Capitolo 4

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Ormai era passata una settimana da quando avevo iniziato a lavorare. Ero molto soddisfatta di me stessa, del modo in cui riuscivo a mantenere la calma e il controllo con i clienti nonostante i trampoli che mi ritrovavo ai piedi. Avevo fatto l'abitudine anche con quelli, finalmente riuscivo a camminare bene senza sembrare una foca appena uscita dall'acqua. Per quanto riguardava i miei colleghi non avevo assolutamente niente da dire; erano tutti molto simpatici e disponibili con me, aiutandomi nelle situazioni difficili o imbarazzanti. Silvia mi era sempre affianco, dicendomi cosa e come dovevo fare certe cose. Nei momenti liberi parlavamo molto e avevamo scoperto di avere molte cose in comune, tra cui l'essere ragazze madri. Sentivo conforto nell'avere una conoscente, anzi un'amica, che poteva capire esattamente i miei stati d'animo e che aveva le mie stesse preoccupazioni. Più passavano i giorni, più capivo che sarebbe nata una profonda amicizia.
<< Allora Ilaria, stasera ti affido un solo tavolo. Ma ti dirò subito che sarà molto impegnativo... >> mi disse il capo. Era un uomo sulla trentina, molto affascinante e soprattutto una persona intelligente e molto simpatica. Il secondo giorno che andai a lavorare, sapevo che ci sarebbe stato lui e la cosa mi spaventava molto, ma fin da subito è riuscito a mettermi a mio agio e a non farmi agitare. Sembrava quasi un padre, forse un po' troppo giovane, ma questo non contava.
<< Sono pronta a tutto, dimmi pure! >> mi aveva anche chiesto di dargli del tu, le prime volte mi imbarazzava molto, mi sembrava di essere scortese. Ma pian piano capii che metteva in imbarazzo anche lui, quindi riuscii a togliere la vergogna ed essere me stessa.
<< Ci sarà un tavolo di ragazzi e ragazze, avranno tutti più o meno la tua età. È il compleanno di una di queste ragazze, si chiama Rebecca. Ti lascio solo questo tavolo perché sono più o meno una trentina, quindi non voglio affaticarti tanto. Cerca sempre di essere molto cortese, ma se dovessero infastidirti più del dovuto, non farti problemi a chiamare me o qualcun altro. Ora vai a preparare le ultime cose, tra poco dovrebbero arrivare. >> e se ne andò.
Mi trovavo in una situazione di merda; l'idea che dovevo trovarmi da sola con una trentina di ragazzi arrapati e ragazze bisbetiche non mi eccitava molto. Conoscevo il mio carattere e non era sicuramente da ragazza dolce e gentile, se mi facevano girare il cazzo era la fine. Ma dovevo ripetere nella mia testa che non potevo perdere per nessuna ragione al mondo questo lavoro e quindi cercare di tenere la lingua a posto.
Fortunatamente quella sera non avevo minigonne in pelle o pantaloncini che mostravano il culo.
Indossavo un lungo vestito nero, elegante e molto sexy. Aveva un'ampia scollatura sulla schiena e uno spacco sulla gamba destra. E ovviamente non potevano mancare i soliti trampoli alti più di me.

