I think I wanna marry you

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L'aveva sentito respirare un po' più forte contro la sua nuca. Aveva sentito la presa del suo braccio attorno ai fianchi nudi rafforzarsi, e si era voltata in tempo per vedere Percy Jackson che sbatteva le palpebre un paio di volte mentre la luce del primo sole si scontrava sul suo volto.

Annabeth aveva sorriso e si era avvicinata a lui, abbastanza da potergli baciare la punta del naso per vederlo sorridere a labbra chiuse, e poi la presa sui suoi fianchi si era rafforzata un po' di più e i loro corpi avevano aderito naturalmente, come se fossero stati fatti l'uno per l'altro.

- Colazione? - gli aveva detto Annabeth cercando di racimolare le forze per potersi allontanare dal rifugio caldo che costituivano le braccia di Percy e le lenzuola candide che sapevano di loro.

Il moro aveva annuito con gli occhi socchiusi macchiati di sonno e si, aveva venticinque anni suonati ma per colazione voleva ancora i pancake con la nutella e il capuccino. Aveva venticinque anni ma gli occhi brillavano ancora come quando ne aveva sedici ogni volta che vedeva Annabeth.

Aveva i muscoli ben sviluppati, snelli e tonici, le mani forti, dure di chi è sempre stato abituato a lottare. Aveva i tratti più marcati che non lasciavano più spazio alle curve infantili ma ci volevano comunque ore per buttarlo giù dal letto con la promessa di pancake alla nutella e un cappuccino con tre cucchiaini di zucchero.

- Non penso di volermi alzare - aveva biascicato con la voce un po' roca per il sonno e gli occhi socchiusi. E si, sembrava avesse abbassato tutte le sue difese ma la presa attorno ai fianchi di Annabeth era comunque ben salda.

La bionda aveva sorriso e gli aveva baciato le labbra morbide per qualche istante prima di passargli una mano tra i capelli scuri e più arruffati del solito. - Dobbiamo passare anche al Campo. Chirone ha detto che dobbiamo aiutare Piper con i nuovi allievi.

Percy aveva borbottato qualcosa e Annabeth si era limitata a ridere piano mentre lui si avvicinava un po' di più a lei, seppellendo il volto tra i seni nudi. - No - aveva borbottato, degno di un bambino capriccioso.

La ragazza gli aveva passato le dita tra i capelli morbidi ancora una volta come se quello fosse il giusto metodo per farlo alzare.

Percy e Annabeth convivevano da quando avevano vent'anni. Avevano comprato un attico a New York dopo che entrambi avevano concluso gli studi e quando avevano avuto la certezza di un lavoro in tasca, quell'appartamento sulla venticinquesima era diventato di loro proprietà.

Tutte le stanze avevano preso vita velocemente, vittime del turbine di emozioni che aveva travolto Percy e Annabeth quando avevano messo ufficialmente piede lì dentro. La cucina era stata sporcata, il frigo era stato ricoperto dalle calamite comprate in tutti i luoghi che avevano visitato, dalle foto scattate al Campo o semplicemente scattate e basta, senza un reale perché.

Il divano aveva inziato a sapere un po' più di loro, con i plaide scuri che Annabeth metteva sempre sul bracciolo destro anche quando faceva caldo, col tavolino che sapeva un po' di piedi stanchi e un po' di:"Percy Jackson! Leva subito quelle zampe dal mio tavolo!"

Il bagno si era riempito di profumi, shampoo, balsamo e bagnoschiuma di ogni sapore e degli asciugami di ogni colore. Si era riempito di due spazzolini fluo, un dentifricio e almeno qualche tubetto di riserva nel cassetto. Si era riempito di schiuma da barba, rasoi e cerette rosa che a Percy facevano un po' paura.

La vasca si era riempita di bollicine, di loro due che, anche quando litigavano mettevano comunque una coppia di asciugami poggiati sul lavandino.

La camera da letto si era riempita di loro. Dei boxer sempre in giro "Li vuoi mettere nel cassetto prima che te li bruci?", delle ante degli armadi lasciate aperte e che davano fastidio, dei troppi vestiti "Vuoi aprire un negozio, per caso, ragazza saggia?".

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