"Tutti coloro che dimenticano il loro passato, sono costretti a riviverlo."
P.Levi
Mattina del 6 ottobre, ore 6:30.
Lincoln Park, Chicago, Illinois.
Bussano alla porta.
‹‹Avanti›› dico mentre osservo dalla finestra della mia camera, dove sono rimasta seduta per tutta la notte, il lento svegliarsi del quartiere.
Qualcuno entra, lentamente, quasi con timore.
Continuo a guardare fuori, dando le spalle alla porta, in silenzio.
Mi concentro sul riflesso del vetro e scorgo mio padre intento a fissare il pavimento, spalle incurvate, capo chino, si sorregge alla maniglia con aria stanca.
‹‹Abigail...››
‹‹Perché non me lo hai detto subito?›› chiedo, dandogli ancora le spalle.
‹‹Io...›› si passa una mano sul viso ‹‹io... non lo so Abigail, non mi andava di darti ulteriori preoccupazioni›› sospira ‹‹non l'ho ritenuta una cosa saggia da fare››.
Mio padre e il suo cazzo di moralismo.
‹‹E quindi›› scatto voltandomi ‹‹non hai ritenuto una cosa "saggia"›› mimo le virgolette ‹‹dirmi che al momento non sappiamo come pagare le bollette?››.
‹‹Abigail non è come pensi›› dice scrollando le spalle ‹‹mi stanno ancora pagando alcuni straordinari arretrati e poi ho un incentivo che ci copre per un po'››.
‹‹Per quanto tempo!?›› chiedo.
‹‹Per quello che serve affinchè io trovi un altro lavoro›› gesticola.
Ha il viso sfinito, occhi gonfi, occhiaie, chiaro segno di una notte passata in bianco; è come guardarsi allo specchio. Sfiniti. Entrambi.
‹‹Pà, ma che cosa stai dicendo? Sarai anche un ingegnere con anni di esperienza e tutto quello che ti pare, ma, sii oggettivo, lo sai benissimo anche te che non puoi competere con gente più giovane!›› dico esasperata ‹‹ma poi perché ti hanno licenziato? Lavori per loro da... da sempre!››.
‹‹Hanno tagliato i fondi Ab, ci hanno mandato tutti a casa›› sospira mentre si siede sul mio letto.
Mi copro la faccia con le mani e chiudo gli occhi cercando di riordinare i pensieri.
Emetto un ringhio di frustrazione.
‹‹Ecco Abigail, era questo che cercavo di evitare›› divarica le ginocchia e ci appoggia gli avambracci facendo ricadere la testa sul petto ‹‹tutto questo stress non ti fa bene, l'ha detto anche la dottoressa››.
‹‹Aspetta un attimo›› scatto ‹‹è lei che ti ha detto di non dirmi niente!?››
Sospira. ‹‹No, lei mi ha solamente dato ragione, dicendo che ora non sarebbe stato il caso di darti una notizia del genere››.
‹‹O mio Dio›› sussurro facendo cadere dietro la testa.
Non ci credo.
‹‹Scusa ma quando mi hai proposto di cambiare dottore›› chiudo gli occhi rimanendo nella stessa posizione ‹‹con che soldi avevi intenzione di pagare due sedute di psicoterapia a settimana?›› chiedo.
‹‹Ti ho detto che per ora non abbiamo problemi di soldi Abigail e poi la tua terapia è necessaria›› dice scandendo bene le parole ‹‹e ci sono sempre i risparmi, potrei anche non lavorare più volendo!››.
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Doe - eyed
RomanceIN REVISIONE Chicago, Illinois. Abigail ha 18 anni. Spalle incurvate che cercano di sorreggere quella cosa astratta, pendente e tremendamente precaria che è la sua vita. Occhi grandi azzurri, Doe - eyed, segnati dalle lacrime. Abigail deve supe...