Capitolo 1

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L'aereo atterrò puntuale e guardando le luci abbaglianti della pista già rimpiangevo le nuvole che prima mi avevano cullata. Non é mai facile trasferirsi e per me non è stato da meno.
-Siete pregati di scendere, grazie per aver volato con la nostra compagnia- la voce gentile della hostes mi convinse ad avviarmi verso il portellone.
Recuperai il bagaglio e mi diressi verso un uomo sulla sessantina che reggeva un cartello improvvisato con scarabocchiato il mio nome
- Leon?- dissi avvicinandomi con indecisione
-Bella, benvenuta a New York- mi sorrise lui allungandomi la mano destra, gliela strinsi con delicatezza e sfoggiai il mio sorriso più convincente
- Mi porta nel mio ufficio?-
Dovevo aver detto qualcosa di sbagliato perché strabuzzò gli occhi sorpreso e poi scoppiò in una risata fin troppo impetuosa
- Ma in Italia lavorate anche di notte? - si asciugò con l'indice una piccola lacrima immaginaria
-Mi scusi non ho ancora regolato il fuso orario- mi sistemai una ciocca ribelle dietro l'orecchio destro e continuai a sorridergli imbatazzata
- Nessun problema- disse con ancora qualche piccolo scoppio di risata.
Afferrò il mio bagaglio e con un gesto della mano mi invitò a seguirlo.

La sua range rover bianca era parcheggiata subito dopo la prima fila di parcheggi, doveva averla pulita molto accuratamente perché splendeva al buio anche fuori dalla luce dei lampioni.
- Si troverà bene qui- mi incoraggiò quasi avesse fiutato la mia preoccupazione- New York é un sogno ad occhi aperti- sistemò meglio lo specchietto retrovisore e mi guardò attraverso quel piccolo specchietto rettangolare
- Lo spero, se non fossi stata costretta non avrei mai accettato- mi morsi il labbro al ricordare della mia disastrosa situazione economica
- Il capo l'aiuterà, é una persona molto buona- rivelò con animo- Lavoro per lui fin da quando si é trasferito, all'inizio aveva affittato un piccolo appartamento di un grattacielo e poi, lavorando sodo se l'é comprato tutto quel colosso- sorrise divertito
- Lo conosco- ricambiai il suo tono allegro
- Ah si? E da quando?-
-Fin dai primi anni delle superiori- risposi
-Eravate molto legati?-
- A dire la verità mi prendeva in giro davanti a tutti, ero il suo passatempo preferito- mi salii il nervoso a quel ricordo
- Conoscendolo come lo conosco io quasi non ci credo- esclamò lui meravigliato
-Com'é adesso?- chiesi curiosa
-É uno dei pochi magnati della città che investe e dona i soldi ai cittadini, inoltre é molto gentile anche con i propri dipendenti- si grattò velocemente la nuca ricoperta di capelli grigi- É un vero galant'uomo-
Lo immaginai nei suoi nuovi panni di cavaliere e quasi arrossii
- Dove andiamo adesso?-
- Nel suo albergo-
- Lei é il suo autista vero? - i miei pensieri correvano veloci lungo una sola direzione
- Certo-
-Mi porti da lui- esclamai velocemente e tutto d'un fiato
-Come scusi?- tornò a fissarmi con aria interrogativa attraverso lo specchietto
- Lui attende una segretaria- cercai si spiegare- Ma non sa chi sia-
- Vuole dire che lui non sa che la sua nuova segretaria é anche la sua vecchia compagna di scuola?-
Rise divertito dalla mia rivelazione
- No- dissi abbassando gli occhi- Ecco volevo fargli una sorta di sorpresa barra vendetta del destino- sorrisi anchio tenendo lo sguardo incollato ai tappetini di gomma nera sotto le mie scarpe
- O mio dio- esclamò divertito girando ad un incrocio
Un espressione comune agli americani pensai
La strada davanti a noi si faceva mano a mano più spoglia di luci e palazzi, dove mi stava portando?
- Ma non mi aveva detto che abita in un grattacielo?- chiesi allungandomi verso di lui dal sedile posteriore
-Si, ma adesso é nella sua villa estiva, immersa nel verde- rispose girando all'indietro la testa come per farsi sentire meglio.
Mi riconposi sul sedile e sorrisi all'idea di non vedere più cemento e vetri.
Passammo in silenzio i restanti dieci minuti finche Leon non accostò in un vialetto sterrato
-Eccoci arrivati- disse spegnendo l'auto
Aprii la portiera e subito mi investi un venticello fresco d'estate. Davanti a me si apriva uno scenario da favola, una villa bianca enorme si espandeva diversi metri in altezza ma ciò che colpiva di più era la sua larghezza
- Una vera reggia non é vero? Pensi che il capo dispone di un terreno grande quanto tre campi da calcio. La casa ne occupa uno mentre il resto é destinato al giardino ed al suo sport club personale-
-Wou- fu l'unica cosa che mi uscii dalla bocca mentre i miei occhi correvano già all'orizzonte dove qualche stella brillava ancora invece di essere soffocata dalle luci artificiali.
- Su entri- mi incoraggiò- l'interno é ancora meglio- mi fece l'occhiolino e mi sorrise
- Grazie di tutto Leon- ricambiai a mia volta il suo affetto
Presi la valigia e mi incamminai verso una scala di marmo bianco circolare che partiva sia da destra che sinistra. Il portone laccato di verde lasciava intravedere un piccolo spioncino dorato e subito sotto una maniglia in stile antico, optai per il campanello li vicino
- Desidera?- rispose una voce un po' gracchiante al di la del citofono
-Sono la nuova segretaria di Mr G., c'é stato un problema con l'albergo ho pensato di venire a chiedere aiuto- evitai di dire il mio nome
Dopo pochi secondi di attesa la serratura della porta scattò e la stessa voce continuò- Si accomodi- entrai e finalmente capii che Leon aveva proprio ragione, mi guardai intorno meravigliata finche il mio sguardo non fu rapito dal bellissimo uomo che stava scendendo la scalinata
- Qual é il problema signorina?- disse sistemandosi la camicia alla base del braccio
- Molti- sussurrai ammirando ogni centimetro del suo corpo racchiuso in un completo nero perfetto per lui, mi schiarii la voce con un piccolo colpo di tosse e acquistai finalmente la sua attenzione. I suoi occhi scorrevano velocemente analizzandomi i vestiti e infine si concentrarono sul mio viso così intensamente che arrossii all'istante. Si avvicinava con un passo deciso e la bocca aperta per lo stupore. Oh aveva proprio ragione Leon, era cambiato molto e non solo mentalmente, il suo aspetto era decisamente più affascinante, sicuramente faceva inpazzire molte new yorkesi.
-Ciao- sbiacicai imbarazzata
-Ti prego dimmi che non sono pazzo- ormai eravamo ad un viso di distanza, la sua mano si avvicinò alle mie guance fino a sfiorarle ed a produrre una specie di scarica elettrica in tutto il mio corpo
Sorrisi divertita- Non stai sognando Mr G.-
Le sue labbra si piegarono in un sorriso raggiante- Oh mio dio- esclamò allontanandosi da me. Incominciò a camminare avanti e indietro con una mano sulla bocca e la testa rivolta verso l'alto
-Stai bene?- chiesi preoccupata
-Se sto bene? Non sto per niente bene- mi guardò divertito- Scappo a New York e dopo tre anni ti presenti una notte in casa mia e mi chiedi se sto bene- rise ancora prima di avvicinarsi di nuovo a me
-Scusa- dissi colpevole- Non pensavo che ti avrei dato così fastidio- mi girai verso la porta, complimentandomi per aver appena perso il mio nuovo posto di lavoro. Posai la mano sulla maniglia ma il mio polso fu afferrato da una presa forte ma gentile, mi voltò verso di lui e ammirai per la prima volta dopo tanto tempo i suoi occhi blu
- Scherzavo furia, mi fa piacere rivederti- con l'altra mano mi sistemò la mia solita ciocca ribelle per poi scendere fino al fianco, il mio pensiero emise un piccolo gemito che per fortuna non fu espresso anche a voce
- Mi é mancata la mia miglior nemica- mi spinse con dolcezza in un abbraccio caldo.
Quasi non mi resi conto che stavo sorridendo tra le sue braccia forti.

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