Scuola

59 5 0
                                    

Ti fermi di fronte all'edificio grigio e cupo, sei circondata da una marea di adolescenti urlanti che ti spintonano di qua e di là passandoti affianco, che ti perforano i timpani con le loro grida di saluto e che ti fissano come se fossi un alieno, ma l'unica cosa su cui riesci a concentrarti è la facciata dell'edificio. La scuola che ti ha ospitato per cinque anni, non la rivedrai più, ti basta superare quest'ultimo anno senza intoppi, senza conoscere gente nuova, senza parlare a nessuno, senza fare un'assenza, senza sbagliare nessuna verifica e poi sarai libera di andartene per la tua strada. Sarà l'ultima volta che rivedrai le facce troppo motivate dei professori o che sentirai le lagne dei pivellini che perdono lo zaino. Niente di tutto ciò ti riguarderà più e finalmente potrai dire addio a questa scuola.

Mancano solo 212 giorni e tutto questo non esisterà più.

Tiri un sospiro di sollievo e ti dirigi verso l'entrata, lasciando dietro di te una scia di tristezza e solitudine che costringe tutti quelli che ti passano affianco a notarti. Ma non ti calcolano, ti prendono solo per la depressa di turno e sbuffano, riprendendo il loro percorso iniziale. Ormai non fai più caso a quello che la gente dice di te, non te ne è mai importato e mai te ne importerà finché avrai lui che ti aspetta.

La strada fino alla tua classe la fai in silenzio, con la testa bassa, fissandoti le scarpe nere, i piedi posti uno dopo l'altro, non ti serve sapere dove stai andando dopo cinque anni e, per quanto l'idea di conoscere questo posto così bene ti disgusti, è molto utile, così eviti di incrociare lo sguardo con qualcuno di indesiderato, cioè tutti.

Nessuno di loro ha un briciolo di cervello, sono tutti troppo concentrati sulla carriera sportiva o sullo studio, anche i più intelligenti alla fine lavorano solo per uno scopo fine a se stesso: prendere il massimo dei voti. E tu, anche se sei una ragazza vuota e inutile e sola e depressa e problematica e... ne sei almeno cosciente e sai come tornare ad essere te stessa, lui è la risposta a tutto.

Solo quando ti siedi al tuo solito posto, infondo alla classe, vicino alla finestra in un banco solitario e snobbato da tutti, alzi finalmente lo sguardo e ti ritrovi in una classe vuota, sei stata la prima ad arrivare e adesso aspetterai finché non entrerà il professore di inglese.

Cominci a tirare fuori il tuo quaderno, la copertina nera segnata dalle tue unghiate, quando non riesci a studiare te la prendi con il quaderno. Poi la matita, ormai minuscola perché non hai fatto altro che rosicchiarla e infine prendi il cellulare e cominci a eliminare i messaggi. Prima quelli dello psicologo, poi quelli della segreteria della scuola, poi quelli dello zio Mark e di Robert e infine leggi l'ultimo messaggio che ti è arrivato dalla zia.

Oggi alle 2:30 pm, non tardare.

Poi cancelli anche quello.

E aspetti, appoggi la testa al banco e chiudi gli occhi, aspettando in silenzio l'arrivo del prof.

Qualche minuto dopo senti dei passi e un lieve bussare alla porta, lentamente tiri su la testa pensando di ritrovarti di fronte il signor Bemberton con la sua giacca marrone logora e i capelli ancora arruffati, magari un sigaro in bocca e le verifiche dell'anno scorso sotto mano, ma vedi soltanto un ragazzo.

Sembra spaventato, forse nemmeno lui si aspettava di trovare te lì, magari ha sbagliato classe, fatto sta che la cosa non ti interessa, infatti sbuffi e ricacci la testa tra le braccia. Non è decisamente quello che ti aspettavi e non hai di certo voglia di essere carina o gentile con un ragazzo qualunque, sicuramente non con quello che per altro non hai mai visto qui in giro, è talmente deludente che ti viene da prendere a pugni il banco. Non è di certo di una compagnia maschile stupida e superficiale quello di cui hai bisogno, è proprio l'ultimo dei tuoi desideri. Tu vuoi soltanto lui.

BewitchedDove le storie prendono vita. Scoprilo ora