Amanda si chiuse la porta alle spalle. Una raffica di vento tagliente le agitò la chioma dorata che le sfiorò appena il viso. Gli occhi lucidi che avevano assorbito quella scena devastante di poco prima, fecero fatica a tornare vispi come sempre. In verità il suo sguardo rimase spento fino al giorno dopo, quando realizzò che era giunto il momento di lavorare.
Dopo scuola l'auto del padre che ruggiva a singhiozzi sull'asfalto umido, l'attendeva fuori da scuola pronta per scortarla fino a casa degli Evans. Il padre manteneva rigidamente il volante con le sue mani nodose, imbrigliato da una remissività che in quel momento gli impediva di dire alla figlia tipiche frasi confortanti da padre. Amanda sapeva quanto il padre fosse scostante e come non si asserviva mai a dolcezza e paternità. Sapeva che preferiva il ruolo del genitore severo che doveva solo e semplicemente trasferire con una certa crudezza i valori alla propria "bambina", come la chiamava.
Amanda sospirò appena, facendo strisciare fuori dalla bocca una piccola nuvola di condensa. Il papà fece altrettanto, quasi come se volesse immedesimarsi nello stato di agitazione della figlia per non lasciarla sola. O almeno era così che Amanda amava interpretare questi suoi piccoli gesti, specialmente in quei momenti nei quali mai come in altre occasioni necessitava del supporto dei genitori.
Arrivarono a destinazione e una frenata confermò l'arrivo bruscamente.
Amanda sembrava non riuscire a schiodare gli occhi da ciò che aveva davanti a sè. "E' impossibile tornare indietro, vero?"
Domandò con il fiato corto e il battito accelerato.
Il padre si lasciò andare ad una smorfia di disappunto, addolcita da un accenno di sorriso. "Direi di no."
Un ultimo scambio di sguardi e lo scatto della cintura diede inizio a tutto.
I quattro piedi calpestavano lo zerbino, impazienti di entrare. Finalmente la porta si aprì smascherando le gioie e i dolori di quella casa. Amanda sorrise timidamente, stranamente felice che suo padre le stesse accanto.
"Meggie, che piacere vederti!"
I due adulti intrecciarono i loro corpi in un abbraccio caloroso, perfettamente riuscito, come se si fossero preparati una vita intera per quello. La felicità colorava i loro volti, nascondendo ogni cicatrice, ogni dolore. Non c'era traccia di buio, solo gioia che imporporava le guance di lei e minimizzava la rigidità di lui.
"Entrate, Amanda sono lieta di rivederti. George, tua figlia è una persona deliziosa.."
Il padre sorrise inorgoglito, cercando di calibrare poi la soddisfazione con le sue solite espressione indecifrabili. "Beh, ti ringrazio...Tuo marito?"
Meggie inivitò loro di accomadarsi in salotto con un cenno di mano. "Oh lui lavora, i suoi turni sono piuttosto particolari."
L'uomo annuì, senza indagare troppo.
La donna venne risucchiata poi dalla cucina, lasciando i due nel silenzio della casa, impacciati sul divano. Ritornò poi con delle tazze di the e si sedette di fronte a loro. Ad Amanda sembrò di rivivere il primo incontro con quella donna. Si stava ripetendo più o meno la stessa scena e un senso di angoscia la investì nuovamente. Provò a non darlo a vedere, sebbene Meggie sembrava essersene accorta dato che il sorriso che le rivolse fu come fatto a posta per calmarla.
"Amanda, che ne diresti di rompere un pò il ghiaccio incontrando Liam?"
Il metodo "andiamo dritto al sodo" fece attorcigliare le budella della ragazza per la paura. Certo, era solo un normale essere umano ma aveva delle responsabilità nei suoi riguardi. Era terrorizzata dall'idea di non piacergli, dall'idea di non farcela. E lei non voleva fallire.
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You're the cure, you're the pain. || Liam Payne.
Teen FictionAmanda. Groviglio di pensieri, inguaribile insicurezza, testardaggine, occasionale irascibilità, dolcezza altalenante, insostenibile fragilità, cuore puro, distributore automatico di "parole di troppo", ricchezza incontenibile. Liam. Silenzi rumoro...