"Dimmi tu come dovrei reagire, Harry" aveva sentenziato la bambina senza guardarlo negli occhi.
L'uomo non seppe che dire, non fece altro che guardarla, la tentazione di stringerla era fortissima ma ormai Harry la conosceva fin troppo bene, a quel punto Nala lo avrebbe scansato e lui non avrebbe potuto sopportare una cosa del genere.
"Sai che non rimarrò lì per sempre" continuò a bassa voce, sorridendo debolmente.
La bambina scosse la testa in un atteggiamento che strideva da morire con i suoi undici anni.
"E perché non dovresti? Se io abitassi lì non tornerei qui per niente al mondo" asserì continuando a guardare verso l'orizzonte, gli occhi puntati sul Sole che stava tramontando.
"Perchè è qui che voglio essere ma è lì che devo andare"
"Non è diverso" disse sicura.
"Si che lo è" Harry si sedette accanto a lei "E' infinitamente diverso. Louis ha bisogno di me e anche questo ospedale ha bisogno che io vada lì" continuò serio.
"Louis mi aveva promesso che sarebbe tornato" Nala rise amaramente per impedire alle lacrime che sentiva pronte nei condotti lacrimali di scendere, tirò su col naso e "Adesso te ne vai anche tu e io sono nuovamente al punto di partenza".
Il sangue nelle vene di Harry parve congelarsi nel ricordo di quella bambina silenziosa e schiva, soffocata dal proprio passato e dalle sue paure.
"Tutto quello che hai fatto da quando sono arrivato l'hai fatto per te, Nala, non per me, qui tutti ti vogliono bene e lo sai".
"E' qui che ti sbagli, io l'ho fatto per te e per Louis, niente di quello che faccio lo faccio per me" asserì alzandosi e ripulendosi della terra "Non venirmi a cercare quando andrai via" disse con la voce tremante "Ti prego" fu l'ultima cosa che disse prima di cominciare a correre verso quella che era la sua casa, il rifugio che Harry e Louis avevano costruito per lei.
Fu in quel momento che Harry realizzò come nella sua vita sarebbe sempre mancato qualcosa fino a quando non avrebbe potuto stringere tra le braccia l'uomo della sua vita e quella che era ormai diventata sua figlia.
Quando Harry Styles caricò l'ultima sacca contenente la poca roba che aveva lì a Wenchi sentì di aver comunque dimenticato una cosa importantissima per lui dentro al complesso: lui lì ci stava lasciando un pezzo di cuore che non si sarebbe mai staccato da quelle mura o da quella gente. Sarebbe tornato a prenderlo un giorno, lo sapeva, lontano o vicino che fosse, quella non era l'ultima volta che la terra di Wenchi gli riempiva i polmoni o che l'orizzonte sfocato dal caldo prendeva in giro la sua vista. Si guardò intorno e non si meravigliò nemmeno un po' di come ogni piccola cosa lì contenesse milioni di ricordi. Vide l'angolo nel quale erano seduti lui e Louis la lontana notte di quel primo bacio, vide la sala in cui con gli altri scambiavano chiacchiere e battute. Il pallone per giocare a calcio abbandonato accanto alla soglia della porta, lui non era mai stato bravo ma guardare Louis e i bambini giocarci l'aveva sempre riempito di gioia e di sorrisi. Entrò per l'ultima volta dentro lo stabile e osservò il pavimento su cui aveva dormito con Nala sul petto anni prima, prima di Louis, prima di loro. Osservò il letto che aveva diviso col suo uomo, custode delle loro notti, dei loro segreti e di quell'ultimo straziante arrivederci, come delle dichiarazioni sussurrate un attimo prima di piombare nel sonno.
Quando arrivò all'ospedale la macchina era ormai carica, era passato per un ultimo saluto nonostante sapesse con tutto se stesso di non essere pronto, lo stomaco sotto sopra ne era una dimostrazione assurda e inutile ai suoi occhi. Passeggiò per i letti sistemando ancora una volta tutto ciò che trovava in disordine. Alzò le bocce di acqua fisiologica e medicinale in modo da consentire alla flebo di alcuni pazienti di fare prima, rassettò le lenzuola nuove arrivate da pochi giorni, sorrise a tutti e a nessuno. Quando uscì fuori si beò della visione del nuovo logo dell'ospedale e un moto d'orgoglio quasi gli fece scoppiare il cuore, Louis ce l'aveva fatta ed era stato bravissimo e bastò il pensiero di poterlo stringere di nuovo entro poche ore a fargli tremare le gambe.
Era pronto, o forse no.
La vide, anche se provava a scappare la vide correre verso il retro dell'ospedale e Harry non fece nemmeno in tempo a riflettere che le sue gambe agirono per lui trascinandolo verso la bambina che, proprio come la prima volta che l'aveva vista, se ne stava seduta tra la polvere, lo sguardo fisso davanti a lei. Harry si avvicinò e si sedette, ancora un'altra volta.
"Ti avevo detto di non cercarmi" disse seria.
"Tu ti sei fatta trovare" le sorrise Harry "Sai essere molto più brava di così, io lo so"
"Tu non sai niente" continuò a tenere lo sguardo fisso davanti a lei, le mani ridotte ad un groviglio senza inizio o fine. Harry vi poggiò una mano ma lei si scansò guardandolo negli occhi questa volta, congelando il verde chiaro delle iridi di Harry.
"Nala" ricominciò lui "Io te lo prometto, te lo giuro, questo non è un addio, come non lo era quello di Louis, io..."
"No" lo interruppe lei "Non voglio sentirlo, non voglio permettermi di crederti, Harry" asserì lei "E se te ne devi andare vattene, te l'ho già detto, va' via!" lo spintonò debolmente. Quel piccolo gesto, così debole in se per le braccia minute di Nala, si rivelò un tornado nella testa di Harry. Sentì quella spinta come se qualcuno l'avesse lasciato cadere in un dirupo profondo e senza fine. Avvertì la testa quasi scoppiare mentre, per la seconda volta, Nala si alzava e correva via, ma quella volta lui non sarebbe rimasto a guardare, non poteva lasciare quel posto con le lacrime di Nala impresse nella retina. Si alzò e le corse dietro, naturalmente più veloce di lei, le afferrò un polso e poi la attirò a se costringendola in un abbraccio che non aveva niente a che fare con i precedenti. Si chinò e strinse Nala contro il suo petto largo facendosi carico del suo cuore galoppante e delle ansie della bambina. La strinse come non aveva mai fatto, la sentì rifugiare il volto nell'incavo del suo collo e aggrapparsi a quelle spalle con un'intensità spaventosa, eppure durò tutto così poco.
"Ti voglio bene, Harry" sussurrò la bambina prima di andare via, senza guardarsi indietro, lasciando Harry lì, completamente ghiacciato da quell'affermazione che non faceva che trasudare verità.