Era passata un'altra giornata. Un'altra giornata senza aver concluso nulla, un altro buco nell'acqua, nessun indizio, il vuoto più totale.
Ormai non passavo più tanto tempo a stare davanti la lavagnetta a specchio che mio padre aveva deciso di mettermi in stanza. Diceva che grazie ad essa sarei riuscito a schiarire le idee, avrei collegato i punti, avrei passato per iscritto domande che se fossero rimaste in testa, andrebbero perdute.
La guardavo intensamente. Osservavo i volti di quei poveri ragazzi, le quali vite si erano spente per essere dei fallimenti, inutili, per mano di qualche pazzo, maniaco dottore che si diverte giocando all' "allegro chirurgo" trasformando innocenti in macchine sovrannaturali mortali.
Questa è pura follia, diamine.
Scrutandola bene, i miei occhi si erano fermati su un ragazzo in particolare, Donovan.
"Vivo o morto?"
Sentivo una dannata fitta allo stomaco quando rileggevo quella frase, quando vedevo il suo viso. Un misto tra angoscia, ansia, colpevolezza e rabbia.
In testa avevo ancora la sua espressione, quando venne trafitto da quell'asse. Io non sono quel tipo di persona.
Non posso averlo ucciso, io non l'ho ucciso.
Cosa dovevo fare?! Stare là? Aspettare che arrivasse qualche lupetto a salvarmi? Dovevo morire quella sera?
Forse sì, ma io non sono un assassino. Non era la mia volontà. È stato uno sbaglio.
Mi frullavano fin troppi pensieri in testa. Ero felice perché ero riuscito a togliere un peso dalle spalle di mio padre, non doveva più sentirsi minacciato. Contemporaneamente mi sentivo dannatamente in colpa. Scott non avrebbe agito così, lui è un Alpha.
Stavo sul letto, stremato. La stanza come al solito era piena di oggetti, disordinata, fili di qua, di là, i vestiti di Malia sulla sedia. Un completo disastro. Sentivo che qualcosa era cambiato, non avvertivo più la mia stanza come un posto sicuro. Mi sentivo un estraneo.Ma chi voglio prendere in giro? Sto soltanto cercando di auto-convincermi, come se fosse stato un incidente.
E se fossi io il vero fallimento?
Senza dubbio, ammetto di esserlo.
Sento di aver deluso tutti. Ho miseramente perso la mia partita.
Non sono un buon figlio;
non sono un buon fidanzato;
non sono un buon amico.Perché fingere che vada tutto bene, quando è evidente che nessuno sta bene? Perché non ritornare ad essere il branco di prima? Quando si lavorava tutti insieme!
Probabilmente il problema è che ormai tutti noi abbiamo la coscienza macchiata da qualcosa o qualcuno.Sono sicuro di essere lo Stiles di prima?
Mi passai una mano in viso, quasi come cercare di scacciare quei pensieri. Gesto così inutile che mi ritrovai la mano bagnata. Ultimamente mi assalgono sempre questi stessi pensieri e non riesco a liberarmene. Sento che qualcosa sta cambiando dentro di me. Il Nogitsune ormai è andato, ma mi sento così impuro, quasi non mi riconosco. È così difficile cercare di risolvere, provando ad evitare di ferire qualcuno.
Non potrei mai farmi vedere così da nessuno. Devo essere abbastanza forte. Non voglio essere un peso per gli altri.
Io voglio aiutare. Ma come?! Ho soltanto una mazza da baseball contro tante Chimere sbizzarrite con artigli, veleni e zanne!
Forse dovrei soltanto dormirci sopra, magari sparirà tutto questo sentirmi così perso.
Domani sarà un altro giorno, sono sicuro che andrà meglio.
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Down.
Fanfiction"Pensavo di poter volare, allora perché sto affogando ora? Non voglio sentire il suono di perdere qualcosa che non ho mai trovato."