3.Fuga

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Il mercante si portò tragicamente le mani alla faccia scura, terrorizzato. Non era abituato alla vista di un arma puntata sul suo ventre, questo si notava da un miglio di distanza. Così, il giovane incappucciato approfittò di questa paura per rifilargli ciò che sarebbe stato difficile da scoprire senza l'aiuto di una spada. Fu allora che iniziò a parlare: chiese l'identità dell'uomo insieme al resto delle informazioni necessarie camuffando leggermente la voce, le corde vocali tese come fili di rasoio; ma poi si rese conto che il soggetto non era un uomo professionale, anzi era un vigliacco, uno dei tanti che aveva ucciso dopo Briol, ed infine decise di lasciar perdere le precauzioni e affrettarsi: il soldato sarebbe arrivato presto. "...Di conseguenza ci hai traditi" completò il sicario con aria quasi annoiata dopo lo stentato discorso del poveruomo.

Da quando era diventato a tutti gli effetti un assassino, suo padre aveva iniziato a incaricargli di uccidere tutti i traditori della Confraternita...come aveva detto lui? Ah, sì: "Dobbiamo eliminare della sporcizia, figliolo". E lui aveva obbedito.

"No, no! Sono stato costretto! Vi prego, buonuomo, mi risparmi! Ho... ho dei soldi! Posso pagarvi! Tutto, v-vi prego, a patto che non mi uccidiate!" aveva gridato disperato toccando un gruzzoletto appeso alla sua tasca. Erano davvero un bel mucchietto di denari. L'omicida sorrise, abbassando percettibilmente l'arma. Il mercante rise, una risata che risuonava quasi psicopatica, ma il marasma e la confusione del mercato annebbiarono la scena, come l'assassino aveva abilmente previsto nessuno si preoccupava dello strano atteggiamento dell'uomo. Così il giovane si volse di nuovo verso la sua vittima e agì, ignaro della figura a pochi passi dalle sue spalle...

Disia si avvicinò alla fiera quasi di corsa. Aveva subito avvertito qualcosa di strano nell'aria. Una risata strana, quasi... terrorizzata. Ma una risata si fa quando ci si diverte, si disse, ma qualcosa le diceva il contrario.

Avvistò il suo bersagliò, un elfo della notte scuro e mingherlino con barba incolta ed occhi furbi, subito dopo quella risata. Stava contrattando con un suo cliente, si disse, ma c'era qualcosa di sbagliato in quella scena, la avvertirono i suoi occhi. Ma non la riuscì a vedere per molto, perché la vista le si annebbiò, la testa pulsava, e Disia dovette darsi un pizzicotto al braccio per non svenire; sarebbe caduta per terra come una pera dall'albero senza i suoi riflessi pronti, quindi ringraziò i duri allenamenti di Burarion che l'avevano fortificata sia nello spirito che nel corpo.

Si riprese immediatamente, ma il quadro non era più lo stesso: il presunto cliente era troppo vicino al commerciante e... e poi la vide. Quella spada. La stessa spada che aveva sognato in mille notti buie e che insanguinava il suo petto ogni maledetta volta. Le fece uno strano effetto vederla di persona, soprattutto in azione e soprattutto... sul suo bersaglio! La ragazza spalancò gli occhi e corse veloce, agile, scattante, verso l'assassino. Era stata incaricata di proteggere quell'elfo da eventuali sicari della Confraternita, ma evidentemente era arrivata troppo tardi. Si avventò lo stesso contro il suo nemico e, prendendolo alla sprovvista, lo atterrò. Ma lui era uno bravo, si vedeva, e la spinse, così ruzzolarono entrambi tra gli occhi sbalorditi della gente di mercato. Tutti si fermarono, in attesa di un verdetto finale, tranne loro due, che già estraevano le armi dai rispettivi foderi per ammazzarsi a vicenda. Però l'assassino fu il più veloce, infatti stava già puntando la sua lama al collo di Disia mentre lei ancora l'aveva solamente estratta. Ma la ragazza non aveva paura della morte, così provocò ulteriormente il suo avversario abbassandogli il cappuccio, e quello che le si presentò davanti era... solamente un altro rifugio per il suo viso: una maschera. Bastardo, imprecò, ma ormai era fatta: lui aveva capito le sue intenzioni e già si stava affrettando ad ucciderla, infatti, dopo neanche un battito di ciglia, lui l'aveva già scaraventata per terra, così che il cappuccio della ragazza calasse e smettesse di celare i suoi tratti candidi. Fu esattamente l'effetto voluto dal sicario: pochi secondi dopo, la giovane si ritrovò a volto scoperto e con una lama scura e terrificante puntata alla gola.

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