Verso sera, torno a casa stanca e riaccendendo il computer, mi ritrovo davanti l'ultima pagina web visitata: la Technologies Industries.
Al di là del fatto di aver consultato vari siti in cerca di qualche informazione in più sul conto dell'azienda, sono giunta alla conclusione che questo proprietario faccia bene a rimanere dietro le quinte: troppi ficcanaso in giro.
Mi alzo dal letto con fatica e prima di andare a dormire mi accingo leggere i fogli e le regole da seguire durante questo percorso lavora-tivo.
Prendo la busta e tiro fuori tutti i documenti: finalmente leggo attentamente tutte le indicazioni e una strana sensazione di ansia si espande dentro me:1.Essere puntuali;
"Dovrò mettere la sveglia presto"
2. Dare il meglio di sé; "Questo sicuramente"
3. Cercare di essere risoluti, applicare le teorie e le operazioni imparate durante l'anno;
4. Serietà;
5. Non intralciare il lavoro altrui;
6. Essere sempre disponibili.
Di seguito sono poi riportate le annotazione che dobbiamo prendere giornata per giornata, specificando tutte le attività svolte da noi.
Infilo nuovamente i fogli nella busta riponendo poi il tutto nella borsa in modo da non perderli. Mi alzo, poggiando il computer sul letto e corro in cucina a prepararmi da mangiare, quando sento squillare il mio cellulare.
Sul display compare 'Jen' il che significa guai in vista.
«Pronto Jen?» dico anticipandola.
«Pensavi che me ne fossi dimenticata.» dice allegra.
«No, hai aspettato questo giorno da quando abbiamo cominciato l'università.» le dico ridendo.
"Ti sei ricordata solo ora del tuo compleanno, vergognati"
Reprimo quel pensiero, cercando di concentrarmi su ciò che ha da dirmi la mia migliore amica.
«Ridi, ridi, uffa. Volevo farti una sorpresa. Hai compiuto 21 anni oggi bella bambina! Sai cosa significa negli Stati Uniti avere 21 anni?» dice aspettando una mia pronta risposta.
«Si possono bere alcolici.» dico sbuffando. Non sono un'amante dell'alcool .
«Bella mia, non hai mai bevuto. Dai almeno una volta provaci ok? Per favore! Non dico che ti devi ubriacare, ma almeno senti com'è!» È esasperata.
«Ok, va bene ma solo una volta!» replico severa sospirando.
«Bene, ci vediamo stasera alle 8 da Wild!» Squittisce velocemente in preda dall'euforia.
«Va ben...»ha attaccato prima del previsto senza ascoltare la mia risposta. Jen è un uragano e a volte non si può fare niente, bisogna accettarla così com'è senza fermarla anche perché è impossibile far-lo vista la sua testardaggine.
Guardo l'orologio e noto, con mio malgrado, che manca un'ora all'incontro previsto. Faccio una doccia più veloce del solito, prendo un vestito color pesca con un incrocio dietro la schiena, lasciandola leggermente scoperta, poi un tacco dieci, giusto per essere un pochino più alta e un filo di rossetto.
Sciolgo i capelli dalla coda che avevo fatto stamattina, pettinandoli in modo da averli in ordine.
Pesco una pochette color panna dal mio armadio ed esco in fretta di casa con il mio cappotto nero preferito che indosso solo per gli eventi speciali.
Appena uscita dal portone, il vento innalza i miei capelli e nel frattempo, col ticchettio dei miei tacchi nelle orecchie, mi dirigo verso Wild, un locale pub-discoteca che si trova dopo 5 traverse rispetto a casa mia.
Da lontano si comincia ad intravedere la fila per entrare e per fortuna Jen già è in coda.
La raggiungo, facendomi spazio tra alcuni ragazzi, baciandole poi le guancia alternativamente, e, a differenza di stamattina, questa volta ricambia: ciò significa che non sono in ritardo.
"Brava Sophie!" penso.
«Pronta a scatenarti?» dice pizzicandomi con un dito la pancia.
«Certo, tu non mi lasciare mai, mi raccomando.» mi sento davvero una stupida in questo momento, visto che, per via del freddo, ciondolo a destra e a sinistra per riscaldarmi.
Finalmente il buttafuori ci fa passare ed entriamo in un posto caotico dove ci sono luci di tanti colori diversi che si alternano. Ci fermiamo ad un tavolo, quando Jen mi dice di poggiare la giacca alla gruccia e di tenere la pochette sempre con me.
Il suo obiettivo è il piano bar. Andiamo verso il bancone facendoci spazio fra le persone ammassate, e ci sediamo su uno sgabello.
«Tu cosa prendi?» mi urla Jen in un orecchio.
«Quello che prendi tu!» le urlo mettendo due mani vicino la bocca per farmi sentire meglio.
«Va bene, è un po' forte ma ti piacerà.» urla ancora.
Bene, sembra di parlare con mia nonna che non ci sente.
Con gesti da giocoliere ci vengono serviti due cocktail rosa e arancione. Io osservo la scena con stupore, come fanno ad essere così precisi e a non rompere nulla?
«Auguri!» urla Jen alzando il bicchiere in aria, per poi fare un brindi-si. Faccio un sorsetto ed è davvero buono, sento la fragola che si mischia con l'arancia. Jen credo sia una spugna, lo ha quasi già finito mentre io sono ancora a metà.
Ad un tratto mi prende per mano mentre finisce di bere e lascia il bicchiere di plastica sul bancone.
Mi trascina in pista, così mi ritrovo a ballare, a muovermi, facendomi trascinare dalla musica. Per lei è tutto così naturale, io invece mi sento goffa e stupida perché è la prima volta che frequento un locale di questo tipo.
Decido di finire il mio cocktail e di lasciarlo sul banco, successivamente mi trascina nuovamente nella mischia.
Jen é quasi già andata, sorride sempre e tiene le braccia in alto, sculetta a destra e poi a sinistra venendo poi circondata da un tipo alto e biondo che la domina un pochino. Lei lo guarda con quel sorriso ebete e gli mette le mani al collo come se fosse tutto naturale.
Vedere quella scena mi fa scoppiare a ridere, nonostante sia consapevole che nessuno mi ha sentito. Osservandoli meglio decido di stare un po' per conto mio e di lasciarmi andare da sola al ritmo ripetitivo e tagliente della musica da discoteca.
Tutti questi suoni e queste luci cominciano ad avere un senso, facendomi sentire libera di fare ciò che voglio. Mi tocco i capelli alzandoli di poco per poi farli ricadere cercando allo stesso tempo di muovere il bacino come fa Jen. La mia mente per un attimo non pensa più, ci siamo solo io, la musica e il mio corpo.
Guardo i due piccioncini e noto con stupore che il tipo sconosciuto sta rimorchiando la mia amica in modo molto "espansivo", così decido di farmi spazio fra la gente e di bere altro, godendomi il mio compleanno fresco fresco.
"Devo provare qualcosa da sola. Diavolo ho ventun anni adesso" ripeto nella mia testa.
«Cosa desideri?» Mi chiede il barista
E adesso cosa gli dico? Mi guardo in giro e vedo che un ragazzo tiene in mano un bicchierino molto piccolo, andrà bene quello, un altro bicchierone come quello servitomi prima, potrebbe farmi male.
«Dammi quello che ha preso quel ragazzo!» gli dico indicando.
«Ah, uno shot! Arriva subito.» e con fare da giocoliere mi viene preparato ciò che ho chiesto.
Un piccolo bicchierino mi viene servito e, senza nemmeno ripeterlo due volte, bevo tutto d'un sorso. Ha versato di nuovo la fragola qui dentro, è buonissimo, peccato che ce ne fosse poco.
«Un altro shot!» chiedo urlante al barista.
"Perché accontentarmi solo di uno? Al diavolo, per una volta posso farlo" ripeto fra me e me.
Ed ecco che un altro bicchierino mi viene servito. Wow, aveva ragione Jen, è proprio buono e uno tira l'altro!
La mia vista è un po' annebbiata ma penso che sia anche per la stanchezza... Alla fine ho anche lavorato oggi.
Mi alzo dallo sgabello e cerco di dirigermi verso la pista per cercare di recuperare la mia migliore amica, ma riesco a stare ben poco in piedi, così decido di raggiungerla e le dico che voglio andarmene. Lei sembra che capisca poco perché mi sorride e fa sì con la testa, urlandomi ripetutamente gli auguri. Le sorrido pure io, cercando di non riderle in faccia.
Lei torna a ballare col suo nuovo ammiratore: sembra stia sulle nuvole, un mondo totalmente a parte.
Raggiungo barcollando il tavolo, raccolgo il cappotto e mentre lo in-dosso, mi dirigo fuori dalla locale. È tutto così silenzioso qui fuori. Le orecchie cominciano a fischiarmi e nella mia testa vige il casino."Che brutta sensazione"
Mi incammino verso casa, notando di non riuscire a stare bene in equilibrio, così mi tolgo i tacchi e comincio a camminare scalza.
"Che sollievo" penso.
Non ho mai camminato senza scarpe per strada, e la cosa non mi crea imbarazzo anzi, rido. Forse sto anche ridendo troppo per le sole cose che penso... E' normale? Non credo.
«Ehi! Bella bimba! Dove stai andando?» sento urlare da dietro.
Che spavento.
Voltatami indietro, vedo che ci sono dei signori, ubriachi anche loro che stanno dietro di me. Faccio finta di non averli visti, sperando in cuor mio che non si stiano riferendo a me. Accelero il passo anche se sbando molto di più a destra e a sinistra: sono assalita dalla paura e il mio cuore comincia a farsi sentire sempre più forte.
«Bella bimba, non correre, stiamo arrivando, vuoi vedere chi arriva prima?» sento ancora urlare. I brividi percorrono tutto il mio corpo. "Sono quasi arrivata a casa, non li devo ascoltare" ribadisco nella mia testa.
"Due traverse ancora e poi sono al sicuro"
Ho il respiro affaticato e i giramenti di testa non aiutano.
All'improvviso mi sento prendere saldamente per una spalla.
«Siamo arrivati!» dice un tizio con la barba ubriaco marcio.
L'odore di alcol si sente anche a distanza ed è ripugnante.
Mi volto verso un gruppo di signori che non distinguo bene, ma noto i loro visi torvi.
Cominciano a spintonarmi forte, cercando di farmi perdere l'equilibro e confondendomi ancora di più: provo a ribellarmi, li respingo ma loro sono in numero superiore e senza nemmeno che me ne accorga, tentano di farmi entrare in un vicoletto.
La paura dentro me sta crescendo sempre di più e mi sento persa, stanca, non ho più il controllo sul mio corpo...
La testa gira sempre di più e quando uno dei tizi mi sta per dare un calcio, viene spinto via da qualcuno che non riesco a vedere bene. Indossa una giacca nera, lunghi pantaloni neri... Si sta facendo tutto così buio davanti ai miei occhi.
Spinge via prima uno, poi un altro, poi un altro ancora e addirittura credo che ad uno abbia sferrato un pugno.
La testa sta continuando a girare e non riesco più a vedere bene co-sa sta accadendo attorno a me. Non distinguo bene le sue labbra oppure gli occhi però lo vedo avvicinarsi a me, mentre le palpebre mi si stanno chiudendo, con il cuore ancora in balia dalla paura, dai battiti forti e veloci.
Nascondo il mio viso nel giaccone perché io non so cosa lui possa volere da me e le ultime parole che sento sono: «Non ti voglio fare niente, sono qui per aiutarti.» A quelle parole rassicuranti, mi lascio andare all'oscurità, al nulla più totale.
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Hidden #1
ChickLitLibro disponibile su AMAZON per KINDLE e KINDLE UNLIMITED dal 2 Aprile! Sophie una tirocinante, Daniel il suo tutor misterioso. Dal libro: -Noi?- dico sussultando sul posto. -Si, io e te. Hai un vestito veramente delizioso come te e si abbina molto...