Lewin e la "Teoria del Campo"

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Il pensiero di Lewin (1890-1947) e la sua “teoria del campo” è considerato un punto di riferimento per la Psicopedagogia, e per la Psicologia in genere.

Secondo la “teoria del campo” (1951), la struttura del pensiero e della psiche umana è organizzata in un Campo, suddiviso, a sua volta, in regioni (Masci, 2007). Questo organizza e struttura quello che viene chiamato comportamento manifesto che fa riferimento a “quell’insieme di risposte comportamentali dell’individuo che sono immediatamente percepibili attraverso i sensi”[1] e che è stato per lungo tempo ricorrente oggetto di studio del Comportamentismo classico (1910-1950).

Per spiegare in modo concreto il concetto di “teoria del campo” possiamo fare un esempio. Provate ad immaginare di percorrere un viale; questo viale può essere percepito da una persona in modo differente da come lo percepisce un altro individuo, e questo può dipendere dalla situazione emotiva che si prova nel momento in cui questo viene attraversato: camminando con un amico o con la propria ragazza l’individuo vive una situazione di “pace” , invece, camminando fianco a fianco con il proprio  nemico, l’individuo vive una situazione di “guerra”.

Nell’esempio ora descritto, il “viale” è il LUOGO all’interno della quale si svolge un’azione, il SOGGETTO CHE PERCEPISCE è la “persona” e la VARIABILE DIPENDENTE è il “comportamento dell’individuo” (che scaturisce dalla percezione della persona).

Lewin ci mostra come il comportamento umano non si caratterizza per lo spazio, o la nostra percezione nello spazio, ma dalle condizioni che esso presenta e che è mutevole.

Tutti i comportamenti (f) sono influenzati e dipendono dalle coordinate spazio (z) e tempo (t):

f=xyzt

(dove per “x” e “y” intendiamo la coordinata del viale, nel caso prima citato).

Nel momento in cui l’individuo cammina con un amico o con la fidanzata (situazione di pace), si verifica il momento che avrà valore 0, quindi

xyt=0.

Nel momento in cui, invece, si troverà ad attraversare il viale con un nemico (situazione di guerra), “t” si modifica, poiché la situazione cambia ed è differente da quella precedente, le coordinate, al contrario, “xy” rimangono invariate.

Il comportamento è funzione del momento temporale in determinate condizioni spaziali.

E’ nello spazio quadridimensionale che  si descrivono le condizioni che si rilevano e si delineano nel momento e dallo spazio (Imbasciati, Margiotta, 2005).

Se prendiamo, ad esempio, la condizione umana come quella sopra descritta e che è costituita dal fenomeno “guerra”, questa si caratterizza per una variabile “t” che diventerà “t1”; le coordinate “xy”, nel momento di pace e nel momento di guerra,  non muteranno mai il loro valore.

Tutto questo determinerà il nostro comportamento di risposta.

Lewin afferma che, tutto ciò dà vita ad una manifestazione di una nostra rappresentazione mentale, la quale si costruisce in un’altra rappresentazione che definisce campo (che è l’insieme di tutte le rappresentazioni).

Lewin afferma che ogni essere umano si costruisce una propria rappresentazione (il proprio campo).

Nel passaggio dalla situazione A (situazione di pace) alla situazione B situazione di guerra) ci sono comportamenti che possono essere descritti come funzioni delle coordinate spazio/temporali.

La situazione B si sviluppa in un ambiente che può essere descritto dalle coordinate quadridimensionali e che producono comportamenti differenti; cambiando la situazione si ha una diversa rappresentazione dei comportamenti.

Le funzioni sono le rappresentazioni dell’ambiente. Il nostro comportamento si modifica a seconda delle condizioni che troviamo nell’ambiente.

Il movimento tra “gente” e “ambiente” produce un processo che prende il nome di adattamento (Mandolesi, Passafiume, 2004).

L’ambiente in cui viviamo e la relazione che intercorre tra esso e la persona definisce il comportamento di ognuno di noi.

Se si vuole modificare un comportamento di un individuo si deve agire sul suo campo (la sua rappresentazione mentale).

Questa teoria ha prodotto una significativa evoluzione del pensiero nell’ambito della psicologia.

Nella Teoria del Campo, Lewin postula che, quello che lui definisce Campo, sia un insieme diverso dalla semplice somma degli elementi che lo compongono e descrive come, il Campo sia diviso in Regioni e delimitato da un Confine.

Regioni e Confini sono mobili e, come l'intero Campo, tendono ad un equilibrio “quasi Stazionario”, nel senso che sono sempre al limite di un cambiamento o di un passaggio da uno stato all'altro. Nel Campo non esistono, però, spazi vuoti. Le Regioni identificano le tracce mnestiche dell'Agente e le dimensioni ne determinano il peso nel Campo.

Sia il Campo che le Regioni, si sviluppano su più dimensioni e, di conseguenza, presentano più aree di confine (Contessa, 1998).

Se si considera il Campo, così come definito da Lewin, si può pensare ad un Agente che modula l'apprendimento in termini adattivi, ma secondo istanze che tendono a strutturare il Campo dell'Agente stesso.

[1] http://it.wikipedia.org/wiki/Comportamento_manifesto

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