Capitolo 4

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Il suo fiore era stato reciso.

No, non era possibile. Non poteva essere.

Lasciò la borsa ai suoi piedi. Si precipitò verso il corpo del padre. Il sangue era soltanto ciò che riusciva a vedere. Si gettò sulle ginocchia accanto a lui e, afferrandolo per una spalla, cominciò a scuoterlo leggermente.

- Papà...papà – sussurrava.

Gli occhi azzurri del padre erano come sbarrati. La bocca era rimasta socchiusa. Sangue, sangue dappertutto. Il corpo non dava segni di movimento né tantomeno di vita. Ed eppure Ilary Evans stentava ancora a crederci. Non poteva essere morto.

- ...papà... - continuava a chiamarlo, sperando in una risposta da parte del padre.

Quella risposta non arrivava. Non arrivò manco quando lo chiamò per nome. Ilary Evans si accorse di essere rimasta sola, completamente sola: la sua famiglia si era appena sgretolata davanti ai suoi occhi. Si arrese. Sentì le iridi celesti colmarsi di lacrime. Si lasciò scappare un urlo straziante, liberatorio, mentre si sentiva quasi chiudere il cuore in petto. Si guardava attorno persa, quasi non riconoscendo più la città in cui era cresciuta. Sidney, la sua tanto amata Sidney. Nessuno l'aveva sentita, e lei aveva così tanto bisogno di aiuto in quel momento. Il trucco scuro le correva sulle guance morbide, imprimeva sulla pelle lattea nere linee. Aveva così bisogno di aiuto. Adesso come avrebbe potuto vivere in quella villa che profumava di suo padre, in quelle strade che glie l'avevano portato via? Troppe domande si stavano affollando nella mente della ragazza, ed ella non sapeva più come reagire, come rispondere a tutti quei punti interrogativi. La testa le scoppiava, mentre i singhiozzi si ripetevano, sempre più forti, sempre più disperati.

Alzò il capo e vide un ragazzo, che a pochi metri da lei stava camminando via. Non riusciva a vederlo in viso, ma in quel momento poteva essere l'unica persona che le avrebbe potuto dare una mano, qualunque fosse stato il suo aspetto. Così la ragazza, ancora in lacrime, si alzò in piedi e si diresse verso l'altra parte della strada quasi correndo. Non appena fu abbastanza vicina, gli afferrò l'avambraccio, facendolo voltare verso di lei. Non si interessò minimamente ai lineamenti di lui, poiché ancora troppo scossa dalla morte del padre da potersene curare, e aprì bocca quasi immediatamente.

- Ti prego, aiutami! Mio padre è morto e non so cosa fare! Non so dove battere la testa! –

Guardò supplichevole il ragazzo davanti a lei, mentre il mascara le colava sulle guance.



Luke sospirò. Non riusciva a decidersi se correre via, lasciare quella ragazza di cui manco conosceva il nome a disperarsi, o voltarsi e darle una mano per quanto possibile, sporcandosi ancora di più la coscienza. Guardò la careggiata davanti a sé e gli occhi colmi di lacrime di lei. Sospirò.

- Ti aiuto –

La figlia di Tim Evans parve sollevata da quelle parole e, con leggera insistenza, lo trascinò dall'altra parte della strada, davanti al cadavere del padre. Luke si prese l'anellino nero che gli coronava le labbra tra i denti, sentendo gli occhi pizzicare.

- Ti prego, dimmi cosa posso fare – la ragazza parlò tra i singhiozzi, mentre ingenuamente si teneva ancora al suo avambraccio.

Se prima i sensi di colpa lo stavano colmando, beh, in quel momento  lo stavano divorando completamente. Vedere l'opprimente risultato delle proprie azioni riversato accanto a sé gli faceva venire la nausea: non poteva aver contribuito a far sì che tutta quella disperazione si realizzasse.

- Chiamo la polizia – il ragazzo disse in sussurro, mentre prendeva dalla tasca posteriore degli skinny jeans il suo iPhone.

E mentre parlava con quell'agente ignoto, si sentiva sprofondare: stava gettando sé stesso, Calum e Tracy in un mare di guai, ma era forse l'unico modo per non apparire sospetto agli occhi della ragazza. E così, non appena terminò la chiamata, fece per andarsene, ma lei glie lo impedì nuovamente.

- Aspetta, ti supplico –

Luke si voltò e commise l'errore di incastrare i loro sguardi, perché se prima piangeva, ora la ragazza lo guardava ad occhi aperti. E lui per un momento si dimenticò di tutto ciò che aveva appena commesso, mentre si perdeva in quelle iridi grandi e blu come il mare.



E Ilary per un attimo aveva smesso di singhiozzare,mentre si beava della vista degli occhi color ghiaccio unici, da far invidia al diamante più bello. E l'ultima cosa che gli chiese fu il suo nome, prima che egli si allontanasse da lei.



Quel ragazzo si chiamava Luke Hemmings, e lei, sicuramente, non se lo sarebbe scordato.












Ciao a tutte!!

Cosa ne pensate dell'incontro di Luke e Ilary? Io sinceramente sono rimasta fiera di ciò che sono riuscita a scrivere. E' la prima fan fiction in cui non utilizzo i POV di ciascun personaggio e devo dire che mi sta piacendo parecchio.

Se vi può interessare, ho scritto questo capitolo ascoltando The Whisperer di Sia e Night di Ludovico Einaudi...

Vi devo tristemente comunicare che da domani gli aggiornamenti non saranno più così veloci come è stato per i primi capitoli... cercherò di dare il mio meglio per non far passare troppo tempo tra un aggiornamento e l'altro.

Un bacio e alla prossima!!

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 18, 2016 ⏰

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Amore Criminale || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora