Iniziò il nuovo giorno.
Avevo le palpebre pesanti, come quelli di qualcuno che non ha dormito tutta la notte. Gli occhi mi si chiudevano automaticamente, la mente era offuscata. Non volevo alzarmi. Sapevo che se mi fossi mosso dalle coperte, avrei dovuto cominciare a mentire a tutti e a sentirmi quel peso blocca al cuore.
Non mi piace dire le bugie alla gente che amo.
Strizzai gli occhi e guardavo attorno: Malia non era tornata a casa. Mi chiedo cosa non vada in lei in questo periodo.
Che stupido. Non so cosa va in me, figurati se riuscissi a capirla.
Mi alzai con fatica e rimasi cinque minuti pieni a pensare intensamente.
Ce la posso fare anche oggi.Entrai a scuola sentendomi un pesce fuor d'acqua. Le persone, l'ambiente, i professori, erano tutti grigi, tristi.
Si fanno domande sulla scomparsa del loro compagni, più confusi di noi non sapendo come stanno le cose.
Non sono un licantropo, ma sento l'odore della paura che azzanna ogni singolo individuo. Hanno paura di essere loro i prossimi, potrebbe essere chiunque, dal più probabile a chi meno te l'aspetti.
Dal fondo del corridoio vedo Scott. La sua espressione è più afflitta che mai, vorrei andare là e provare a farlo ridere, provare a dargli del supporto morale... ma mi sentirei un dannato ipocrita.
Quindi decido di filare subito in classe, dove Malia evita il mio sguardo. La faccenda pesa più del solito.
È davvero dura pensare da soli, stare da soli e non avere un secondo punto di vista. Era così che funzionavano le cose: vi era un'idea base, integravamo e sistemavamo meglio il piano.
Perfetto, sì. Una volta.
Cosa sta succedendo al nostro branco?Sopravvissuto alla prima parte della giornata, non ritorno a casa.
Con la Jeep vado ad accostarmi in un parcheggio, non ricordo di preciso dove fossi, ma non molto lontano dal bosco.
È giusto il modo in cui ci stiamo comportando? Se solo ci svestissimo delle nostre maschere e prendessimo le nostre debolezze in mano, mostrandocele a vicenda, non sarebbe meglio? Io non voglio perdere nessuno.
Ho già perso una tra le persone più importanti della mia vita, mia madre.
Io non voglio perdere la mia seconda famiglia. Scott è mio fratello, senza lui, le sue parole e il suo sostegno, io non sono nulla. Sono solo uno stupido umano con una mente iperattiva.
Scott mi ha reso qualcuno.
Il solo pensiero di essere odiato dai miei amici, mi faceva venire i brividi.
Ripensando a Donovan mi si rizzava la pelle. I suoi ogni iniettati di sangue, lui che voleva davvero cibarsi della mia morte, del mio dolore, creavano un blocco nel mio respiro.
Ormai erano notti che rivivevo quella scena, soltanto che si conclude con me che vengo preso e... meglio lasciare stare.
Affondai il mio viso tra le mani, con i gomiti appoggiati sullo sterzo.
La mia coscia cominciò a vibrare.
Era Scott. Presi la chiamata.
"Stiles, dove sei? Devi subito venire al Memorial, abbiamo un'altra Chimera e dobbiamo scoprire chi porta via i corpi."
Mugolai qualcosa del tipo "Sì, arrivo subito".
Avevo paura. Se avessero trovato il corpo di Donovan?
Accesi la Jeep e mi precipitai all'ospedale.Corsi subito dentro e trovai la pattuglia di polizia e mio padre.
"Papà, cos'è successo?!"
"Stiles, ne abbiamo trovato un altro... ma non sappiamo se riuscirà a farcela. Per ora lo teniamo sotto sorveglianza per capire chi altro si aggiunge a questa storia."
Se fosse stato Donovan lo avrebbe semplicemente detto. Tirai un sospiro di sollievo, mentre dall'altra parte i miei incubi si materializzavano.
Dentro la sala c'erano la sorella di Hayden, Parrish e altri quattro o tre uomini.
Mi sedetti e sfilai dalla tasca il mio Pass per la biblioteca della scuola.
M. Stilinski
Accompagnato da una mia foto, fatta due annetti fa. Quasi mi ero dimenticato come si sorridesse.
Non ci pensai due volte. La stropicciai dentro al pugno e la buttai. Non volevo ripensarci.Ad un tratto le luci cominciarono ad accendersi e spegnersi, ad intermittenza. La stanza venne ricoperta di fumo. Qualcosa stava accadendo, e di certo nulla di positivo.
Cercai mio padre, ma senza risultati. Ero come smarrito. Finché non mi trovai faccia a faccia con la sospettata Chimera.
Era in piedi, di fronte a me che mi guardava. Deglutii forzatamente, dovevo farmi avanti.
Lui scappò verso il tetto e io lo seguii, era il momento di farmi valere e di riscattarmi, con me e con gli altri. Dovevo salvarlo.
Arrivai in terrazza ed era tutto fin troppo tranquillo. Gli apparecchi elettrici erano al loro posto, ma c'era qualcuno in fondo, qualcuno di familiare.
Mia madre.Non potevo credere ai miei occhi, era proprio lei, con il vestito da paziente, ma era lei. Non era sola, c'era anche mio padre. Rimasi paralizzato alla scena.
"Tesoro io non ce la faccio... Lui sta provando a farmi del male. A me non importa se non mi credi, ma è così! Sta provando ad uccidermi"
Mio padre tentava di tenerla, tentava di spiegarle che quelle parole erano dovute alla malattia. Ma lei cercava di dimenarsi, cercava di sottrarsi a quella presa.
Cercavo di distrarmi, stavo trattenendo le lacrime. Tremavo e sudavo freddo. Guardavo oltre, ci provavo, ma i gemiti di mia madre, le urla strazianti erano inevitabili. Mi sentivo morire.
"Smettila di guardarmi in quel modo! Smettila! Smettila!!"
Si liberò dalla presa di mio padre e mi venne in contro, con sguardo pieno di odio e dolore.
"Mamma! Fermati! Cosa stai facendo?!"
Mi assalii, tentò di schiaffeggiarmi e in quel momento ci vidi chiaro. Era la Chimera che voleva uccidermi.Nella lotta per la sopravvivenza sentii ruggire qualcuno.
Scott.
La Chimera volò via, presa e strattonata da qualcuno.
Notai questa sagoma, si avvicinò ad essa e le squarciò la gola con gli artigli.
Era Theo Raeken, e venne là per salvarmi.
Vedere quella scena mi provocò nausea e le mie parole erano andate via.
"Non devi dire nulla a Scott, perché io non ho detto nulla su di te."
Avrei voluto scomparire. Ero più sconvolto di quanto non lo fossi prima.
Ero venuto qua per salvarlo.
Son stanco di stare indietro inerme.
Mi sento dannatamente impotente.
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Down.
Fanfiction"Pensavo di poter volare, allora perché sto affogando ora? Non voglio sentire il suono di perdere qualcosa che non ho mai trovato."