5.Frammenti...

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Disia si rendeva perfettamente conto del guaio in cui si era cacciata. Si era affidata al passato, ma nessuno le garantiva veramente che Shira non si meritasse la decapitazione. Era conscia che se avesse sbagliato sul suo conto si sarebbe fatta espellere dalla guardia. E avrebbe mandato a monte il suo piano. Avrebbe definitivamente eliminato dalla sua mente la speranza di ritrovare il suo mentore scomparso.

Corse veloce, rallentata soltanto dal peso quasi morto della ragazza mora e dalla lenta andatura dell'elfa bionda alle sue spalle, mentre già sentiva sopraggiungere, sempre più vicine, le grida di allarme dei soldati. Li aveva traditi, mentre loro le avevano dato tutto, avevano condiviso la loro stessa vita con lei. Si voltò in dietro per un'ultima volta, con cuore dolorante, mentre una lacrima solitaria le solcava una guancia, pronunciando parole mute ai suoi ormai persi compagni: Mi dispiace, ma dovevo farlo. Era un pensiero soprattutto rivolto al suo buon maestro Burarion e al suo dolce compagno Verdaine. Ora che avevo trovato un amico mi si presenta questa situazione, dannazione! Aveva imprecato nella sua mente. Sperava soltanto che nel tempo avessero potuto perdonarla per quell'insubordinazione. Continuò a correre, forse un tantino disperata: ora il gruppo era quasi a un nulla da lei. Se avessero allungato una mano, avrebbero potuto sfiorare le vesti candide dell'elfa dietro di lei. Dannazione! Imprecò. Ma proprio mentre sembrava tutto perduto, ecco che, come rispondendo a una muta preghiera, Talos le concesse una grazia: un vicolo. Girò scattante, ma l'aspetto negativo doveva ancora sopraggiungere. Infatti, era un vicolo cieco. Complimenti, Disia, ti sei intrappolata da sola!

Era tutto come quella volta...

La bambina correva ancora, mentre il panico le assaliva i sensi. Stavano arrivando, se lo sentiva. Stavano arrivando per lei, solamente per lei. Per la piccola ed ancora immatura Disia non c'era più scampo: i briganti erano ormai ad un passo dalla sua spalla e se avessero allungato la mano... no, non doveva pensarci. "Sii forte" le aveva sussurrato quel misterioso ragazzo prima di scappare. Era stato lui a salvarla, il giorno prima, era stato lui a donarle quel pezzo consunto di formaggio, ma poi, durante la notte, era scappato silenzioso come era venuto. Anche quel giorno gli stessi brutti ceffi la stavano perseguitando. "Vieni, bocconcino!" la chiamavano sadici con una risatina grassa, "Vieni!".

Era esausta di quella situazione ed esausta per tutta la frenetica corsa che si era trovata nuovamente ad affrontare. Era prossima al crollo definitivo. Dov'era quel ragazzo? Avrebbe voluto tanto urlare il suo nome al cielo e chiamarlo lì da lei ed abbracciarlo stretto stretto, come quando a tre anni si era infilzata una spina nel piede e, dolente, era corsa da papà in lacrime. Papà l'aveva accolta senza esitazioni né ripensamenti ed aveva subito alleviato il suo male con diligenza. Stava pensando lo stesso di quel ragazzo di cui conosceva solo il volto e che aveva ribattezzato come "Il Dorato", ingenuamente pensando al colore dei suoi occhi, che furono la prima cosa che notò delle sue fattezze. Ma ora sembrava che il Dorato l'avesse abbandonata e che lei presto avrebbe raggiunto la signora Petra nell'aldilà, che l'avrebbe sgridata ancora con i suoi ultimi denti gialli per le passate e prossime monellerie.

Affannandosi ancora un po', con le ultime forze rimaste, deviò percorrendo una curva, una curva obbligatoriamente decisiva: un vicolo cieco. La bimba iniziò a piangere sommessamente... come poteva essere così stupida?

Ricordò sua madre, suo padre, i suoi amici, volti che per sempre ed ogni notte resteranno impressi nella sua mente, tuttavia lei non voleva morire, aveva una voglia pazza e disperata di vivere, continuare a lottare per riscattare il suo grande peccato. "Saresti potuta essere una grande guerriera, in groppa al tuo cavallo tonante e con l'onore della tua terra nel cuore, avresti di sicuro sconfitto mille nemici!" parole di suo padre, quelle erano. Parole che lei avrebbe tanto desiderato fossero vere. Era il suo sogno nel cassetto. Un sogno che, evidentemente, mai si sarebbe avverato.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 04, 2015 ⏰

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