Part 4

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"Sempre le stesse cose, sempre gli stessi posti. Ultimamente me le sono fatte così - il suo avatar aveva fatto un gesto largo con i pollici e gli indici delle mani – Oltretutto, se a giugno mi bocciano i miei minacciano anche di togliermi Internet. Incontriamoci di persona e basta."

Due giorni dopo era il suo giorno libero. A bordo della Cinquecento sgangherata di sua madre, Clorofilla percorse le strade bruciate dal sole delle due del pomeriggio, con il cuore che esplodeva come popcorn nell'olio bollente, le dita che si appiccicavano allo sterzo, e il sudore che colava nell'incavo sul labbro superiore. Tutti i sintomi classici da primo appuntamento.

Leo la stava aspettando vicino al chiosco dei panini nel cortile della sua scuola, il liceo scientifico De Marinis. Le tremavano le gambe. Scese dalla macchina. Sui tacchi a spillo camminava come un equilibrista sul filo.

A ripensarci, forse per quel primo appuntamento avrebbe dovuto optare per un po' più di sobrietà. Accanto al muretto di recinzione erano ammassati centinaia di ragazzi e ragazze. Sembravano a loro agio in quel modo, addossati l'uno sull'altro, a urlarsi nelle orecchie. In pochi minuti Clorofilla sentì su di sé il peso di centinaia di paia di occhi.

Che qualcuno la riconoscesse o che lei potesse riconoscere qualcuno in quella folla di capelli e indumenti multicolore era un'idea bislacca. I social network con foto e nomi reali non esistevano più da un paio d'anni.

Tuttavia, non riusciva a non pensare che tipe come Vageena o Monella-Kitty probabilmente si trovavano anche loro in quella marmaglia, a inarcare le schiene fasciate in top argentati, a sbattere le ciglia come Candy Candy mentre chiedevano di copiare i compiti di matematica.

Aveva fatto bene a lasciare la scuola. Era stata la decisione più sensata della sua vita, quando i suoi la imploravano di prendere il diploma. Se li avesse ascoltati, avrebbe sprecato i giorni migliori della sua vita come facevano quei ragazzi, davanti a un muretto, aspettando che il tempo passasse. Come scimmie che si spidocchiano a vicenda.

E comunque, per quanto si sforzasse, Clorofilla non riusciva a mettere a fuoco i volti di nessuno, l'emozione le faceva vedere tutto appannato. Però quello lì, in piedi con lo zaino tra le gambe, le mani in tasca e i capelli a caschetto con una riga centrale, quello era Leo.

Il ragazzo che le aveva fatto battere il cuore per tre settimane si trovava a pochi metri da lei. E da quello che si poteva vedere, non era esattamente un Apollo.

La somiglianza con Leonardo di Caprio, se proprio la si voleva cercare, c'era. Come quando si guarda una caricatura e, se è fatta bene, è sempre possibile risalire all'originale. Aveva i capelli biondissimi e a caschetto, ma le guance erano piene di bollicine rosse e aveva una strana smorfia tra il naso e le labbra, come se stesse respirando una puzza. Aveva gli auricolari e girava la testa in tutte le direzioni, con impazienza.

Non era un certo un Apollo, ma in fondo non importava. Anzi, il fatto che lui fosse meno attraente di quello che lei si aspettava - magari abbastanza alto, ma brufoloso e un po' in sovrappeso – faceva di lei la vincente.

Prima di avvicinarsi, sistemò bene la scollatura del body, di modo che si vedesse il neo finto che si era disegnata sul seno. Lisciò i leggings per bene, poggiò le mani sui fianchi per ottenere una posa ad effetto. Se fosse stata vestita di nero e avesse indossato una maschera, l'avrebbero scambiata per Catwoman.

"Leo?"

"Eh?" disse lui togliendosi uno degli auricolari. La squadrò velocemente dalla testa ai piedi. Scosse la testa. "Se è per quella storia dei massaggi – disse inserendo di nuovo l'aggeggio nell'orecchio – può dire a Tonino che non sono più interessato."

Non l'aveva riconosciuta. Clorofilla avvertì un senso di scoramento. Come un nano malefico appeso al collo.

"Leo..." Lo aveva detto con un filo di voce. Con un tono di supplica più che di presentazione.

"Non dirmi che tu sei...?"

Lui la guardò spalancando gli occhi. Dio, aveva pensato Clorofilla, questo qui non crede ai suoi occhi.

Si guardarono per qualche secondo, tremanti, increduli, capaci solo di pronunciare parole piene di puntini di sospensione. Per un attimo Clorofilla credette di sentire gli angeli suonare le trombe.

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ClorofillaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora