I'll hold you tight, straight to the daylight

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Il Sole era alto e brillante nel cielo proprio come Niall lo ricordava. Ritornare a sentire quel calore impossibile da dimenticare era come incontrare di nuovo un vecchio amico, uno di quelli che hai amato tantissimo ma hai dovuto lasciare contro la tua volontà, o per il tuo bene.
Niall aveva lasciato Wenchi per tornare più forte e determinato e c'era riuscito.
E, cosa più straordinaria, la ragazza di cui era innamorato aveva deciso di lasciare tutto lì a Londra - un posto sicuro in ospedale, una casa che ora aveva dovuto affittare, la sua famiglia e le sue amiche - solo per lui, per seguirlo in Ghana.
Era diretto verso l'ospedale proprio come la prima volta. La jeep che non ammortizzava bene nessuna buca e le costanti testate contro il tettuccio ma qualcosa era diverso quella volta: le sue testate erano accompagnate dalla risata di Effy, emozionata come lo era stata davvero poche volte in tutta la sua vita.
Davanti a Niall e ad Effy si stava aprendo l'inizio di una vita nuova, una vita diversa da passare insieme in un luogo arido che però nei sorrisi della gente, anche quelli timidi, e nel calore della loro cultura e della loro terra appariva come una grandissima fonte di ricchezza d'animo da cui poter solo attingere e dalla quale poter ricavare niente altro che lezioni di vita, lacrime e sorrisi.
Wenchi era così e se Niall l'aveva capito grazie a qualcuno, quel qualcuno era stato Louis Tomlinson, le sue notti insonni, i suoi silenzi strani ma anche i momenti in cui nessuno poteva impedirgli di parlare. Niall aveva potuto vedere quanto una terra cambi le persone sulla pelle di Louis, in modo figurato e non, perchè, oltre alla mancanza di Harry, Louis non era mai riuscito a nascondere la mancanza che provava per il Ghana.
Quando arrivarono all'ospedale la jeep fu subito circondata da tanti bambini curiosi ma comunque attenti, attenti come solo Wenchi aveva potuto insegnare loro ad essere.
Prima di scendere, Niall prese un bel respiro e si voltò verso Effy trovandola già con un piede fuori dalla jeep e uno dei sorrisi più belli che lui avesse mai visto sul suo volto, era raggiante.
Il biondo aprì lo sportello e con un piccolo salto scese giù dalla macchina trovando subito un viso conosciuto. Non appena Baba lo vide spalancò gli occhi e si portò una mano sulla bocca, come per coprire la sorpresa. "Niall!" urlò correndogli incontro.
L'irlandese allargò le braccia e si chinò, pronto a prenderla, e così fu. La abbracciò tirandola su e insieme risero "Sei cresciuta tantissimo!" esclamò lui guardandola meglio, con un sorriso che andava da un orecchio all'altro. Le guance non gli avevano mai fatto così male e mai un dolore fisico era stato così bello e soprattutto così atteso.
"Sei tornato!" constatò la bambina rivelando un sorrisone e battendo le manine.
Niall ne rise e "Certo che sono tornato!" disse ovvio.
Effy si avvicinò a loro due e così il biondo colse la palla al balzo per "Ti presento Effy, piccola Baba!" si avvicinò alla ragazza che sorrise leggermente imbarazzata e "Ciao Baba" la salutò serena.
La bambina la studiò per dei secondi che alla ragazza parvero infiniti, tenendola sulle spine, fino a quando "Ti piacciono le farfalle?" chiese sorridendo anche più di prima.
Niall rise ed Effy sospirò tranquillizzandosi e "A chi non piacciono?" le chiese sgranando gli occhi e provocando dei brividi lungo la schiena dell'irlandese, l'aveva sempre saputo che Effy per quel posto sarebbe stata una piccola benedizione.
"Mi aiuti a cercarne qualcuna?" le chiese mentre Niall la aiutava a farla scendere.
"Certo!" esclamò la ragazza, Baba afferrò una sua mano e se la trascinò dietro.
Niall rimase a fissarle tutte e due camminare, il naso verso l'alto e gli occhi attenti, le mani intrecciate e la meraviglia dipinta negli occhi della sua ragazza.
Ci fu un attimo in cui, però, Niall perse di vista tutte e due, l'attimo in cui sentì quella voce richiamarlo in un "Era ora!" carico di gioia ed emozione.
Non fece in tempo a girarsi che il corpo del suo migliore amico era completamente stretto attorno al suo. Le braccia forti di Harry lo circondarono e in poco anche Niall lo strinse forte capendo solo in quell'attimo quanto effettivamente quel ragazzo gli fosse mancato.
"Non ci credo che sei qui!" esclamò il riccio allontanandosi per guardarlo meglio.
Harry notò come Niall si fosse ripreso alla grande anche fisicamente, stava bene, proprio come lo era all'inizio e forse anche meglio, glielo si leggeva negli occhi chiari con una semplicità impressionante.
"Io?" rise il biondo "TU che ci fai ancora qui? Sbaglio o è tutto pronto per partire?" gli chiese raggiante.
Il padre di Harry era riuscito ad avere l'adozione di Nala e quello era stato uno dei giorni in cui Niall aveva visto Louis risplendere e quasi ringiovanire, esattamente il giorno prima di partire.
"Sì" asserì il riccio con un sorriso spacca labbra, gli occhi luminosi e umidi "Io e Nala abbiamo l'aereo tra qualche ora" continuò scuotendo la testa incredulo, lo stomaco già sottosopra.
"Tu e Nala" sussurrò Niall sorridendo anche lui. Sembravano incapaci di fare altro. "Suona benissimo" sorrise.
"Io, Nala e Louis" lo corresse il riccio, in un'espressione che a Niall ricordò tanto i loro sedici anni, Harry era splendente, la sua felicità sembrava irradiare una luce luminosissima.
"Come è sempre stato" il biondo battè una mano sulla spalla del minore e Harry annuì "Come ho sempre voluto che fosse" concluse prima di "Grazie Niall" dire guardandolo negli occhi.
"Per cosa?" gli chiese lui confuso.
"Per cosa?!" Harry spalancò gli occhi "Per l'ospedale" disse indicando l'edificio "Per mio padre, per me, ma soprattutto per Louis. So di averlo fatto stare male, è inutile che io me lo nasconda, io al posto suo non sarei durato niente, ma il pensiero che tu fossi lì con lui, quello è stato l'unica cosa che mi ha tenuto a galla, per questo ti ringrazio".
Niall arrossì e abbassò lo sguardo grattandosi la nuca ricordando le condizioni in cui aveva trovato Louis quella sera, i punti di sutura, la cena e poi quel silenzio che sembrava essere fatto di cemento, silenzio che si era rarefatto da solo distrutto dai sensi di colpa di quel ragazzo. Il non sentirsi all'altezza di Harry da parte sua. Il bisogno che aveva del suo uomo in contrapposizione al desiderio che Nala fosse felice. Una sola notizia aveva riportato la gioia negli occhi di Louis: Nala era stata adottata e avrebbe vissuto con loro. E non fu felice solo perchè Harry sarebbe tornato, fu felice perchè il suo uomo sarebbe tornato con colei che lui aveva visto sempre come più di una paziente, come la figlia che non avrebbe mai potuto avere.
Il biondo rialzò lo sguardo e "E' stato un piacere" sorrise con gli occhi lucidi "Ma è ora che tu torni a Londra, Haz".
"Lo so" asserì il minore "E sono più che pronto".

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