I giorni successivi volarono in un batter di ciglia e arrivò il maledetto giorno in cui ci saremmo di nuovo dovuti separare. Ci avviammo verso la stazione con qualche ora di anticipo visti i disagi causati alle ferrovie per via del gran nevone. Entrambi speravamo che il mio treno venisse annullato per qualche disagio, ma nulla dopo poco apparve sul tabellone il numero del mio treno con il binario da cui sarebbe partito. Ci salutammo fra abbracci, baci e mille lacrime, finché il capotreno ci disse che il treno stava per partire e ci saremmo dovuti lasciare. Lo guardavo dal finestrino e non riuscivo a smettere di piangere, speravo di svegliarmi e di trovarmi in un incubo. Il treno cominciò a muoversi e iniziai a piangere ancora di più vedendolo scomparire dietro i vetri gelidi di quel treno maledetto. Piansivper le successive 4 ore di viaggio, ininterrottamente, era più forte di me, la sua assenza era troppo presente e invadeva il mio corpo con una sensazione terribilmente dolorosa. Arrivai ad Ancona e la mia casa non sembrava più la mia. Non riuscivo a sentirmi a casa senza lui.