CAPITOLO SECONDO - parte 1

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Jason strattonò Asya fin dentro al ripostiglio ove Berto conservava le casse di vino ed altri oggetti, e la bloccò contro al muro con entrambe le mani.
-Ascoltami bene, puttana del cazzo- ringhiò digrignando i denti -Azzardati a parlare un altra volta e ciò che farò non ti piacerà affatto. Chiaro??-.
La ragazza si divincolò invano, mugolando. -Non toccarmi..- balbettò cercando su scivolare via di lato; ma l'uomo la bloccò subito afferrandola per le spalle. -Io non ho alcuna intenzione di perdere il lavoro a causa tua, quindi vedi di ragionare bene prima di parlare. Se dirai qualcosa di quello che è successo, sappi che non la passerai liscia-.
-Va bene... Calmati, ho capito- mugolò Asya a denti stretti.
-Sono molto contento che ci capiamo- rispose Jason, passandole due dita tra i capelli biondi. Avvicinò la testa al suo collo lentamente, e la ragazza non si mosse; sentiva il lieve soffio del suo fiato sulla pelle, e questo la paralizzava. Si chiedeva se sarebbe riuscita a scappare anche stavolta.
-Jason!-. Il grido di Berto, proveniente dalla cucina, salvò la situazione. L'uomo si ritrasse e scosse il capo. -Fortunata- disse facendole l'occhiolino, prima di uscire dalla porta dello sgabuzzino.
Asya rimase lì, immobile, con il fiato sospeso. Impiegò una manciata di secondi a riordinare i pensieri, poi fece un bel respiro ed uscì a sua volta. Si diresse dritta verso la cucina, dove il capo stava accendendo i fornelli.
-Asya. Stai meglio?- le disse con aria gentile. Era molto cambiato il comportamento di Berto nei suoi confronti, da quando... Beh, da quando era avvenuto quell'incidente. Probabilmente aveva paura di ferirla parlandole come sempre, doveva aver capito che per lei era un momento molto delicato.
-Sì- disse lei -Ma... Devo andare a cercare Tim-.
Berto sbuffò sbattendo le braccia contro ai fianchi. -Mi pare che tu sia incorruttibile-.
-Non mi fermerai?- chiese.
-Ho fatto quel che ho potuto, ma adesso devo lavorare... Và, se proprio vuoi...-. L'uomo affondò il mestolo di legno nel pentolone del sugo.
-Grazie...- sussurrò la ragazza, sorridendo lievemente.
-Prendi una torcia almeno, è nel cassetto del mobile all'ingresso- continuò Berto -E porta con te il cellulare.... Così in caso di bisogno...-.
-Va bene- lo interruppe. Non credeva che il capo potesse preoccuparsi così tanto per lei, e questo le faceva davvero un immenso piacere.
Prese la pila, che trovò proprio dove il capo aveva detto, e lanciò una rapida occhiata a Jason mentre si avvicinava alla porta d'uscita; l'uomo stava riponendo i numeri sui tavoli, e non si accorse di nulla.
Non appena varcò la porta, l'aria fresca della notte entrò nei polmoni dell ragazza facendola rabbrividire leggermente. Il cielo era ancora coperto di nuvole grigie, adesso appena visibili perché nascoste nel buio della sera; i lampioncini del giardino illuminavano malamente il vialetto di sasso, e si udiva il canto solitario di un grillo.
Asya si avvicinò alla strada, e si fermò sul ciglio. Le faceva uno strano effetto attraversare ancora la strada nel punto esatto in cui quella maledetta sera avvenne l'incidente; le sembrava di vedere ancora i fari del camion, e di udire il colpo sordo dell'impatto. Nella sua mente apparve vivido il ricordo di Tim, adagiato ad un lato della strada e pieno di sangue. Le salì un groppo in gola, ma si costrinse ad ignorare quei sentimenti; adesso doveva essere forte.
Per sé stessa.
Ma soprattutto per Tim.
Attraversò la strada illuminando da ambi i lati con la pila, e d'impulso lo fece correndo come se temesse che un'altro camion sarebbe spuntato dal nulla per investirla.
Si addentrò nel bosco, che avvolto in quell'oscurità aveva un aspetto macabro e raccapricciante, camminando con decisione nonostante il suo cuore battesse all'impazzata.

Masky - La fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora