La giacca

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"Mamma, credo di avere la febbre, non mi sento bene"

La mattina seguente dopo quel bizzarro incontro mi accorsi di essere molto caldo, avevo passato la notte in bianco a girarmi e rigirarmi nel letto. Non riuscivo a togliermi quella ragazza dalla mente. Nella mia testa rimbombava la sua voce, quella domanda, vedevo i suoi occhi illuminarsi ovunque. Immaginavo di toccarle i capelli, di accarezzarle la guancia, di abbracciarla. Ogni volta che la pensavo il mio cuore si agitava, le mie pulsazioni aumentavano e non riuscivo a stare fermo. La mia fantasia non aveva limiti.
Scesi le scale e andai in cucina.

Mi stava preparando la colazione, mi guardò e mi sorrise, poi prese la caffettiera bollente e mi verso il caffè nella tazza. Uscì una grande quantità di vapore. Iniziai a tossire. Mia madre è una di quelle classiche persone che soltanto guardandoti riesce a capire il tuo stato di salute e certe volte anche di animo, anche se più raramente. Mi disse di tornare a letto e che lei sarebbe uscita per andare a fare la spesa. Pasqua si stava avvicinando e come ogni anno mia madre organizzava una grande festa in giardino dove invitava i miei parenti più stretti. Odio quelle feste, per il fatto che c'è la confusione e io odio essere circondato dalla gente, preferisco stare solo o la compagnia del mio migliore amico.
Salii sopra e poco dopo sentii mia madre sbattere la porta. Mi distesi sul letto. La testa mi scoppiava, volevo morire. Presi le cuffiette per sentire la musica dal cassetto accanto al mio letto e sentii la prima che c'era nella mia playlist: Help dei Beatles.
Dopo un po'  sentii uno strano rumore provenire dalla finestra. Mi alzai e vidi che qualcuno stava lanciando dei sassi. Tolsi le cuffie e andai a vedere meglio.

"Grissino, è da mezz'ora che lancio questi cazzo di sassi, non mi sento più le braccia, cristo"

La sua voce. L'avrei riconosciuta fra mille.

"Come fai a sapere dove vivo?"

"Tranquillo, non sono una stolker. Sono semplicemente una che si fa gli affari degli altri, niente di più. Aprimi piuttosto"

Corsi in bagno veloce, non potevo farmi vedere in quello stato. Mi spruzzai velocemente del profumo, mi sistemai i capelli e mi lavai i denti, poi scesi le scale e le andai ad aprire.

Aprii la porta e la vidi. Aveva i lunghi capelli raccolti in due trecce e indossava sempre quella giacca lunga fino ai piedi, decisamente troppo grande per una come lei. La cosa che mi sorprese fu il livido che aveva sotto l'occhio. Era un livido molto grande ed impossibile da non notare, era di un viola molto scuro.

"Vuoi farmi entrare? Sai dirmi dove è la cucina?"

"Sisi ecco accomodati, la cucina è qui nella stanza accanto"

Con tutta tranquillità si diresse verso la cucina, aprii il frigorifero e vide il gelato al pistacchio che mia madre aveva comprato qualche giorno prima, ne mise un po' in due bicchieri e me ne offrì uno. Poi si andò a sedere sul divano senza dire nulla.

"Questo gelato fa veramente cagare, ma visto che non mangio da un giorno mi accontento anche del cibo per cani"

"Come mai non mangi da un giorno?"

"Quella stronza di mia madre, litighiamo spesso per cose stupide, lascia stare"

"Quel livido te lo ha fatto lei?"

Rimanemmo per un po' di tempo in silenzio, quei classici silenzi imbarazzanti. La guardavo mentre si divorava il gelato, sembrava che non mangiasse da settimane.

"Che ne dici di vedere un film? Un bell'horror, che ne pensi ?" Disse lei, sicuramente per rompere il ghiaccio e per cambiare argomento. Si vedeva che non aveva voglia di parlarne.

"Per me va bene, ma parlami un po' di te, l'altro giorno non ti sei neanche presentata e adesso sbuchi così dal nulla a casa mia"

"Credo che ti devo delle spiegazioni più esaustive"  disse ridendo  "mi chiamo Margot, ho quindici anni e adoro le passeggiate, gli animali, il cibo, la natura, il sole, il mare, la luna, le stelle, il tramonto, l'alba insomma tutto ciò che è bello, ma soprattutto adoro ogni genere di piante e di fiori"

"L'ho notato l'altro giorno, ho visto il tuo giardino, è davvero ben curato complimenti"

Mi ringraziò con la bocca piena di gelato. Mi misi a ridere, era davvero buffa. Ad un tratto le cadde un pochino di gelato sulla giacca e il suo sorriso scomparve. Divenne pallida e si alzò di scatto.

"Dimmi dove è un bagno, ti prego"

"Calma, alla fine del corridoio, ma che succede?"

Corse verso il bagno, bagno un asciugamano e cercò di pulire la macchiolina che non andava via.

"Togliti, stupida macchia"

Mentre faceva tutto ciò aveva il viso rigato di lacrime, gli occhi rossi.

"Vuoi stare calma! Basta lavarla non succede niente eh calma"

"Questa giacca ha un valore troppo importante per me, pensavo che tu capissi"

Si buttò fra le mie braccia e pianse.
La abbracciai per farla sentire meglio ma sentivo il suo cuore battere forte, avevo paura per lei. Poco dopo si staccò.

"Presto del sapone, corri"

Corsi in cucina per prendere il sapone, evidentemente in bagno era finito.
Quando tornai la vidi distesa per terra come se fosse priva di sensi. Fortunatamente respirava, allora la presi in braccio e la portai sul divano, presi una coperta e la coprii. Mi accorsi che nel giro di soli dieci minuti erano successe molte. La mia vita non era mai stata così movimentata. Mi accomodai vicino a lei e la guardai. Dio, come era bella. Dormiva in un sonno profondo, sembrava quasi morta. Non russava, respirava affannosamente. Le accarezzai i capelli anche se avevo paura di svegliarla, ma neanche lo scoppio di una bomba avrebbe potuto farla alzare. Le accarezzai la guancia e vidi sul suo volto un leggero sorriso. Ad un tratto iniziò ad agitarsi e mi scansai di scatto.

"Lasciamo stare, lasciami! È l'unica cosa che mi rimane di lui, lasciami bastarda!"

Urlava nel sonno, per un attimo avevo paura, sembrava posseduta dal demonio, si agitava e piangeva nel sonno. Le sue belle trecce si sciolsero e i bei capelli si arruffarono.

"Perché se ne è andato, è colpa tua, è sempre colpa tua, voglio stare sola, devi solo sparire dalla faccia della terra, ti odio"

Continuai a guardarla ma non riuscivo a capire nulla di quel suo discorso scomposto. Qualcuno era andato via ma non sapevo chi, non capivo.

"Il lago, ma certo il lago. È lì che è andato, me lo sento, sì lì. Lo troverò, oh sì che lo troverò, fosse l'ultima cosa che faccio. Hai capito brutta stronza? Domani lo trovo, non cercarmi"

Si svegliò di scatto alzandosi velocemente.

"Posso dormire qui questa notte?" Mi disse sorridendomi, era uno di quei sorrisi finti, si capiva che in realtà stava davvero male.

"Ehm credo di sì, a patto che domani ti accompagno al lago e mi spieghi cosa succede"

Mi guardò con aria di sfida.

"Mi hai sentito mentre parlavo nel sonno, vero?"

Annuii.

"Okay, ti spiegherò tutto. Ed ora lasciami prendere dal frigo quel bel dolce al cioccolato. Deve averlo fatto tua madre, ho già l'acquolina in bocca"

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 06, 2015 ⏰

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