Primo foglio 19 luglio 1886

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Oggi torno a casa dopo una serie di conferenze sul legame tra malattia e folklore tenute in Ucraina all'ospedale st. Pëtr. A differenza dei miei più illustri ed eccessivamente prudenti colleghi della professione medica, ho sempre pensato che ci fosse una certa sostanza in quelle che vengono comunemente definite 《cure popolari》: l'uso di erbe, di prodotti animali, persino di feticci. Sebbene siano state molte le questioni interessanti illustrate degli elementi dottori che passavano il loro tempo a ridicolizzare i rimedi 《popolari》- con strumenti scientifici, razionali, logici e molto clinici-, ho scoperto di nutrire molto più interesse per quelle terapie casalinghe. Benché non sia mai stato propenso alle teorie fantasiose sulla medicina, non considero le mie pratiche e i miei metodi cosi stabili e definitivi da indurmi a scartare automaticamente nuove idee, da quanto strane possano sembrare, almeno in prima istanza, alcune di esse.
Per esempio, che cosa comprendiamo veramente della mente umana,noi medici? Essendo uno dei miei campi di competenza, in tutta onestà posso affermare che, sebbene le nostre ricerche e la letteratura sui disturbi del cervello si sviluppino costantemente, questo campo di studio resta ancora allo stadio infantile, anche se ho sentito dire che attualmente si lavora molto in questo settore, soprattutto in Austria, Paese di origine del mio buon amico, il dottor Daniel Kupfer. Così, benché mi consideru piuttosto conservatore per quanto riguarda la chirurgia e la prescrizione dei medicinali, sono comunque assai interessato alle metodologie e agli approcci alternativi. È proprio mediante nuove idee interne ed esterne al sistema che è possibile sviluppare ed esercitare nuove e migliori pratiche mediche.

[Il dottor Van Helsing è stato il medico meno conservatore che abbia mai conosciuto. Non solo dava ascolto alle idee più azzardate in campo medico, ma le cercava attivamente. Oggi alcune ipotesi tra quelle che egli aveva esaminato non sembrano più tanto azzardate. Le ho viste mettere in pratica. - D.K]

Tra le relazioni più intriganti al st.Pëtr, ci fu la conferenza di un certo dottor Radu Borescu di Genesa, in Ungheria. Parlò della paura di contagio di vampirismo tra la popolazione del suo Paese natale. Devo ammettere che, all'inizio della sua relazione, mi ritrovai a ridacchiare insieme alla maggior parte dei medici presenti, tuttavia più egli parlava, più il mio scetticismo diminuiva. Secondo quel buon dottore, sembrava che si fosse diffusa su tutto il territorio della sua madrepatria un certo tipo di epidemia, una malattia del sangue che rendeva le vittime pallide e talvolta le portava ad uno stato comatoso. In altre occasioni, però, essa pareva condizionare le loro menti al punto da farle diventare violente, persino omicide, tanto che gli infetti cercavano di trasmettere intenzionalmente la malattia agli altri. Il dottor Borescu spiegò che, nel corso degli ultimi decenni, era aumentata la frequenza dei casi della malattia registrati. Teorizzava pure che il contagio poteva essere stato introdotto nei distretti rumeni confinanti della Valachia e della Transilvania, sia da parte dei turchi sia dei crociati di ritorno che potevano essere stati infettati. Il pubblico del buon dottore ascoltò con attenzione finché non si mise a trattare di quello che definì nosferatu - credo si scriva cosi- che descrisse 《il morto che cammina》. Un mio collega francese particolarmente villano, il dottor François De Mande, gli chiese sarcasticamente se quei morti che camminano fossero curati negli ospedali pubblici a spese dei contribuenti, se potessero mantenere il posto di lavoro, e se conservassero gli stessi diritti degli altri cittadini. Il dottor Borescu - e non c'è da sorprendendersi - replicò definendo il francese 《uno snob effemminato di mentalità ristretta》. E lo disse in un francese impeccabile. Poi ignoro' la domanda e continuò la sua conferenza, aggiungendo un commento piuttosto incisivo, cioè che era un errore grosso farsi gioco di quanto ci è poco familiare o non capiamo a causa della nostra ignoranza. Era chiaro che quelle ultime parole erano dirette al francese. Però il dottore De Mande ormai aveva fatto il danno, cambiando l'atmosfera. Il dottor Borescu perse i suoi ascoltatori ad uno ad uno, finché rimanemmo soltanto io e il dottor Powers, un famoso medico inglese. Il dottor Powers fece un cenno di assenso per ringraziare il collega ungherese ma alla fine se ne andò. Io, invece, mi avvicinai al dottor Borescu, rimasto ormai solo. Gli strinsi la mano, mi scusai per i miei colleghi e lo invitai a cens fuori. Fui sorpreso nel costatare che lui non si sentiva affatto umiliato. Difatti mi spiegò che era abituato a quel tipo di accoglienza. Aggiunse anche che fortunatamente in quei convegni di solito c'era almeno una persona che non lo trattava da ciarlatano. Accetto' il mio invito a cena.

Il diario del Professor Abraham Van HelsingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora