Capitolo 7

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Estate 1985, Italia

La porta si spalancò improvvisamente riversando, nello spazioso salotto, un venticello gelido.
- Federico! Che bella sorpresa, a cosa devo l'onore?-
L'uomo se ne stava immobile sulla soglia di casa mentre, seduto a capo del tavolo apparecchiato, Enrico mangiava la sua cena insieme alla famiglia. Sua moglie Clara teneva stretta a se una neonata. I due coniugi si aspettavano quella visita e avevano già pensato al da farsi. Clara aveva passato ore a piangere tra le braccia del marito che cercava di farle forza.

-Sorpresa un corno! Perché ti sei licenziato?- Federico puntò minaccioso l'indice della mano destra, e di tutta risposta Enrico si alzò in piedi. Aveva abbandonato la sua finta calma, e si dirigeva a passo svelto verso il suo ex collaboratore.
-Non posso fare ciò che mi hai chiesto- la sua voce si alzò di un tono e Clara strinse ancora di più quel tenero fagotto -Ho chiuso-
- Hai chiuso! Cosa significa che hai chiuso? Tu ci sei dentro tanto quanto me!- urlò Federico

La piccola iniziò a piangere scossa dalle urla. Attirò l'attenzione dell'uomo. Il suo sguardo furente si posò sulla bambina e gli sfuggi un soghigno.
-Quindi é lei la causa di tutto. Non é vero?-
La donna si alzò in piedi nel vano tentativo di calmare la neonata. Ma quelle urla erano state troppo improvvise, e nemmeno le dolci carezze della madre la tranquillizzavano.
Un brivido percorse l'intera spina dorsale di Clara. Quello sguardo la terrorizzava, ancora di più se era rivolto alla sua bambina. Sapeva di cosa era capace Federico G. e per nulla al mondo avrebbe voluto provocarlo, ma suo marito, il suo dolce Enrico, non era della stessa idea. Era stufo di essere coinvolto in certi affari che chiamavano "lavoro". Ed adesso aveva una figlia, una famiglia, tutto era cambiato ed anche lui aveva messo la testa a posto. Amava sua moglie e ancora di più quel morbido fagotto così indifeso. Ma putroppo non si ci può tirare fuori dagli "affari" così facilmente. Avrebbe pagato un prezzo lo sapeva, ma sapeva anche che non avrebbe mai permesso che succedesse qualcosa alla sua famiglia.

-Esci da casa mia!- esclamò Enrico- E non farti più rivedere-
Il sorriso inquietante dell'uomo si allargò, preoccupando sempre più la povera Clara.
-Come vuoi tu Enrico. Ma te lo giuro, questa storia non finisce qui.
A proposito, auguri per la tua piccola Bella- Federico indicò la neonata ed uscì sbattendo la porta.

Clara lasciò finalmente scorrere le lacrime che aveva trattenuto a stento. Posò la bambina nella culla e affiancò il marito.
-Oh Enrico l'hai sentito?- gli si rivolse singhiozzando
L'uomo le asciugò una lacrima nascente
- Andrà tutto bene amore, vedrai-
-Hai visto come guardava Bella? Vuole farle del male. Alla nostra bambina! -
Enrico la strinse tra le sue braccia, non sopportava di vederla così. La donna che amava, la sua bella Clara, stava male per colpa del suo passato. Era solo merito suo se Federico li aveva minacciati in quel modo. Lui aveva trascinato la sua famiglia a scontare le conseguenze dei suoi errori.
-Non permetterò che vi accada qualcosa. Vi proteggerò a costo della vita-
La donna si staccò leggermente dal petto di suo marito, quel tanto che bastava per guardarlo negli occhi
-Ti amo Enrico-
-Anch'io Clara-

Note dell'autrice:
Allora questo, come avrete notato, non é un capitolo narrato da Bella. Bensì ci catapulta all'estate del 1985, quando lei era poco più di una neonata.
Chi é Federico G.? E le sue minacce?
La storia si complica ;-)

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