La preoccupazione di Emma crebbe sempre di più durante il tragitto, anche se si trattava di attraversare un corridoio. Si trovò davanti a quell'enorme porta di legno, simile alla quercia, che le ricordò la visione. Una coincidenza alla quale Emma non poteva non fare caso. Lei era fatta così, ogni minima somiglianza o ripresa di ciò che aveva visto, per lei non era una semplice coincidenza. Quando aveva cinque anni, la notte sognò una bambina che giocava a pallone con un enorme cane, e il giorno dopo, un cucciolo praticamente identico le si avvicinò e la sfiorò dolcemente. Appena lo vide, Jennifer allontanò Emma con un'espressione terrorizzata sul volto e se ne andarono abbandonandolo da solo al parco. Mentre quando aveva dodici anni, nel sogno parlava con una ragazza che le disse: "Puoi crederti simpatica quanto vuoi, ma in realtà fai pena!" e il giorno seguente due sue compagne di classe che litigavano si dissero esattamente quello che aveva sentito.
Dopo essersi resa conto che probabilmente era da qualche minuto con la mano sulla maniglia come una perfetta idiota, fece un profondo respiro e bussò dolcemente alla porta.
《Avanti》
《Buongiorno》 disse Emma.
《Salve signorina》 rispose una donna sui sessant'anni seduta a un'enorme scrivania. 《Lei dovrebbe essere Emma ROUVI》
《In realtà sarebbe Rove》
《Il suo banco è quello lì》 proseguì la signora indicando un banco in fondo alla classe, come se non avesse sentito la correzione di Emma.
《Okay, grazie》
La ragazza si avvicinò al suo banco a testa bassa, senza inciampare sui moltissimi zaini colorati appoggiati sul pavimento. Si sedette e pensò. Pensò, disegnò e pensò ancora. A cosa? A quello che la assillava da inizio giornata: la sua visione. Di solito non ci pensava più di tanto, ma quella era così diversa, così realistica. Non prestò molta attenzione alla lezione e fortunatamente la gentile signora non disturbò la ragazza. Suonò la campanella dell'ultima ora, tutti si alzarono e appena uscì la professoressa, l'intera classe si mise a ripassare affanosamente. Emma notò che i libri erano tutti d'inglese. "La Daslio" pensò. Perfetto, l'ultima persona che avrebbe voluto incontrare. Da come ne aveva parlato Matt, di sicuro la signora alias insegnante del diavolo l'avrebbe tartassata di domande delle quali di certo non sapeva le risposte.
La porta si spalancò ed entrò una donna sui cinquant'anni, portati malissimo, dai capelli neri a caschetto con ciuffi bianchi, molto magra e sostanzialmente alta, ma la sua gobba la abbassava di dieci centimetri. Portava degli occhiali enormi con delle catenelle bianche ai lati e indossava dei pantaloni neri, una camicia bianca e un cardigan rosa in tinta con le scarpe col tacco che mostravano le vecchie dita raggrinzite. Si sedette alla scrivania e guardò tutti i suoi alunni con un sorriso agghiacciante.
《Buongiorno ragazzi》 disse a un tono talmente basso che Emma dovette sporsi dal banco per riuscire a sentire.
La signora prese l'elenco e iniziò a leggerlo. Quando cominciò a leggere gli studenti col cognome iniziante per R, Emma iniziò a sudare freddo.
《Ranti》
Un ragazzo dalla zazzera bionda si alzò in piedi e disse: 《Presente!》
《Rinalpa》
Una ragazza dai lunghi capelli viola agì esattamente nello stesso modo.
《Rove. Ah, una ragazza nuova》 disse alzando lo sguardo per osservare la sua nuova preda. 《È un piacere conoscerti, cara. Spero che la scuola sia di tuo gradimento e che ti applicherai con constanza e impegno, soprattutto nella mia materia》
《Certo professoressa》
《Perfetto》 disse sorridendole. 《Penso che io e te andremo d'accordo》 e continuò con la lettura dell'elenco.
La lezione proseguì meglio di come Emma se l'aspettasse. La Daslio era gentile, spiegava bene e aiutava gli studenti in difficoltà. Non capiva come Matt la odiasse, era semplicemente impossibile.
