Capitolo 2

449 21 3
                                    

"La solitudine è a volte la miglior compagna, non fa mai domande inutili e e spesso dà delle risposte".

Mattina del 5 ottobre, ore 7:00.

Lincoln Park, Chicago, Illinois.

‹‹Mi ha chiamato la dottoressa Sthefany, Abigail›› dice mio padre mentre si infila il cappotto.

Sta uscendo per andare a lavoro.

Gli lancio un'occhiata fugace e poi torno a concentrarmi sui cereali che galleggiano nella mia tazza, è da almeno dieci minuti che li guardo. Non so perché io tenti ancora ostinatamente di provare a fare colazione, mi deprime e basta; mi ricorda di quando la mattina mangiavo in compagnia di mia madre oppure delle fantastiche ciambelle di Dunkin' donuts che Kyle mi portava a scuola.

Allontano la tazza rassegnata.

‹‹Abigail?›› mio padre è in piedi di fronte alla porta con la sua borsa da lavoro in mano ‹‹ha detto che hai saltato l'incontro di ieri›› la delusione nei suoi occhi è palese.

‹‹Si, lo so›› rispondo, spostando lo sguardo in un punto impreciso della cucina.

‹‹Ebbene?›› mi incalza.

‹‹Ebbene non va bene niente, quella non mi piace, mi mette a disagio›› mi altero.

‹‹Bhe potevi anche dirmelo, possiamo cambiare dottoressa, non è un problema›› dice alzando le spalle.

‹‹Si ma io n-››

Mio padre guarda l'orologio ‹‹Oddio è tardissimo, scusa tesoro devo andare›› mi dice mentre apre la porta ‹‹ne riparliamo stasera, se vuoi in giornata ti mando il nome di qualche dottore così ti fai un'idea, ti voglio bene›› mi dice ed esce.

Sospiro.

Appoggio la testa tra le mani.

Io non voglio andare da nessun dottore.

La giornata a scuola trascorre normalmente.

Non mi è ancora passata la sensazione di disagio che mi assale attraversando i corridoi o quando entro in classe, sento ancora quei brusii nella mia testa, che sia solo la mia immaginazione? ne dubito...

Dopo aver mangiato con Alexis e Charlie passo la maggior parte della pausa pranzo in terrazza in compagnia di Luke. È un tipo apposto nonostante sia un po' fulminato e spero non troppo drogato.

‹‹Luke, senti›› sono seduta con la schiena appoggiata al muro mentre lui fuma accanto a me ‹‹mi dispiace per l'altra volta, non volevo risultare così brusca... è che negli ultimi tempi ho un po' di problemi con i rapporti umani››.

‹‹Abigail, stai tranquilla, davvero, non me la sono presa, comprendo perfettamente, chiunque nella tua situazione non se la starebbe passando bene››.

Annuisco.

Butta fuori il fumo.

Rimaniamo qualche altro secondo in silenzio.

‹‹Ma poi di quei due si è più saputo nulla?›› mi chiede.

‹‹No›› sorrido ‹‹siamo a Chicago Luke, se la polizia si mettesse a cercare tutti quelli coinvolti in una sparatoria, non finirebbe più››.

‹‹Si ma siamo nel North Side, cioè... è strano›› dice.

‹‹Lo so... ma che vuoi che ti dica, quelli sono venuti a fare quattro domande e poi, dopo il funerale non si sono più visti››.

Doe - eyedDove le storie prendono vita. Scoprilo ora