I ragazzi erano tutti arrivati. Vestivano molto elegante anche loro, forse era per questo che il capo mi aveva fatto indossare quel bellissimo vestito. Aspettai che si sistemassero e che iniziassero a parlare per poter entrare senza essere notata. Ma purtroppo non fu proprio così... Avevo tutti gli occhi puntati addosso e le ragazze mi guardavano con aria di sfida. Guardandomi bene attorno mi accorsi di conoscere qualcuno di loro, la maggior parte erano della mia scuola e questa cosa non mi piaceva. Non volevo far sapere in giro che lavoro facevo, erano solo cazzi miei.
<< Guarda guarda chi mi ritrovo qua... Ciao bambolina! >> guardai immediatamente nella direzione da cui arrivava la voce e mi pentii subito di averlo fatto.
Mi ritrovai davanti quel cazzo di sbruffone che mi perseguitava a scuola, era diventato un incubo ormai. Era seduto su uno di quei divanetti, con una bionda cotonata sdraiata su di lui. Strano! Avrei voluto uscire subito da quella fottuta stanza, ma il lavoro purtroppo non me lo permetteva.
<< Ciao >> risposi fredda. Dovevo solo essere indifferente e lui si sarebbe stancato di rompere i miei inesistenti gioielli di famiglia.
<< Acida come sempre, non cambi mai bambolina. >> se mi avesse chiamato un'altra volta bambolina, giuro che lo avrei strozzato.
<< Cosa ordinate? >> cambiai discorso, era la cosa migliore da fare.

Premetto che anch'io amavo bere, molte volte anche tanto, ma questi erano delle bestie. Non si fermavano mai, si scolavano bottiglie di vodka, birra e spumante in pochi secondi, senza permettersi di respirare o parlare un po' . L'unico loro pensiero era di bere e fare sesso, glielo si leggeva in faccia e le tipe erano più che felici. Che grandissime troie, con il passare degli anni se ne sarebbero pentite.
Tornai al loro tavolo per l'ennesimo giro di alcolici; mentre posavo le bottiglie e i bicchieri sui piccoli tavolini neri, mi sentii prendere la vita da dietro. Mi girai di scatto, già pronta per mollare un ceffone al coglione che avevo dietro.
<< Che cosa vuoi sudicione ubriaco? >> dissi al solito rompi coglioni. Non potevo più vederlo.
Mi si avvicinò all'orecchio, facendomi sentire il suo alito che sapeva di alcol.
<< Voglio te, nel mio letto. >>
<< Sognatelo. Non ti insulto solo perché sto lavorando e non voglio perdere il mio posto di lavoro. Vedi di scollare le tue mani dai miei fianchi ed evitare di farmi sentire la tua presenza sul mio culo, sennò ti sputo nell'altro occhio. >> mi stava leggermente seccando. Certo, era un bel ragazzo e le sue mani sulla mia vita mi facevano un certo effetto, iniziavo a sentire calore. Ma sapevo bene che era colpa di quella piccola stanza e della troppa gente che ci respirava dentro.
<< Quando ti lascerai andare e mi bacerai? Ti desidero... >> si avvicinò sempre più a me. Mi prese il viso tra le mani e lo avvicinò al suo, l'odore di alcol si fece ancora più potente, ma riuscivo anche a sentire il profumo che emanava la sua pelle; era molto buono. Sentivo sempre più caldo e il mio viso era letteralmente diventato fuoco. Avevo scariche elettriche in tutto il corpo e la voglia di saltare su di lui si fece molto grande. Ma fummo interrotti da una voce squillante.
<< Gabri muoviti, vieni sul divanetto con me. Evita di fartela con le cameriere. >> disse stizzita. Presi l'occasione per scostarmi da lui, ora sapevo anche il suo nome. Questo Gabriele stava giocando con me e io mi stavo perdendo nel suo gioco e questo non mi piaceva. Lui si avvicinò alla tipa cotonata e la prese per mano, portandosela da qualche parte. Evitai di guardare per non infuriarmi, anche se non avevo motivo per farlo. Era solo un coglione, giusto Ila?

ANGOLO AUTRICE
È molto molto molto molto corto, scusatemi. :( ma mi farò perdonare con il prossimo capitolo, impegnandomi al massimo. Sono molto contenta che stiate seguendo questa storia, sono molto soddisfatta.
Vi chiedo per favore di farmi sapere però cosa ne pensate e poter capire dove sbaglio e riuscire a migliorare. Grazie per il sostegno!
Al prossimo capitolo ragazze :*
Ross

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 03, 2015 ⏰

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