Di certo la grazia e l'eleganza non era propria per quegli esseri che sembravano orsi.Allison venne sbattutta in una gabbia uguale a mille altre: un letto a castello addossato al muro, una tazza, un catino appoggiato vicino alla tazza e nient'altro.Le pareti erano solide e sporche. quella di destra anche umida e trasudante una puzza di muffa. macchie di umidità si estendevano per tutto il soffitto, a volte disintegrando l'intonaco che cadeva a pezzi sul pavimento.Non c'era una finestra, la luce proveniva dal corridoio.La fredda cella si affacciava infatti su una lunga strettoia che divideva le celle su due lati.La sua visuale era limitata, se si sporgeva verso le grate poteva notare le mani delle altre detenute della sua ala, ma al momento non ne voleva sapere di staccarsi da quel letto freddo e con le molle andate non si sa dove. Anzi.. c'erano? Sembrava più un tocco di legno con sopra un lenzuolo...Allison si era trovata difronte una cella oscura, apparentemente vuota nella sua oscurità.Un movimento però attirò la sua attenzione. Qualcosa si mosse impercettibilmente difronte a lei.Incuriosita si avvicinò alla grata per poter osservare meglio la cella d'innanzi.Ad un tratto una donna vecchia con la divisa logora e i capelli che sembravano più alghe conformi e impastrocchiate che altro, si levò dall'angolo in ombra e raggiunse la grata, mostrandosi alla luce del neon.Il viso scavato e le guancie scarne, le confierivano l'aria trasandata e vecchia..Ma aveva una scintilla negli occhi...Allison abbozzò un sorriso sincero, che male c'era a fare amicizia con una detenuta, almeno non sarebbe stata sola tutti i giorni.Parlare non era il suo forte, ancor di meno intrattenere una conversazione, ma messa alle strette poteva colloquiare tale e quale a Jessica.A quel pensiero sentì come una stretta sul cuore e si portò le ginocchia al petto."Che hai combinato cara?" chiese la donna scarna con una voce suadente, la scintilla pericolosa che aveva intravisto parve celarsi dietro uno sguardo fintamente dolce."I..intendi pe.. perché sono qui?" sbiascicò spaventata Allison addossandosi alla parete di destra, quella poverosa ma asciutta. Per lo meno aveva un appoggio per la schiena.La vecchia la squadrò con interesse, un sorrisetto parve incresparle le labbra per qualche secondo. Ad un cenno di assenso, Allison inspirò e si preparò a fare il solito discorsetto dell'innocenza. "Omicidio" disse poi semplicemente. era stanca di dover spiegare l'ingiustizia che stava subendo, le avrebbe fatto cadere a terra il morale più di quanto già non fosse.Lo sguardo della detenuta si illuminò di una luce sinistra. Parve sorpresa.. ma, felice?La stava mettendo in soggezione, e ciò ad Allison non piaceva, quindi cercò di deviare il discorso sulla donna."E.. tu?" la osservò, la vecchia non le ispirava da nessuna parte innocenza, e a malincuore si maledisse per l'idea tanto ottusa che aveva avuto."Mah , avevo l'abitudine di giocare con i fiammiferi.." disse tranquilla guardando la ragazza di sottecchi per capire la reazione che avrebbe avuto.Allison, non sapendo cosa fare o dire, rimase li ferma, in attesa del niente.Ora almeno poteva dire di conoscere chi le stava difronte, una piromane insomma, probabilmente avrà dato fuoco all'edificio per sbaglio e saranno morte delle persone.Sicuramente doveva essere andata così..Aveva ancora le mani tra le grate quando una bastonata le solcò le dita facendola gemere dal dolore."Silenzio, avanzi di galera" urlò un omone sulla sessantina con una folta barba rossa.Poi si rivolse ad Allison che terrorizzata aveva ritirato le mani doloranti e rosse e lo guardava con occhi spaventati"La prossima volta entrerò direttamente in cella e ti sculaccerò" sussurrò con un ghigno malizioso che non preannunciava niente di buono.La ragazza deglutì vistosamente, e il grassone compiaciuto si allontano con fare sicuro.La vecchia di fronte a lei, lo aveva osservato tutto il tempo con occhi schifati e si vedeva lontano un miglio che serbava rancore verso quella guardia.Quindi era davvero pericoloso come sembrava? Aveva davvero maltrattato i suoi prigionieri senza battere ciglio?Avrebbe maltrattato lei, come aveva minacciato di fare?Allison gattonò velocemente verso la parete di fondo, più lontano possibile dal corridoio, dalla vecchia, dall'omone, da quel luogo schifoso.E pianse.Pianse fino alla sera interrottamente, soffocando i singhiozzi contro il cuscino sottile di cotone.Qualcuno entrò nel corridoio e i suoi passi leggeri e veloci risuonarono in tutte le celle.Allison stremata e rannicchiata in se stessa, potè tirare un sospiro di sollievo: non era l'omone.L'uomo intanto si fermava davanti a ogni cella, lo percepiva dall'andatura.Diede la schiena al corridoio, per non far notare il viso rigato dalle lacrime e le gote ancora rosse per i singhiozzi. Chiuse gli occhi e cercò di darsi una calmata prima dell'arrivo del secondino.Immaginò il suo divano così comodo, i suoi amati libri, la sua bollente cioccolata calda, il suo cane e le sue lenzuola al profumo di lavanda.Altre lacrime apparvero al ricordo di quella libertà amata oramai perduta.Sebastian era