10°Capitolo

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Stava iniziando un discorso molto lungo.

«Io ti vorrei parlare un pò di me» mi disse grattandosi il retro del collo e immergendo le lunghe dita dentro i suoi capelli color pece, accettai con sorriso amorevole.

«Io sono John Karl Von laüden,tutti mi chiamano John,il mio nome di battesimo è troppo lungo» ridacchió

«Comunque, sono Nato a Berlino in una piccola cittadina, a quei tempi c'erano le campagne fiorite, il sole caldo.
Eravamo una famiglia!
Ma poi inziò questa guerra.
Esisteva giá ma nessuno lo dava a vedere. Nessuno era a conoscienza dei lavori che facevano i padri o i mariti.
Mio padre era uno di noi. Lo è da prima che nascessi,con i tempi è diventato un appoggio al capo di tutto.. Adolf Hitler.
Io con gli anni andavo avanti,crescevo, ma non sapevo cosa mi riservava la vita. Ero ancora un sedicenne,privo di cervello. Ma con il passare de gli anni arrivai ai frenetici "18 anni." la maturitá. Forse a quell'etá si veniva a sapere cosa facevano i padri e io lo venni a sapere. Mio padre diventava sempre piú potente. E mi chiese a me di affiancarlo,mio zio ne fu felice. Mi dissero che se avrei rifiutato non c'era posto in famiglia. Cosí accettai. Con il passare dei giorni il mio odio aumentava per tutte le schiocchezzd che dicevano. E mio padre era sempre piú orgoglioso. Mia madre invece era sempre piú disgustata, e a questo comportavano le litigate familiari. Ma sai? Mi pentii di tutto questo appena vidi te. Piccola,indifesa,Pura e leale.»
Avevo le lacrime a gli occhi,il disprezzo che provavo verso di loro era contrario a tutto quello che provavo verso l'umanitá.. non avevo mai odiato delle persone cosí tanto.
«Mi dispiace tantissimo.» le uniche parole che riuscí a far uscire dalla mia bocca, ero a cora traumatizzata dal suo passato...
Ma ancora una cosa non mi era chiara, Perchè sua madre litigava con suo padre? Di solito le mogli sono fiere del marito.

La mia curiositá era spinta oltre tutte le mie aspettative e all'imbarazzo.

«Perchè tua madre non era orgogliosa come al solito,di tuo padre?di suo marito?» chiesi insospettita.

«Perchè lei è Ebrea.»
In quell'istante,a quelle parole,tutto il mondo mi cadde addosso.
Uccideva il suo popolo,lasciava uccidere il suo popolo.
So che lo faceva per non essere ucciso,ma davvero,davvero non cercava di rimediare a questa guerra? Forse si ha proprio ragione quando si dice che a quella guerra non c'era scampo.

«Ma tu,vorresti rimediare? Cerchi di salvare piú vite possibili? Dimmi lo fai?perchè è il tuo fottutissimo popolo.» gridai silenziosamente,parlando tra pianti e singhiozzi.
Si avvicinó a me e avvolse le sue braccia palestrate alla mia vita, a circondarle perfettamente in un'abbraccio.

Appoggió la guancia nella mia testa, annusando i miei capelli.

«Sí lo faccio» disse dolcemente.

«Davvero?» chiesi, avendo un contatto visivo con i suoi occhi.

«Sí davvero» quasi mi brillano gli occhi.

Era davvero diverso come immaginavo.



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