Capitolo 1

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Qualcosa mi stava cullando. Come quando una madre tiene in braccio il suo bambino fino a quando non si addormenta.
Tenevo gli occhi chiusi per lasciarmi trasportare da quella bellissima sensazione, mi sentivo profondamente rilassata.
Nessun turbamento.
Più mi lasciavo andare e più sentivo il bisogno di sapere cosa mi circondava e dove fossi.
Senza accorgermene mi ritrovai ad aprire piano gli occhi, come quando ci si sveglia al mattino.
Era il mare.
Io amo nuotare.
Stare immersi nell'acqua, sentire solo i propri pensieri, sentendo ogni muscolo bruciare, trovo che sia il miglior modo per isolarsi e pensare.
È liberatorio.
Mi girai su me stessa sott'acqua scoprendo un bellissimo fondale. I colori parevano brillare. Sembrava che mi stessero chiamando.
Nuotando mi avvicinai ad ammirare le bellezze che il mare offriva da vicino. Spettacolari. É incredibile quanto sia strepitosa la natura. I piccoli pesci azzurri si avvicinavano e mi solleticavano i piedi. Tutto molto bello, ma sentivo di scordarmi qualcosa. Guardai in alto e cominciai a risalire per prendere aria. Cominciavo a sentire il corpo pesante. Meglio uscire.
La superficie non era lontana, ma sembrava allontanarsi. Iniziai a preoccuparmi sentendo i polmoni bruciare. Tornai a guardare il fondale e in quel momento cominciò a piombare l'oscurità. Il sole era scomparso lasciando spazio al buio che stava divorando ogni cosa.
Panico. Sentivo la paura attraversare tutto il corpo. Dovevo risalire. I polmoni sembravano al limite, ma potevo ancora resistere. Pareva un incubo, il fondale stava sprofondando e mi stava trascinando. La superficie si abbassa. Cavolo é cosí vicina! Riesco a mettere fuori una mano, come per aggrapparmi
-inutilmente- a qualcosa.
Nulla.
Cominciai a tremare e sentire fitte nel petto. Mi stavo muovendo inutilmente. Una sensazione terrificante. Forse sarei annegata. Possibile che una cosa tanto bella stesse diventando tutto questo?
C'é sempre una soluzione.
È il mio motto.
Più passavano i secondi più mi sentivo lontana dalla soluzione. Non avevo smesso di lottare per respirare. Le mie dita toccarono qualcosa. Non riuscii a capire subito cosa fosse. Eccole di nuovo. Dita? C'era qualcuno lì? Perché non mi aiutava? Sentì sfiorare la mano. Lo sconosciuto scattó veloce mi afferó.
Una presa forte e sicura, quasi mi faceva male. In un secondo mi tirò fuori. Chiusi gli occhi e mi lasciai portare via.


*

Due braccia muscolose e allo stesso tempo gentili mi stavano sorreggendo, tenevo la testa sul suo petto. Chi era? Sembrava tornare a casa, là dove tutti ci si sente al sicuro, lontani da ogni pericolo.
《va tutto bene, non ti lascio cadere.》
Il suo viso è talmente sfumato che non riesco nemmeno ad immaginarlo, sono io che non vedo chiaramente..
Aveva una voce incantevole, angelica, una di quelle voci che riuscirebbero a persuaderti a fare qualsiasi cosa, anche la più folle. Volevo disperatamente vedere il suo volto!
《non posso più restare. 》
《aspetta per favore! Chi sei?》
Non rispose. Sentii che la sua stretta si faceva debole.
《hai detto che non mi avresti fatto cadere.》
《svegliati.》disse.

Sì. Mi svegliai e due occhi verdi mi stavo fissando. Mia madre, che come sempre mi sveglia per vedere insieme a lei l'alba. Era diventato un rito.
L'alba era un modo dolce per svegliarsi con il mondo.
Maledizione. Volevo davvero scoprire chi fosse il ragazzo del sogno. Chi sà se lo avrei sognato ancora.

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