entrato nell'ala uno con un semplice obbiettivo, aveva appena finito le scartoffie dell'ufficio e aveva notato una discordanza con le pillole da amministrare alla piromane sadica assassina della cella 11221 e voleva controllare personalmente se le aveva deglutite o se le avesse nascoste da qualche parte.Ne approfittò per vedere come se la passavano le detenute, adorava vederle piegate al loro destino, vederle scontare una pena come giusto prezzo del passato spregevole.Non transigeva su certe cose, e la prima era la giustizia.Era noto che il ragazzo tenesse le briglie strette e usasse modi "violenti" ma Sebastian non si faceva impietosire dal fatto che fossero donne, erano assassine e criminali, tutto ciò che si meritavano, lì l'avrebbero avuto.E per mano sua.Cella 11221.Contrariamente al solito, individuò subito la detenuta.La donna però aveva qualcosa di strano, sembrava .. felice?La studiò osservandola distaccatamente: ostentava vitalità tutta d'un tratto, e mentre di solito siedeva nell'angolo più buio della cella per non farsi notare, ora stava vicino alla sbarra a gambe incrociate come se facesse Yoga.Aveva lo sguardo pericoloso, quello che i pazzi mostrano verso una potenziale vittima.Sebastian seguì lo sguardo schivo della vecchia fino ad arrivare ad una schiena esile scossa da singhiozzi.Cella 11220, difronte a quella della piromane sadica.La ragazza bionda era rannicchiata in posizione fetale, mostrandogli la schiena tremante.Allison sentì i passi avvicinarsi alla sua grata e istintivamente trattenne il respiro.Sebastian si accorse che la ragazza si irrigidì tutta e distorse la bocca in una smorfia disgustata.Come si poteva essere così pateticamente fragili e decidere di compiere un omicidio?Con che senno?Per vivere poi con i rimorsi della coscenza in una gabbia buia e sudicia?Le cose erano due: o era stolta o era pazza.Stento a riconoscere nella figura davanti a lui una assassina a sangue freddo, insomma..La squadrò con sguardo interessato, passando dalle spalle esili alle gambe magre, tremante come una foglia e con la pelle d'oca.Era possibile che fosse la stessa ragazza descritta nel rapporto del giudice, che premeditato l'omicidio, aveva strozzato la sorella? Oh si, l'aveva letto quella mattina il suo fascicolo subito dopo averla vista e stentava a crederci che una tale mocciosa avesse la forza di strangolare una donna di almeno trenta chili in più..Irrigidì la mascella e si voltò verso la vecchia che aveva ancora quella scintilla negli occhi.Era una megera psicopatica, manipolatrice e perfida e lui di certo non si fidava.Aveva notato la sua ingenuità, decise di chiamarla così la sfrontatezza della ragazzina e non pazzia, e a giudicare da come la vecchia l'aveva addocchiata... Si sapeva, chi ha a che fare con Ferna non finisce bene."Con te farò i conti dopo" la vecchia neanche lo guardò, ma nemmeno abbassò lo sguardo."Hai capito?rispondi o te ne arrivano di santa ragione" ordinò severo.Solo allora la donna abbassò lo sguardo e sorridendo annuì.Dei singhiozzi maltrattenuti riempirono l'aria e si voltò notando che il corpo della ragazza era nuovamente percosso. Allison aveva ricordato le parole del secondino che le aveva bastonato le dita e ne aveva ritrovato la stessa terrificante minaccia.Fin da piccola aveva avuto paura delle punizioni, del dolore in generale. e la minaccia di poco prima l'aveva gettata in uno stato confusionale che le faceva paura.Sebastian, accorgendosi di aver spaventato ulteriormente la ragazza distesa con le ginocchia al petto e i piedini nudi e pallidi che spuntavano dalle coperte leggere, incenerì con lo sguardo la vecchia che sorrideva a testa china compiaciuta e si avvicinò alle sbarre della cella 11220."Ehi tu" la ragazza si immobilizzò spaventata " Non ti farò del male al momento" precisò per darle conforto "Ma smettila di piangere perché mi stai innervosendo" e stai attraendo la sadica..Non sapeva neanche il perché la stesse in un certo senso avvertendo...chiunque con un po' di cervello in un carcere poteva leggere tra le righe.Era una detenuta come le altre dopotutto, ed era suo dovere mantenere ordine e sicurezza nell'edificio. Lo stava facendo per adempire ai suoi doveri.Le parole risuonarono estremamente egoiste alle orecchie della ragazza, che più schifata che mai da quel giovane, si costrinse a calmarsi.il bastardo pretendeva il silenzio? bene, lo avrebbe avuto, a costo di annegare nelle proprie lacrime silenziose.Allison parve smettere e Sebastian non capì come mai quella ragazza fosse tanto sensibile, insomma, se aveva ucciso allora doveva pur avere un carattere forte perché legittima difesa dal rapporto non era stata..Accigliato si diresse a gran passi verso l'uscita, spegnendo la metà delle luci e lasciando Allison da sola in quel buio che tanto la spaventava.
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La prigionia dell'amore
ChickLitIl direttore delle prigioni Sebastian Craven ha tutto: affascinante e viziato, conduce un'esistenza privilegiata ed è riconosciuto da tutti come il celebre capo degli agenti di Korck. Nelle campagne della periferia londinese, Allison Jones passa il...