Ti scrivo io quando finisco"
E lo fece davvero. Non parlavamo tutto il giorno, ma qualche messaggio lo scambiavamo. Era incredibile come si interessò al motivo della litigata con Miles, al motivo dietro il messaggio che lo aveva portato a rispondermi. Disse che anche lui aveva avuto problemi simili con suo fratello Greg, e di non preoccuparmene perchè sarebbe passato. Certo, lui non sapeva niente del passato della mia famiglia o da cos'era causata tanta preoccupazione da parte di Miles, ma aveva provato a consolarmi a modo suo, e questo mi rincuorò particolarmente. I giorni passarono, ed il venerdì arrivò più in fretta di quanto avrei voluto. Correvo per la camera, indecisa su cosa mettere e cosa non mettere. Quando Sebastian suonò al campanello ero ancora mezza svestita
«Miles! Miles, vai tu, ti prego» gli urlai dalla mia stanza «Digli che non sono pronta! Oh Dio» gemetti frustrata, frugando tra i mucchi di magliette per cercare qualcosa da mettere. Quando riuscii a trovare un abbinamento che mi soddisfava, cioè dei jeans aderenti ed una camicietta color panna, corredata da una cintura intrecciata color blu notte, infilai le scarpe e scesi in fretta «Ei, eccomi, scusa, io.. non trovavo le scarpe» arrossii leggermente, prendendo i fiori che mi porgeva. Gli sorrisi come ringraziamento, dandoli poi a Miles e dicendogli di metterli in un vaso. Sebastian mi prese per mano e così ci allontanammo. Mi portò alla sua auto e mi aprì la portiera «Sei bellissima» sussurrò mentre salivo. Cercai di calmare il battito frenetico del mio cuore nel tempo in cui lui faceva il giro dell'auto. Fu inutile, quando si sedette sul sedile accanto al mio la situazione era solo peggiorata «Simpatico tuo fratello» non mi sfuggì la punta di irritazione nella sua voce, mentre metteva in moto «Mi ha ricordato a che ora dovevo riportarti a casa ed ha aggiunto che se vede una sola lacrima a causa mia mi spezza tutte le ossa» feci una smorfia, scuotendo il capo «Ignoralo, è solo molto protettivo per via di..» mi morsi il labbro «Rachel» concluse lui, annuendo «Certo, capisco, non preoccuparti. Quella storia ha sconvolto un po' tutti in città» chiusi gli occhi, sentendoli già lucidi. Mi torturavo le mani «Po.. possiamo parlare d'altro, per favore?» sentii le sue dita appoggiarmisi sul palmo, stringendo «Hai ragione, mi dispiace» scossi il capo, voltandomi a guardarlo «Non potevi immaginare» forzai un sorriso in sua direzione, strofinandomi gli occhi «Allora, dove mi porti a cena?» cambiai argomento, mentre lui rilassava la schiena contro il sedile «In un piccolo ristorante sulla riva del fiume. Prendiamo per asporto e mangiamo sulla riva. Ti va?» annuii in fretta, contenta.
Dopo aver mangiato ci accoccolammo uno contro l'altra a guardare le stelle. Quando rabbrividii per il freddo lui mi abbracciò, stringendomi forte al suo petto per scaldarmi. Non potei fare altro che sorridere, appoggiandoci la fronte «Bass?» chiesi dopo un po' «Si?» sussurro piano lui, spostandomi delle ciocche di capelli dal volto, avvicinando il viso al mio «Che ore sono?» prese il telefono «Oh merda! Siamo in ritardo» scattai in piedi, come lui. Recuperammo velocemente le nostre cose e raggiunsi la macchina prima di lui. Aspettai l'aprisse, per poi salire. Partì a tavoletta, facendomi ridere. Quando arrivammo sorrisi, voltandomi verso di lui «Grazie di tutto, Bass. Mi sono divertita molto» sorrise a sua volta «Ne sono felice, sai?» si avvicinò nuovamente, quando il bussare di qualcuno al finestrino ci fece allontanare bruscamente «Dio, Miles» sbuffai «Ti chiamo, va bene? Ciao Bass» lo salutai scendendo. Superai mio fratello entrando in casa. Dopo esssermi cambiata mi buttai sul letto, avvinghiandomi al cuscino. Presi il telefono, notando più di un messaggio non letto da Niall. Mi scusai velocemente, dandogli la buonanotte ed addormentandomi con il sorriso sulle labbra.

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