Dakota who is?

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- Voglio andarmene, lasciatemi stare!- urlo, scalcio, mi dimeno.

- Amaya, la smetta subito!- le infermiere nella stanza, mi guardano incuriosite ed estrefatte.

- Dottore Payne, che ne pensa? Non è guarita troppo velocemente?- un'infermiera bisbiglia, come se non sapesse che l'ho sentita benissimo.

- Credo che abbiate sbagliato analisi, sicuramente avrete confuso delle cartelle. La ragazza presenta solo lievi ustioni, è impossibile che le costole le siano guarite così velocemente. Che disorganizzazione!- appena, il ragazzo termina di parlare, tutte le infermiere impallidiscono ed escono dalla stanza.

- Mi dica, come si sente?- mi sorride dolcemente, Dio quanto odio i medici.

- Bene, ora voglio andarmene.- mi alzo, la testa mi gira, e sono costretta ad appoggiarmi al muro.

- Credo che le farebbe bene, qualche altro giorno di riposo.-

- No.- lo lascio interdetto, ma continua a sorridere. Che stizza.

- Potrebbe anche smettere di sorridere, prima che i muscoli facciali decidano di rimanere per sempre così. –

Ride, mi guarda, ed esce dalla stanza.

Contemporaneamente entra un'affannata Dakota, i capelli neri le svolazzano tutt'intorno, si siede e dopo circa un minuto si precipita ad abbracciarmi.

- Mi dispiace tantissimo, Amaya, dovevo essere con te quella sera! Scusami, scusami, scusami.- inizia a piangere, ancora stretta a me.

- Cosa ti è successo al viso?-

Un livido bluastro le decora interamente la guancia destra, e ha un intero labbro spaccato a sangue.

- Sono caduta per le scale... Ma tu come stai?

Non le credo, eppure mi va bene così. Iniziamo a parlare, le dico che non ricordo niente, che ho perso la concezione del tempo, che non sento più mia mamma da mesi ormai e che doveva venirmi a trovare per il mio compleanno.

- E' passata già una settimana dall'incendio, eri a casa tua e probabilmente avevi lasciato il gas acceso in cucina...-

- Ti ho portato dei vestiti, cambiati e andiamocene.-

Mi porge un borsone, e corro in bagno. Mi lavo, indosso i miei jeans neri strappati e la prima canotta che trovo.

Non vedo l'ora di uscire da questo ospedale, più sono qui e peggio è. Non riesco a spiegare l'assenza di ricordi, come se quell'incendio non ci fosse mai stato, e ricordo anche che le costole mi facevano davvero male e che l'infermiera aveva detto che si erano rotte. Possibile che l'avessi solamente immaginato?

Alcune ore prima.

- Sei solo una cretina! Come ti viene in mente di lasciarla sola, proprio il giorno antecedente il suo compleanno? Cosa sarebbe successo se Niall non fosse arrivato in tempo? Saremmo morti tutti fanculo. –

- Zayn smettila di picchiarla, ha avuto la sua lezione.- Louis sospira. E' più da un'ora che i pugni e i calci del rabbioso Zayn, si infrangono come onde sullo scoglio che è diventato il corpo di Dakota.

- Ma lo sai che che cazzo significa il tuo nome? Sei stata creata per questo,e se non sai svolgere il tuo dovere, sarò costretto ad ucciderti. – detto questo, Zayn si pulì le nocche sporche di sangue sulla maglia della ragazza, prese il pacco di sigarette e se ne andò sbattendo la porta così forte da far incrinare l'intonaco.

Louis si precipitò ad aiutarla, anche se lei non voleva aiuto. Non lo meritava.

Aveva meritato quella punizione, se ci fosse stato qualcun altro al posto di Zayn ora sarebbe morta. Era stata creata per proteggere Amaya, fino alla morte. Il suo nome in indiano significava 'amica' eppure aveva miseramente fallito.

- Ha ragione lui Louis, è stato anche fin troppo buono con me. Avrebbe dovuto tagliarmi la gola.-

Sorretta dai ragazzi, riuscì ad alzarsi dal pavimento.

- Liam, curala.-

Dakota avrebbe voluto urlare di no a Niall, avrebbe voluto gridargli che le sarebbe andato tutto bene, tranne il tocco gentile di quelle mani. Non ci sarebbe stata umiliazione o ferita più grande per lei, avrebbe voluto scalciare e dimenarsi perché non poteva stargli così vicino.

E invece rimase in silenzio, riuscì a non piangere mentre la maglia le veniva dolcemente sfilata e due grandi occhi nocciola scrutavano il suo corpo con timidezza. Lunghe cicatrici percorrevano il suo corpo era il prezzo per essere nata. Ma non sopportava che proprio lui, la vedesse per come era veramente.

Aveva tentato di bloccare quel sentimento, che le scuoteva le membra e la faceva sentire completa come se tutto andasse per il verso giusto. Ma quando le sue dita calde si poggiarono sulla mappa di cicatrici e ora anche lividi che le adornavano il corpo non riuscì a trattenere le lacrime.


** Lasciatemi una recensione, o aggiungete la storia! Spero di pubblicare il continuo già domani... baci.


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