La psicologia, inizialmente, faceva riferimento a due correnti psicologiche considerate le fondatrici di tutto lo sviluppo avuto negli anni successivi in questo ambito e che sono: quella sperimentale e quella clinica, entrambe nate nella prima metà del novecento.
In seguito, si arrivò a comprendere, però, che c’era soprattutto bisogno di costruire un sistema epistemologico che spieghi il comportamento. Nasce, così, il comportamentismo agli inizi del Novecento.
Ciò che non si può vedere non si può spiegare (Comportamentismo, XIX secolo).
I comportamentisti hanno basato per lungo tempo le loro teorie sul processo stimolo/risposta (Guidano, 2007), ma questo tipo di processo non è stato sufficiente a spiegare il pensiero in maniera definita dal punto di vista del pensiero psicologico. Sorge, così, la necessità di rivedere alcuni punti della psicologia comportamentista.
Il Cognitivismo ha origine verso la fine degli anni cinquanta e scaturisce dall’esigenza di colmare le carenze emerse negli anni precedenti dalla psicologia clinica, sperimentale e comportamentista, e definisce la soluzione alla spiegazione dei processi mentali che si presentano negli individui, attraverso la spiegazione del fenomeno schema-processo (Isola, Pallini, 1997).
La differenza tra schema e processo sta nel significato che queste due parole assumono. Il processo è un’attività, lo schema è, invece, la definizione dell’attività che si esplica o dei passaggi che permettono l’attivazione del processo.
Lo schema (o script) è, in pratica, l’impostazione, la rappresentazione di un oggetto (ad esempio “un libro”), mentre il processo si innesca nei confronti dell’oggetto (ad esempio “leggere il libro”), oppure, per fare un altro esempio, il copione di un attore è lo schema, mentre il “come l’attore lo interpreta” è il processo.
Per semplificare la comprensione di questo processo mostriamo in concreto la sua applicazione.
Immaginiamo di parlare con una persona che deve affrontare un esame, e che vive con ansia questo genere di situazioni; in questo caso, lo schema potrebbe essere:
ANALISI DELLO SCENARIO;
2. ANALISI DELL’INDIVIDUO (conoscere chi si ha di fronte);
3. VALUTARE I LIMITI (spazio, tempo, ecc.).
La Variabile che risiede in una situazione del genere sarà la familiarità dello stimolo (la conoscenza dello stimolo abbassa i livelli di ansia).
Avremo, di conseguenza, una reazione che si esplica nella relazione
S -----------> R
dove “S” rappresenta lo stimolo e “R” invece la risposta; la freccia al centro è la variabile e costituisce la relazione, ovvero l’ampliamento delle informazioni che produce una risposta secondo un paradigma che prende il nome di TOTE (Test Operate Test Exit), cioè “verificare-eseguire-verificare-terminare”, un processo a circuito Feed Back (1960).
Secondo questo schema, viene effettuato una prima analisi attraverso un test; segue l’intervento (o operate) e, infine, un altro test per vedere se è avvenuta una modifica nel comportamento della persona. Se ciò è avvenuto si termina l’operazione (exit), altrimenti si riparte dall’inizio con la somministrazione del primo test (Scrimali, 2010).
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PSICOPEDAGOGIA DELLE DIFFERENZE INDIVIDUALI
Non-FictionPrimo volume del saggio di Vito Francesco De Giuseppe, in cui sono raccolti i concetti illustrati durante le Lezioni di Psicopedagogia delle Differenze Individuali che ha tenuto presso l'Università del Salento. Si tratta di un lavoro, progettato e p...