Capitolo 2

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Questa mattinata la prevedo come la più noiosa di una lunga serie fra le già passate e le prossime domeniche mattina,i miei genitori sono in un viaggio di lavoro che in alcune volte nei weekend il capo di papà organizza,e va sempre anche mamma.
Non farebbe una bella figura a presentarsi senza sua moglie,affatto.
Sono andati in Italia,il viaggio di lavoro si sarebbe tenuto a Roma,non so altro.
Sono fortunati,Roma deve essere bellissima.
Avevo programmato di andare coi miei genitori a Roma pochi giorni prima che i medici dicessero del mio cancro,e appena saputo mamma ha disdetto l'albergo ed il viaggio.
Ho sempre voluto andare a Roma,ma non ci sono mai stata,e mai ci sarò.
Questo è uno dei motivi per cui,oltre ai motivi ovvi,io detesto la mia malattia,quest'ingiusta sofferenza,Dio,la odio.
Non arriverò ad altri sei mesi,lo sanno tutti qui.
Io,Martha,i miei,i dottori,che davanti a me mostrano false speranze che neanche loro hanno.
Non so se valga neanche la pena di lottare,di voler vivere ancora,anche se supero i sei mesi,quanto potrò andare avanti dopo?Altri sei mesi?Un anno?Per miracolo,forse due?
È ridicolo.
Solo altra sofferenza,e senza risultati.
Poi,io nei miracoli non ci credo,e non credo nemmeno nella Bibbia o robe varie.
Un Dio che dice di amarci,non farebbe mai accadere ciò a nessuno.
Non permetterebbe che io mi ritrovassi qui,a non aver ancora compiuto i sedici anni,in un letto d'ospedale da cui a malapena riesco ad alzarmi,senza speranze di vita.
Potrei,da un momento all'altro,forse senza neanche accorgermene,chiudere gli occhi e non aprirli più.
Forse,sarebbe meglio.
Niente più dolore,niente più sofferenza.

Solo la mia leggerezza sulle nuvole di zucchero filato,avvolta da un dolce ma rassicurante profumo di Chanel.

La porta bianca della camera si apre,ed io mi tiro sù lentamente alzando di poco la testa,ed entra Joy,la mia infermiera preferita.
'Buongiorno Genni,dormito bene?'
Mi piaceva avere un soprannome,da Imogen a Genni,solo Joy poteva trovarmene uno così.
Aveva più o meno 40-45 anni,non era alta ma nemmeno troppo bassa,capelli neri e corti,occhi scuri,robusta e sempre sorridente.
'Buongiorno Joy..no,non va mai bene,ed oggi assolutamente sarà una giornata terribile.
Mamma e papà non verranno oggi e forse nemmeno domani,per uno stupido viaggio di lavoro in Italia.'
Il suo sorriso sparì per un attimo,poi ne comparve uno compassionevole.
Dio,non di nuovo.
Non voglio farle pena.
'Mi dispiace molto,Genni..ti devo mettere la flebo.'
Annuisco e lei mi sistema la flebo nel braccio,che oramai era pieno di buchi.
'Sai,anche io ho dei figli che per venire in ospedale non vedo spesso nella giornata,ma devo pur lavorare..e anche i tuoi genitori devono.'
Sbuffo,e lei dà un'ultima sistemata alla flebo per poi sorridere e andare verso l'uscita.
'Joy,i miei non sono obbligati ad andare in quelle gite di lavoro.
Ci vanno per fare bella figura.'
Scuote la testa ed esce dalla stanza.
Non capisco.
Guardo il telefono appeso al suo caricabatterie bianco e segna un messaggio e che sono le 9.37.
Il messaggio è di mamma che dice che manco sia a lei che a papà e che non vedono l'ora di rivedermi e roba simile,ma io resto della mia opinione che se volevano stare con me potevano rinunciare ad almeno una di quelle gite.

