- CAPITOLO 14 -

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Papá: Si chiamava Marco...
S: Ah, si. Il vicino di casa.

*5 ORE DOPO*

Visto che stavo a casa da sola, decisi si chiamare Marco.

*Suonó il campanello*

Mi avvicinai al campanello e chiesi chi era anche se sapevo già che era Marco.

Lo feci entrare e ci accomodammo sul divano. Accesi il televisore e misi un film dell'orrore.

C'erano scene in cui avevo veramente paura. E Marco, ogni tanto, per rassicurarmi mi strinse tra le sue braccia.

*PENSAI TRA ME E ME*
Oddio, che dolce.
Ah, sto veramente bene tra le sue braccia.
Mi sento veramente piú al sicuro.

M: Ehi, hai paura?

Mi girai e balbettando dissi:

S: N-n-no.

Arrivó una scena cosí tanto paurosa da farmi urlare, successivamente, molto spaventata mi strinsi a lui.
Marco mi staccó da se.
Mi guardó e ad un tratto mi diede un bacio.
Sentii tutte le farfalle nello stomaco.

M: Oh, ehm, scusa. Io non volevo... è che ti vedevo cosí spaventata.

Disse arrossendo.
Ed io risposi sorpresa e vergognata.

S: Oh, no. Ehm, tranquillo...

Marco, dall'agitazione e dalla vergogna disse che doveva andare a casa.
Cosí lo accompagnai verso la porta d'ingresso e lo salutai.
Chiusi il portone e mi accasciai per terra.
Arrossii dalla vergogna, ma allo stesso tempo, pensai che fosse stata la cosa piú bella mai capitata in tutta la mia vita.
Dopo un pó, cercai Rise.
La trovai sotto il tavolo del soggiorno, con il suo gomitolo di lana vicino a se, dormire.
La presi e andai di sopra.
La misi sul letto affianco a me e mi misi a dormire.

IO E I MIEI SOGNI.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora