capitolo 3

18 2 0
                                    

Quando quella mattina arrivai a scuola nessuno mi ignorò come di solito succedeva, anzi. Mi guardavano ed indicavano, ridacchiando appena li sorpassavo a sguardo basso, senza preoccuparsi di nasconderlo. Deglutii, cercando qualcuno a cui chiedere spiegazioni, ma non avendo conoscenze all'interno dell'Istituto non sapevo a chi rivolgermi. Sgattaiolai subito in classe, sedendomi ad un banco vuoto nelle prime file, accanto alla finestra e sobbalzando quando vidi una ragazza dai capelli biondo platino scaraventarsi sulla sedia accanto a me.
«Come diavolo hai fatto?» sbottò, con un misto di rabbia e frustrazione nel tono di voce «Non ha mai baciato me, e bacia te? Lo hai drogato in qualche modo?» la guardai stranita. Come faceva lei a sapere del bacio con Sebastian? Lindsey sbuffò più volte, tamburellando con le unghie laccate sul banco «Sappi che, comunque, resti una sfigata. Aver baciato Collins non cambierà le cose» e con quest'ultima uscita se ne andò, lasciandomi da sola a rimuginare sulle sue parole. Passarono soltanto pochi minuti prima che gli altri studenti riempirono la classe con risatine e sussurri alle spalle. Mi chinai sul libro, provando ad ignorare tutti. Un ragazzo appoggiò il suo telefono sul testo, fissandomi insistente.
«Che cosa c'è?» sussurrai, già stanca di tutte le prese in giro. Lui venne a sedersi accanto a me, indicando ancora una volta il telefono.
«Mi chiamo Dan. Non ci conosciamo, ma è ingiusto il modo in cui ti trattano senza nemmeno darti una spiegazione» spostai lo sguardo sullo schermo, sbiancando appena vidi le due foto che avevo davanti. Erano entrambe del bacio con Bass, ma modificate con scritte e disegni offensivi. Deglutii più volte, cercando di trattenere le lacrime che minacciavano di scivolarmi sulle guance. Mi tamponai gli occhi, ringraziando il ragazzo ed uscendo dall'aula con tutte le mie cose. Non riuscivo a credere a ciò che mi aveva fatto, a come mi aveva umiliata. Sicuramente non era davvero interessato a me, il suo scopo era quello di sedurmi e ci era riuscito alla grande. C'ero davvero cascata in pieno, e mi sentivo una vera stupida.
«Nora, eccoti! Finalmente» Sebastian mi prese per un braccio, costringendomi a bloccarmi sul posto «Ho visto. Ti giuro che non centro nulla» si spostò davanti a me, cercando di puntare i suoi occhi nei miei. Io, invece, mi guardavo le scarpe, incapace di sostenere il suo sguardo senza scoppiare in lacrime «Piccola, ei, guardami. Non lo sapevo» quando avvicinò la mano alla mia guancia per accarezzarmi mi ritrassi.
«Non ti credo» riuscii soltanto a sussurrarlo, prima di spezzare il silenzio creatosi con un singhiozzo «Sei una persona disgustosa. Io..» scossi il capo, senza finire la frase. Mi voltai, camminando svelta verso l'uscita. Stare vicina a lui mi opprimeva, bloccandomi il respiro. Appena fuori mi appoggiai tremante al muro, la fronte contro il cemento freddo «Sono un'idiota» imprecai, sbattendo la testa «Una vera e propria..» smisi di sbatterla quando scivolai a terra, scossa dai singhiozzi. Quando riuscii a calmarmi ed a camminare senza aver un conato di vomito ogni quattro passi mi diressi lentamente verso casa.
«Nora? Che ci fai a casa?» la voce di mio fratello mi sembrava ovattata e lontana «Cosa ti succede? Che hai fatto alla fronte? Hai pianto?» lo guardai, sperando non chiedesse altre spiegazioni.
«Mi ha solo presa in giro» riuscii a biascicare, accasciandomi contro al suo petto e ricominciando a piangere, raccontandogli tutto con frasi sconnesse ed interrotte dai continui singhiozzi che mi scuotevano il corpo. Lui mi sussurrò solo di stare tranquilla e non parlare, portandomi nel piccolo bagno al piano terra. Mi fece sedere a terra, continuando ad accarezzarmi i capelli e anche la piccola ferita che mi ero procurata contro il muro della scuola. Mi pulì dal sangue ed asciugò le lacrime, che avevano appena smesso di scendere.
«Non serve che mi dica nulla. Quando avrai bisogno, io ci sono, d'accordo?» annuii, mentre lui forzava un piccolo sorriso di incoraggiamento «Adesso andiamo di sopra, okay?» annuii nuovamente, alzandomi senza però mai lasciare le sue braccia. Mi fece stendere a letto, mettendosi alle mie spalle ed abbracciandomi. Gli ero grata per come stava reagendo, senza rabbia o troppa curiosità, senza farmi pesare il fatto che si stava rovinando la mattinata per coccolare me, oppure che gli avevo sporcato la maglietta con il trucco sciolto dalle lacrime. Sentii il suo respiro farsi più leggero e regolare, e la sua mano si fermò sul mio fianco. Mi sporsi per prendere il telefono, ancora dentro la borsa buttata ai piedi del comodino.
"Ei, ciao.." speravo di avere dell'aiuto più concreto da lui, confidando nel fatto che scriverlo non mi avrebbe fatto avere un'altra crisi di pianto, come invece sarebbe successo se lo avessi raccontato ad alta voce.
"Oh, ciao" niente 'perché quei puntini? Successo qualcosa?', come invece ce avrei chiesto subito io, solo un ciao quasi seccato.