Suonò la campanella che rappresentava la libertà per gli studenti, e cioè la fine della giornata scolastica, tutti salutarono la professoressa e uscirono silenziosamente dalla classe. Appena fuori, scoppiò un gran fracasso, tutti ridevano e scherzavano come il mattino. Emma seguì la massa di studenti che si riversava in cortile. Anzi, fu trascinata dalla massa di bisonti, perché con tutto quel rumore che facevano non potevi chiamarli studenti.
Decise di aspettare Matt fuori dal cancello.
《Emma, eccoci!》 urlò una voce che la ragazza riconobbe per quella di Matteo.
Si voltò e vide che insieme a lui c'era anche Jonathan.
Non aveva nulla contro quel ragazzo, ma non le andava a genio il modo in cui lui la guardava.
《Allora come ti è andato il primo giorno di scuola? Ti sei divertita? Ti sei fatta dei nuovi amici?》 chiese Matteo sorridendo.
《Sembri mia madre》 rispose Emma lanciandogli un'occhiataccia, ma sorridendo anche lei.
《Se tua madre è come lui, allora devo farti le condoglianze》 aggiunse Jon dando una pacca sulla spalla all'amico.
《Simpatico. Comunque sarebbe peggio se fosse come te》
《Guardate che è peggio di voi due messi insieme. Oltre alle tue domande, probabilmente mi chiederà anche quante volte sono andata in bagno》 disse Emma. Tutti e tre si misero a ridere.
Durante il tragitto, passato a chiaccherare e a ridere fino alle lacrime, la ragazza si rese conto che non si era mai divertita così tanto. Certo, sua madre era fantastica, adorava sua figlia e faceva qualcunque cosa per proteggerla (anche se a volte era troppo protettiva) e farla ridere. Ma non era la stessa cosa.
《Quindi mi stai dicendo che la Daslio è stata gentilissima con te e con tutti gli altri?!?》chiese sbalordito Matt.
《Già》 rispose Emma.
《Davvero strano. Non è mai successo da... non è mai successo da quanto mi ricordo!》 aggiunse Jon.
《Più che strano, direi incredibile》 lo corresse Matteo.
《Se lei è stata gentile tutta la lezione, allora una delle mie poche certezze è caduta! Ora come farò a vivere?!?》 disse Jonathan fingendosi spaventato.
Emma sorrise. Quel ragazzo non era poi così tremendo. E poi, da quando avevano iniziato a chiaccherare, non la fissava più in modo strano.
《Se posso essere sfrontato》 disse il ragazzo dopo un po' 《posso farti una domanda Emma? Come ti sei procurata quelle cicatrici?》
《È vero. Sono davvero particolari, non avevo mai visto nessuno con cicatrici simili alle tue》 aggiunse Matt.
Stranamente, Emma non era per niente imbarazzata dalla domanda. Probabilmente anche lei avrebbe chiesto la stessa cosa se avesse visto qualcuno con segni come i suoi.
《Tranquillo, non sei affatto sfrontato. Queste cicatrici ce le ho sin dalla nascita》 rispose indicandole.
Dopo un momento di silenzio, i tre si salutarono e ognuno prese una strada diversa.
Percorso un piccolo tratto di strada da sola, Emma giunse a casa sua.
《Ciao mamma》 disse la ragazza appoggiando lo zaino per terra.
《Oh, ciao tesoro》 rispose Jennifer.
La giovane notò lo sguardo terrorizzato della madre, cosa insolita tanto quanto i suoi capelli spettinati (la donna era sempre rigorosamente pettinata). Emma scorse inoltre qualche segno sulle braccia della madre, la quale appena notò lo sguardo della figlia, tirò giù frettolosamente le maniche.
《Allora, come è andata a scuola?》
Ma mentre lo diceva, le passò un foglietto, che lesse con molta attenzione.
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Namari - La reincarnazione {IN REVISIONE}
FantasyEmma Rove sarebbe una semplice ragazza di sedici anni se non fosse per le sue cicatrici sotto l'occhio sinistro. E anche per la capacità di ricordarsi le sue vite passate. Lei e altri ragazzi col suo stesso talento, chiamati Namari, devono protegger...