Sospiro,fatico per alzarmi e vado verso il bagno,con in mano una canotta nera ed un pantaloncino corto dello stesso colore ed un cambio intimo uguale.
Sì,oggi era proprio un giorno da vestirsi di nero per me.
Mi lavo e cambio senza fretta,indosso i vestiti preparati prima,metto una bandana bianca (un poco di triste positività potrebbe essermi utile),mi lavo i denti ed esco dal bagno,lanciando i vestiti sporchi in un sacchettino di plastica bianco,mi avrebbe lavato il tutto mamma oppure,e cosa molto,molto più probabile,la nostra domestica,Milly.
Il suo nome completo è Milana,ma io la chiamo Milly,viene dalla Romania e lavora per noi da prima che nascessi.
Poi,per mia madre sarebbe assurdo fare una lavatrice,userebbe il sapone per i piatti.
Lei non fa le faccende domestiche,si limita ad essere perfezionista nell'ordine di una casa che non sistema lei e in cui sta poco e niente del suo tempo.
Quindi,si limita a dare ordini dicendo a Milly come sistemare le cose.
Ricordo il giorno in cui acquistò un piccolo nanetto,ed era in piedi a braccia conserte ordinando 'No,no Milena-storpia sempre il suo nome-,mettilo più di lì..NO MILENA,LÌ NON LÌ!Che pazienza che ci vuole!!!'mentre la povera Milly,in piedi su una sedia visto che è bastona,capelli lunghi fino le spalle ma sempre raccolti in un comodo cipollotto alto e castani,occhi nocciola e rotondina,diventava pazza per soddisfare i capricci di mamma.
Stacco il telefono dallo stato di carica,mi metto il marsupio di Gucci con dentro qualche moneta ed il telefonino ed esco piano dalla stanza,poi mi dirigo all'ascensore,aggrappandomi a qualcosa ogni qualvolta avessi la sensazione di cadere.
Avevo voglia di un cioccolato caldo,quindi il signore che era con me nella scatola metallica mi chiede il piano in cui desideravo andare.
'Bar.Piano terra.',non ero affatto di buon umore,ma l'uomo,anziano,capelli di un bianco-grigio e lisci,corti,alto e snello,mi sorride.
'Oh pensa,sto andando al bar anche io!'
Ehm ma glielo ha chiesto qualcuno?Se sì,credo di non aver sentito.
'Ah bene.'
La scatola si apre e vado dritta verso il bar dell'ospedale,ordino la mia tazza di cioccolato,mi siedo ad un tavolo e il cameriere,un ragazzo carino con meno di trent'anni,alto,fisico magro ma forse scolpito(?),capelli neri e un leggero ma evidente poco di barba,occhi scuri,mi porta la bevanda con un sorriso a trentadue denti.
'Grazie.'gli sorrido appena,scarto lo zucchero e mi metto a giocherellare a testa bassa girando il cucchiaino dentro la tazza.
Che incubo stai vivendo Imogen!Pensai,quando finirà tutto questo?
Era la parte ingenua di me,a chiedersi quando sarebbe finita tutta quella sofferenza.
Non sarebbe mai finita,le cose non si sarebbero mai sistemate.
Prendo un sorso del cioccolato,e mi arrendo per l'ennesima volta al pensiero che ce ne saranno ancora tante,di giornate come questa.

***

Mi venivano in mente i miei compagni,erano le undici e mezza e mi ero proibita di mangiare le patate olio e prezzemolo crude e con delle scatole contenenti olio e prezzemolo,con il solito bigliettino 'Condisci tu?XX'.
Al prossimo,credo che avrei rovesciato il pasto di turno addosso alla cuoca.
Comunque,sì:stavo pensando ai miei compagni.
A Katherine,che non si fece più sentire da quando ero in ospedale,ben sapendo il motivo per cui ero lì.
Jonathan fece lo stesso,e per me era come un migliore amico,quindi gli chiesi spiegazioni dopo quasi una settimana senza chiedermi nemmeno come stessi,lo chiamai.

'Ehi Imogen,tutto bene?'
Mi stava prendendo in giro?La tua migliore amica è in fin di vita,non l'hai cagata da quando lo sai e adesso chiedi se va tutto bene?
'No Jonathan,non va tutto bene.
Sono in ospedale,credo di averti dato l'indirizzo,eppure non ci sei mai venuto nemmeno per dirmi un 'ciao Imogen' '.
Avrei voluto insultarlo,ma aspettavo troppo impazientemente la sua risposta.
'Imogen..a me dispiace..però adesso ho paura,se tu non ci sarai più non voglio ricordarti mezza morta e malata di..cancro.(?)'
Iniziai a piangere,e riattaccai rabbiosa il cellulare a Jonathan.
Mi aveva appena sbattuto in faccia la verità,la pura verità mi era appena stata sbattuta in faccia da quello che pensavo fosse il mio migliore amico.
Anche lui,lo diceva.
Non ce l'avrei fatta.

Che rabbia,tristezza,disperazione, che orrenda consapevolezza quella che non sarei sopravvissuta,e che anche Jonathan lo sapeva.
Poi i miei 'amici di passaggio',come Mattew,Jen,Mitchie,che ci misero poco e niente a dimenticarsi di me.
Gli unici che son rimasti sono Jo,Melissa e Desirè.
Poi i menosetti della classe,Zayn Malik,Niall Horan e,dulcis in fundo,Harry Styles.
Loro si sentono meravigliosi e peefetti,ma in effetti,chi può dargli torto?Anche il resto del loro gruppetto,Louis Tomlinson e Liam Payne,non sono affatto bruttini.
Ma soprattutto Styles,lui si dava delle arie tanto che sembrava,ai miei occhi,ridicolo.
Però era allo stesso tempo riservato,non timido,ma si faceva i fatti suoi,e non veniva quasi mai a scuola,anche se nessuno sapeva il perché.
A me,comunque,non importava.
Il resto dei miei compagni li sento qualche volta,ma è già qualcosa.
Iniziavo ad aver voglia di qualcosa di dolce,quindi uscii dalla camera,e girai l'ospedale (a me ancora un po' sconosciuto),fino a più o meno disorientarmi.
Giravo per i corridoi alla ricerca di un distributore di merendine,e come ogni volta mi ero persa.
Erano già due ore e ventiquattro minuti che non mangiavo,e pensavo di prendere una qualunque cosa contenesse del cioccolato.
Vedo un distributore vicino alla finestra.
'Finalmente!..eh?'
Mi sono scontrata con un ragazzo.
'Ma attenzione eh che cavolo..'
Lo guardo bene.
Non è possibile,cosa ci fa lui qui?

***

#Capitolo 2

_tumblrdreamer_ asyaeasy02 CamiOrtiz ChiaraDiga francy_ari sary_01_07 allora che ne dite?Come secondo capitolo?♥

Un inaspettato scherzo del destinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora