Piccola informazione di servizio x3:
Questo capitolo lo dividerò in due parti (la seconda parte la pubblico domani perché è ancora da definire). Avevo l'impellente bisogno di concentrare in un unico capitolo quello che leggerete tra pochissimo perché poi, più avanti, voglio dare spazio ad altro. :')
Bene, detto questo, buona lettura! ♥
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Il tonfo metallico dell'armadietto crepò il silenzio tra Amanda e Becky. Amanda stava esercitando una cattiva influenza sulla sua "assistente" da quando aveva messo piede in quella scuola, il giorno dopo il misfatto, ma la fragile moretta preferì non interferire con domande che avrebbero senz'altro scomodato la già adirata Amanda, perciò optò per il silenzio.
La bionda apprezzò molto la discrezione di Becky, seppure non le disse nulla. E apprezzò anche il fatto che, sebbene il suono della campanella ridondante e le lezioni già cominciate, Becky continuasse a restarle accanto, muta come un pesce.
"E adesso come faccio?" chiese più a sè stessa che a Becky, mentre la sua fronte diafana picchiava contro l'armadietto fino ad arrossarsi. La disperazione stava facendo brutti scherzi.
A quel punto Becky parlò. "Devo chiamarla?"
Si riferiva alla migliore amica di Amanda, l'unica persona che probabilmente sarebbe riuscita a tessere una rete di consigli utili per aiutarla a superare quell'orribile scoglio. Da quando aveva mandato a quel paese Liam e abbandonato la sua tana, non aveva fatto altro che rimuginare su quanto successo. Sul momento avrebbe voluto crocifiggere la fantastica idea del padre di farla lavorare, senza pensarci due volte, e promettere a sè stessa di non fare ammenda mai nella vita per l'atteggiamento assunto con Liam e la madre. Ma a distanza di tempo si era resa conto, riflettendoci, sotto che cattivissima luce si era messa.
Certo, continuava a serbare rancore nei confronti di lui, ma riconosceva di essere nel torto anche lei. Solo che come poteva rimediare? E, soprattutto, dopo quella scenata avrebbe potuto lavorare ancora?
Per la prima volta stava mettendo in pratica quello che le aveva suggerito il padre il giorno prima: trovare un modo per farsi perdonare.
Amanda annuì, sapendo a chi si stava riferendo Becky e, senza farselo ripetere, eccola con il telefono alla mano.
Non ci volle molto perchè Laura la raggiungesse. Amanda la vide correre paonazza lungo il corridoio, con la sua chioma bruna che spennellava il vuoto intorno al suo viso con un certo disordine. Le ciocche seguivano il ritmo dei suoi movimenti e, non appena frenò, ecco che caddero di nuovo morbide ma spettinate sulle sue spalle strette.
"E-eccomi." Boccheggiò Laura. "Raccontami tutto."
Amanda osservò lo stato precario dell'amica con una certa preoccupazione. "Questa corsa stile libero potevi risparmiartela, in fin dei conti congratularmi con te per la rapidità con cui mi hai raggiunta non trova spazio tra le mille cose che ho da dirti quindi, hai sprecato solo fiato amica mia." L'indelicatezza scherzosa di Amanda venne punita da una lieve pacca sul braccio.
"Sei un'ingrata. Becky ha detto che era un'emergenza!"
"Lo diventerai tu per il 118 se non ti riprendi!" la prese in giro visto che Laura annaspava e la sua cassa toracica rimbalzava su e giù affaticata.
Amanda continuò. "In ogni caso, ecco con un fazzolettino. Quella fronte madida di sudore è molto antiestetica, tipica dei cialtroni dei piani bassi." disse arricciando leggermente la bocca per il disgusto. Per "piani bassi" intendeva la palestra, che nella sua scuola occupava appunto il "sotteraneo" dell'istituto. "Non vorrai diventare una di loro proprio ora che ho bisogno di te?!?"
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You're the cure, you're the pain. || Liam Payne.
Teen FictionAmanda. Groviglio di pensieri, inguaribile insicurezza, testardaggine, occasionale irascibilità, dolcezza altalenante, insostenibile fragilità, cuore puro, distributore automatico di "parole di troppo", ricchezza incontenibile. Liam. Silenzi rumoro...