Chapter 2

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Chelsea's pov

I corridoi erano ormai vuoti, poche persone erano rimaste a scuola ormai, solo alcuni ragazzi che dovevano prendere dei libri dalla biblioteca della scuola e forse studiare lì. Molte volte mi era capitato di farlo, da sola o con amiche, ma non era quello il motivo per il quale io mi trovavo ancora nell'istituto. Ero sempre qua perché il professor Deason aveva intelligentemente deciso di parlarmi di ciò che avrebbe dovuto dirmi in classe, e che non mi ha detto perché il nuovo arrivato doveva presentarsi davanti a tutta la classe e raccontare la storia della sua noiosa e inutile vita a noi ragazzi inglesi, come se non ne avessimo una. Come se non avessimo già abbastanza problemi a cui pensare.
Avevo pranzato da "Krusty", il bar della scuola. Non mi era mai successo di entrare in quel posto e trovarlo deserto. Di solito è pieno di ragazzi che cercano di accaparrarsi l'ultimo panino prima della fine della ricreazione oppure di gente che preferisce bersi un caffè piuttosto che andare a lezione. Beh, è stata un'esperienza piacevole. Mi è anche capitato di parlare con Bob, il proprietario, e mi ha raccontato dei suoi due figli, che adesso sono in America per motivi di studio. La cosa migliore però è che ho scoperto di essere la prima alunna di St. Mary's ad aver avuto un dialogo con Bob e lui, per questo, mi ha ringraziata, dicendomi qualcosa del tipo :- non puoi capire quanto è noioso stare dietro il bancone e non parlare mai con nessuno. Grazie per questa chiacchierata, Chels-
Tralasciando che mi ha già trovato un soprannome, è un uomo molto carino: da domani mi farà lo sconto sui panini che comprerò.