"Ti disturbo?" strinsi le labbra, sperando in una risposta gentile, ma sinceramente ne dubitavo.
"Sono solo un po' di fretta. Ti serve qualcosa?" pensai a lungo alla mia risposta, ma alla fine me ne uscii con un semplice 'No, scusa il disturbo'. Pensai avesse a che fare con qualcosa riguardante la band, così decisi di lasciar perdere e di accolarmi contro il petto di mio fratello, provando invano di prendere sonno. I miei pensieri convergevano sempre sulla stessa persona, mettendo a dura prova il mio autocontrollo, perché lui non si meritava le mie lacrime, come spesso mi aveva ripetuto Miles mentre mi sfogavo in pianti e singhiozzi. Quando lui si svegliò, ed il suo sguardo corse subito a me, tentai di fingere un sorriso rassicurante e liquidare il suo cipiglio preoccupato con un 'sto bene' di circostanza.
Quando, il giorno dopo, scoprii che la 'fretta' di Niall era causata da una ragazza, di nome Candy come la prostituta che viveva nella casa affianco, dovetti fare qualche respiro profondo per non riempirlo di insulti. Dovevo mettermi in testa che la vita era sua, e che poteva fare ciò che voleva, solo che proprio non mi andava giù il fatto di esser stata liquidata per una puttana qualunque. Indugiai a lungo sulla sua chat, indecisa se uscire o no, quando dei rumori al piano di sotto mi distrussero.
«Miles? Sei tu?» chiesi, scendendo lentamente le scale con una lampada in mano. Quando vidi Jake, il migliore amico di mio fratello, gli saltai al collo «Oh mio Dio! Che cosa ci fai tu qui?» lo strinsi, mentre lui rideva.
«Sono venuto a dare una mano per la festa» lo guardai, inclinando confusa la testa. Miles dava una festa a casa senza dirmi niente? Lo avrei picchiato appena visto, ma in quel momento dovevo godermi il suo migliore amico.
«Mi sei mancato, Jakey» sussurrai, lasciandogli un bacio sulla guancia. Lui mi strinse in risposta, sorridendo. Mi staccai lentamente da lui dopo un po' «Che facevi? Ti do una mano» scesi gli ultimi gradini.
«Ho saputo di quell'idiota. Come stai, piccola?» lo guardai, per poi scrollare le spalle. Presi alcune bottiglie dalle sue mani, portandole al tavolino con le altre.
«L'ho presa meglio di quanto pensassi. Avete tutti ragione, è soltanto un'idiota» forzai un piccolo sorriso «Ma quindi? Questa festa?» lo guardai, mordicchiandomi il labbro.
«Miles ha pensato fosse il caso ti distraessi» spiegò velocemente, mentre la porta si apriva, rivelando mio fratello con alcuni amici. Mi sorrise, avvicinandosi.
«Ti senti bene?» mi lasciò un piccolo bacio tra i capelli, mentre annuivo «Allora, brevi presentazioni. Ragazzi, lei è mia sorella Nora» mi indicò. Alzai una mano, salutandoli «Loro sono Ray, Connor, Jackson e Max» annuii piano, guardandoli. Il primo, Ray, sembrava il più grande del gruppetto. I suoi occhi marroni mi scrutavano, sorridendomi gentilmente «Dai, sedetevi. Volete bere qualcosa?» gli offrì mio fratello, indicando le bottiglie «Non c'è molta roba, ma dovrebbe bastare. E tu non bevi» si voltò verso di me, serio. Mi lamentai a bassa voce, andando a sedermi sulla poltrona con uno sbuffo contrariato.
Verso la fine della festa mi trovai sul divano a chiacchierare con Ray, ridendo.
«Aspetta un attimo. Hai davvero fatto saltare il laboratorio di chimica?» mi coprii la bocca, mentre lui annuiva sorridendo.
«Ho sbagliato liquido e boom» si avvicinò piano. Deglutii, indietreggiando «È stata una bella scena» mi sorrise poi, poggiando il braccio alla mia spalla. Mi rilassai leggermente.
«Un vero peccato me la sia persa, allora» spostai i capelli da una parte all'altra, per poi legarli. Lanciai un'occhiata alla cucina, dov'erano Jake e Miles. Il primo mi guardava, incitandomi con lo sguardo ad avvicinarmi a Ray e contemporaneamente teneva mio fratello bloccato per le spalle in modo non si girasse verso di noi. Deglutii, annuendo leggermente. Raddrizzai la schiena, avvicinando così il volto a quello dell'altro ragazzo «Hai altre storie divertenti da raccontarmi?» sussurrai a bassa voce. Lui sorrise soltanto, senza rispondere.
«Raymond, che diavolo stai facendo?» sentii la voce di Miles rimbombare per il salotto «Sparisci!» gli urlò poi, indicandogli la porta.
«Dio, Miles! Perché fai sempre così?» sbottai frustrata «Sarebbe stato solo un bacio!» portai le mani sui fianchi, guardandolo.
«Tu sei.. piccola, per certe cose, okay? Tu troppo piccola e lui troppo grande!» replicò, alzando il tono di voce. Vidi Jake avvicinarsi per calmarlo.
«Non sono Rachel, Miles. Non ho più tredici anni e so badare a me stessa» salii velocemente in camera, con le lacrime agli occhi. Mi buttai sul letto, piangendo e stringendo il cuscino. Sentivo i due ragazzi discutere, ma non m'importava. Avevo solo bisogno di sfogarmi, in qualche modo, e negli ultimi mesi la mia vittima era Niall, solo che ora non volevo scrivergli. Esitai, prendendo il telefono. Quando sbloccai il telefono trovai molti suoi messaggi, ma lessi solo l'ultimo.
"Scusa, ti prego. Mi manchi"

noraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora