Epilogo. This is your heart, can you feel it?

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"Louis, ti prego" ridacchiò il riccio seduto accanto all'uomo poggiato proprio sull'ultimo pezzo del suo sedile, la cintura era un lontano ricordo, sembrava che l'ansia di ritornare a vedere quella terra l'avesse ridotta in polvere e fatta sparire.
"Harry" disse tra i denti Louis, gli occhi fissi davanti a lui "Sono in ansia" confessò.
"Non l'avrei mai detto, amore" continuò a ridere il minore poggiando la testa contro l'oblò e guardandolo. Rise delle labbra che non erano più che una linea dritta, gli occhi congelati e sbarrati e le mani che battevano nervose sui braccioli del sedile ad un ritmo sconclusionato e anche fastidioso, così "Se non la smetti ti faranno scendere dal finestrino prima di atterrare, Louis" rise ancora Harry. Era sempre stato divertito dal modo in cui ogni situazione riguardasse Nala riuscisse a ridurre il castano in quello stato di ansia.
Le prime volte aveva temuto per il suo cuore, ovvio, ma nelle successive si era limitato a ridere e a stringergli più forte la mano. Era successo il primo giorno di scuola della bambina, la prima gita, la prima verifica e il successivo buon voto, alla prima uscita, alla laurea in medicina che il loro dono aveva conseguito con un punteggio ottimo facendo esplodere i cuori di entrambe le famiglie dei ragazzi.
Era come se Nala fosse stata - oltre al legame indissolubile tra Harry e Louis - un ennesimo collante per quelle due famiglie che erano finite per diventare una sola.
"Non sei divertente" lo apostrofò per niente serio Louis, rendendosi conto da solo di essere leggermente imbarazzante.
"Allacciare le cinture e prepararsi all'atterraggio" annunciò una voce metallica in un inglese leggermente incerto. Harry seguì le istruzioni e diede un pizzico sul braccio al suo uomo quando si accorse che Louis non aveva accennato a muoversi e "Se non ti sbrighi te la allaccio io questa tortura" asserì il minore mentre, allacciando la cintura, i ricci gli ricadevano disordinati sulla fronte, già troppo lunghi.
Louis lo osservò e in ogni movimento dell'uomo riconobbe i segni dello stesso nervosismo che scorreva lungo le sue vene e gli faceva correre veloce il cuore. "Nervoso?" gli chiese allacciando la cintura e con un sorrisetto da schiaffi nel constatare che Harry ancora non c'era riuscito.
Il riccio non alzò lo sguardo dalla cintura e mentre le sue mani, nervose come poche altre volte nella sua vita, continuavano a litigarci borbottò un "Non solo tu stai tornando da tua figlia, idiota" che fece ridere spudoratamente Louis.
Il maggiore lo fissò ancora un po' prima di allungarsi sul corpo del suo uomo ed allacciare lui stesso quella cintura e "Beh, cerchiamo di arrivarci interi a Wenchi, che ne dici?" gli chiese avvicinando il viso al suo.
Non appena 'Wenchi' arrivò alle orecchie del riccio sorrise istintivamente, baciò il naso fino di Louis e riuscì a pensare solo ad una cosa: stavano finalmente tornando a casa.

Tornare a casa dopo 13 anni di lontananza spaventa tanto quanto il pensiero di poterla perdere, o almeno questo è quello che pensava Harry Styles mentre, borsoni in spalla, si dirigeva verso il gate dell'aeroporto in attesa di scorgere quei due volti che forse di familiare, dati gli anni, avrebbero avuto poco. Quando però Louis lo destò dai suoi pensieri per "Li vedo! Ecco Liam e Zayn!" esclamare, Harry sentì il sangue divenire di ghiaccio e le gambe quasi cedere per le emozioni, sarebbe benissimo potuto svenire, Louis l'avrebbe capito perchè quella era la sensazione che avvertiva anche lui, ma fu un attimo, il secondo dopo, come se fosse tornato ad avere dodici anni, lasciò il borsone per terra e corse contro Zayn.
Lo stesso Zayn con cui era cresciuto tra la terra di Wenchi, lo stesso Zayn che non vedeva da quattordici anni, quello che aveva paura di aver perso, di non riuscire a riconoscere. Quell'amico vero che era stato, quel ragazzo che nei suoi ventisei anni l'aveva tirato fuori da quel buco nero che era diventato. L'ennesima persona a cui Louis doveva un pezzo di vita. E quando lo vide ogni paura cessò di esistere perchè risentire la risata di Zayn era già essere tornato a casa, rivedere quel colore di occhi che - Louis ne era sicuro - non avrebbe mai trovato da nessuna parte lo fece sentire il benvenuto, il bentornato.
Così si buttò tra le braccia di quello che più che essere un migliore amico era stato un fratello, la sua spalla destra da prima che se la distruggesse e si rese conto di come ogni ansia fosse stata vana, non riconoscere Zayn sarebbe stato impossibile perchè il suo sorriso parlava sempre della solita bellissima cosa, parlava di vita.
Eppure quella volta Louis era riuscito a vederci una nuova scintilla che non poteva che essere merito di Liam, proprio lì accanto.
"Dio, non mi sembra vero" farfugliò il moro stringendoli tutti e due prima di "Harry! Dov'è Harry?" chiedere in ansia.
"Sono qui" il riccio li raggiunse e Liam quasi non urlò di felicità mentre gli saltava addosso e lo stringeva sentendo la stretta subito ricambiata per "Siete qui" sussurrare incredulo "Siamo tutti qui" aggiunse e Harry sentì un vero e proprio brivido lungo la schiena nel sentirlo, tanto che si voltò verso Louis e come ogni santo giorno quasi non affogò nella purezza di quell'azzurro ormai incontaminato da molto tempo. "Forza amore" Zayn richiamò Liam "Dobbiamo portarli a vedere che meraviglia hanno tirato su" sorrise a tutti e tre per poi "Vostra figlia è una leader" ridacchiare mentre camminavano verso la jeep.
Harry rise e "Chissà da chi l'ha imparato, vero Lou?" chiese retorico al suo uomo che, con gli occhi lucidi rise ancora di più per "Si fa sentire?" chiedere curioso a Liam.
Il castano scrollò le spalle e rise salendo in macchina.
Una volta tutti dentro si girò verso Louis ed Harry, seduti nei posti dietro per "Se da Louis ha acquisito uno spirito guerriero a te deve aver rubato un sacco di bontà" sorridere al riccio che sentì il cuore perdere un battito quando poi "Nala è perfetta" aggiunse Liam sorridendo.
E così, mentre la jeep mangiava quei maledetti chilometri che li dividevano dal loro dono, Harry sentì il cuore cominciare a correre più veloce dei cavalli del motore.

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