* * *

Erano quasi 12:30, e avevamo deciso di trovarci davanti all'aula del professore a 12:45, circa; mi avviai.
Decisi di fare il giro lungo perché mancavano comunque 15 minuti, e non mi andava di essere troppo in anticipo. È brutto arrivare molto prima, sembri una ragazza asociale che non ha niente da fare nella sua vita tranne che aspettare; direi che è una brutta impressione.
Passai dal campo di baseball, credendo che fosse vuoto, invece Cody e i suoi si stavano allenando, così mi fermai ad osservarli sapendo che non avrei fatto la figura della "guardafighi", dato che 1. Non lo ero, 2. C'erano molte ragazze sugli spalti che, ogni volta che Cody respirava, urlavano.
Ero abbastanza sicura che sarei passata inosservata, ciò che volevo.
Andai sugli spalti e osservai bene i giocatori, mentre mi legavo i miei lunghi capelli color fuoco in una crocchia.
Notai che al posto di Roger, c'era quel biondino francese. Non se la cavava male per essere nuovo nella squadra, ma comunque, bravo o no, rimaneva un ragazzo molto sfacciato.
-Vai Zack!- le ragazze alla mia sinistra lo incitavano, facendo dei gridolini talmente acuti da dar fastidio ai timpani.
Mi misi a ridere e capendo che l'allenamento sarebbe stato per tutto il tempo sovrastato da questi urletti, decisi che era il momento di andare dal professore, che, se non fosse arrivato in ritardo, sarebbe arrivato entro 10 minuti.
Mi alzai, ma appena uscii dal campetto, sentii che Cody e i suoi uscirono. Decisi che non mi importava di loro e che non volevo mischiarmi con quella banda di ochette, che avrebbero fatto qualunque cosa per farsi notare dai ragazzi, quindi mi misi a correre, quando un giocatore abbastanza alto mi superò, inseguito da quegli esseri.
-Sam ti prego mi fai un autografo?- Voce più acuta non esisteva.
-ragazze mi spiace ma non posso adesso- e così, in modo molto diretto, si infilò nello spogliatoio, dove non sarebbero potute entrare. Mi misi di nuovo a ridere guardando le loro facce tristi e decisi che era davvero arrivato il momento di andare.
Misi le cuffiette nelle orecchie e iniziai a camminare, pensando un po' a tutto; i momenti passati lá dentro, gli amici che avevo conosciuto e che avrei dovuto ancora conoscere, le lezioni, le ricreazioni, il cambio di armadietto ogni anno.. tutto era bello in quella scuola, ma non tutti riuscivano a vederlo.
Poi iniziai a pensare se sarei riuscita a passare quest'anno, alle difficoltà che avrei dovuto superare, cosa mi avrebbe detto il professore.. Quando una botta alla spalla mi fece cadere in terra. Il biondino era appena passato, correndo.
-Scusa!- mi urlò, da lontano.
Stavo per offenderlo di nuovo, quando capii il motivo per il quale correva: le solite ragazzine, che, stavolta, erano anche riuscite a catturarlo.
Io camminai, molto spensierata, davanti a lui che mi guardava, aspettando che facessi qualcosa.
-Andiamo, aiutami!- mi implorò, quando vide che non avevo nessuna intenzione di liberarlo.
-perché dovrei?- gli chiesi, col sorrisetto sulla bocca.
-Non lo so, forse perché mi stanno aggredendo?- la sua voce quasi soffocata mi fece pena, così mi intromisi dicendo alle ragazze di lasciarlo stare, che era fidanzato e che non aveva tempo per loro.
-zitto, non ringraziarmi- lo fermai appena in tempo perché potesse farlo.
-non volevo ringraziarti, volevo chiederti scusa perché prima ti ho spinta per Terra-rispose lui
-non mi sono fatta niente, non ho bisogno di scuse- replicai io.
-Siamo nervosi?- mi chiese lui. Lo guardai, per dirgli qualcosa del tipo:- non ci conosciamo nemmeno, non abbiamo mai avuto un dialogo intelligente e ti trovi subito questa confidenza?-. E lui capì.
Io continuavo a camminare, lui davanti a me.
Si voltò un paio di volte per vedere dove fossi, e alla terza, -Mi stai seguendo per caso?- mi chiese.
-Figuriamoci se mi metto a seguire un novellino come te, che sa a malapena dove si trova la mensa- risposi - è ovvio di no.-
-Guarda che so più cose di te, so anche dove si trova il bagno delle ragazze, quello del terzo piano.- mi rispose lui, assumendo un tono di voce più severo.
-Credo di sapere il motivo- la mia voce si sforzava, per non far sembrare che ridessi.
-Mi dai del puttaniere?- era arrabbiato, si sentiva.
-Dai Zack- lo chiamai così, avendo sentito che odiava questo soprannome -quei tuoi capelli e questa faccia, un po' lo fanno pensare..- dissi io - e comunque sei sveglio, non credevo arrivassi a questi livelli di intuito- continuai.
-Non sei nessuno per dirmi che sembro un puttaniere- disse lui -ah, e non chiamarmi più Zack. Mai più- continuò.
-Okay Zack- risposi io, sedendomi, essendo arrivata a destinazione.

13:00
Il professor Deason arrivò solo un quarto d'ora più tardi, e durante questi 15 minuti scoprii che anche Zacharie doveva parlare con il professore. Alla stessa ora.
-ragazzi buon pomeriggio!- disse il professore, sorridendo -sono felice di vedervi insieme. Avete fatto conoscenza l'uno dell'altra?-
-Sì- rispondemmo all'unisono noi, sapendo che, per entrambi, la risposta che volevamo dare era "si purtroppo".
-Bene ragazzi. Allora, vi ho riuniti qua perché vorrei parlare del suo futuro, signorina Friers. E vorrei che, se lei è d'accordo signor Ford, le potesse dare una mano- ci annunciò il professore.
-Cosa? Io non aiuto nessuno- disse Zacharie, guardandomi male.
-E io non voglio essere aiutata da nessuno!- mentii. In realtà mi sarebbe servito un aiuto simile.
-Va bene Zacharie, se hai deciso così, a Chelsea non resta che studiare- disse il professore, riferendosi a lui ma guardando me.
-Ce la farò professore- gli risposi, dandogli la mano -non la deluderò-.

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