Era un uomo riservato, e benché vivesse di ricordi non parlava quasi mai del passato.
Carlos Ruiz Zafòn, L'Ombra del VentoIl Boston General Hospital era quasi vuoto quella sera il che fu un sollievo perché quando Killian arrivò in tutta fretta e si rivolse alla reception chiedendo di sapere in che condizioni fosse Emma Swan, le sue urla si sentirono in tutta la hall.
La donna dietro al bancone non sembrava stupita dal teatrino e si limitò a chiedere se fosse un parente. Il ragazzo si passò una mano tra i capelli - per la decima volta da quando era partito - e sbuffò un: "No. Non sono un parente, sono il suo capo." Sbatté il distintivo sul marmo. "Capitano Jones, BPD."
"Mi dispiace, Capitano, ma gli unici a poter accede a queste informazioni sono i familiari."
Killian divenne verde di rabbia, prese il distintivo e s'incamminò lungo il corridoio, a quel punto la donna - Clara, com'era scritto sulla cartellina che aveva sul petto - lo inseguì: "Dove sta andando? Capitano Jones?"
"Se non vuole dirmi dov'è passerò tutta la notte a cercarla in questo maledetto ospedale!" urlò lui cominciando ad aprire le porte di ogni stanza.
David entrò nell'edificio e sentì una voce femminile urlare il nome del suo capo. Roteò gli occhi e si diresse verso la fonte del rumore fino a trovare Killian intento ad attraversare il corridoio in cerca di - non c'erano dubbi al riguardo - Emma. Lo rincorse, spinse via una signora che lo stava inseguendo e lo prese per un braccio: "Jones! Che ti è venuto in mente?" L'altro digrignò i denti e abbassò lo sguardo verso la mano di David.
"Non vogliono farmi vedere Emma" disse, come se spiegasse il suo comportamento.
Clara si avvicinò e notando la divisa del nuovo arrivato mise le mani sui fianchi e chiese: "BPD?"
David annuì e aggiunse: "Sono qui per Emma Swan, sono suo..." lanciò uno sguardo all'altro ragazzo, lo lasciò andare e fece le somme. Non era un familiare. "Sono suo fratello." La donna gli credette, i due erano simili di aspetto ed età, nessuno avrebbe potuto scoprire una bugia del genere.
"Sala operatoria, la fine del corridoio" spiegò e i due ragazzi stavano già correndo via.
Un'ora dopo ancora nessuna notizia. Pensare che dovevano solo rimuovere un proiettile. Tutta quell'attesa stava rendendo entrambi nervosi. David lavorava con Emma tutti i giorni, erano colleghi e dividevano l'ufficio ed era diventato protettivo nei confronti della ragazza, quasi come una sorella minore (anche se a volte sembrava più un padre); Killian aveva lavorato con lei ai casi degli ultimi quattro mesi ma non era quello che li aveva avvicinati. Non riusciva a contare le volte in cui lei si era addormentata sulla sua spalla mentre vedevano un film sul suo divano, lui le avrebbe messo un cuscino sotto la testa, provando a non svegliarla, avrebbe preso una coperta per mettergliela addosso e proteggerla dal freddo dell'inverno prima di spegnere la TV e andare via. Nelle ultime settimane aveva cominciato anche a lasciarle un bacio sulla fronte e a sussurrarle la buona notte, ma era sempre troppo stanca per ricordarselo. Sembrava essere una prerogativa quando succedeva qualcosa di simile. Killian sbuffò al pensiero della mattina che seguì la sera in cui Emma si decise finalmente a baciarlo ricordando come gli avesse chiesto: "Dimmi che non ho fatto niente d'imbarazzante ieri sera" e come lui avesse scosso la testa sorridendo terribilmente imbarazzato. La primavera non si era portata via soltanto il freddo della città, ma anche quello che teneva il cuore del Capitano Jones seppellito sotto uno strato di giacchio grazie alla presenza della nuova arrivata che aveva illuminato le sue giornate specialmente quando riusciva a strapparle una risata grazie a una delle sue battute. Si era reso conto di quello che provava durante quell'appostamento, quando il solo pensiero di vederla fare la stessa fine di Milah gli aveva strappato via l'aria dai polmoni. Era realmente fregato, la voce di Liam gli rimbombava in testa, riusciva quasi a sentire la mano calda sulla sua spalla.
Un uomo in camice bianco uscì dalla sala operatoria e lo risvegliò dai suoi pensieri. Killian saltò in piedi e si avvicinò per ricevere notizie. Il dottore gli sorrise cordialmente: "Capitano Jones? Agente Nolan?" I due annuirono impazienti di sapere di più.
"La signorina Swan é stabile. Le abbiamo dato una bella dose di sedativo dato che non voleva collaborare, quindi dormirà per un po'. La stanno portando nella stanza 108." Due uomini stavano trascinando una barella fuori dalla sala operatoria, adagiata lì sopra e coperta da un lenzuolo bianco c'era Emma. David cercò di raggiungere gli infermieri e seguirli in ascensore, Killian si limitò a guardare da lontano. Non aveva la forza di raggiungerli, di vedere una donna così forte crollare sotto il peso delle sue buone azioni, per una volta si concesse di restare indietro e lasciar fare agli altri tutto il lavoro mentre lui soccombeva in silenzio agli avvenimenti della giornata.
Quando Emma aprì gli occhi la prima cosa che notò fu la luce accecante che le impediva di guardarsi intorno seguita da un dolore indescrivibile alla gamba destra e l'impossibilità di muovere il braccio.
"Tutto ok?" sentì la voce di David vicino a lei. Annuì e borbottò: "Troppa luce" coprendosi la faccia con l'avambraccio sinistro. Il suo collega si alzò e abbassò leggermente le serrande in modo da far entrare meno sole ma senza lasciare la stanza nell'oscurità. Emma batté le palpebre un paio di volte e appoggiò il braccio sinistro sul destro che le dava una sensazione di formicolio, girandosi vide le flebo e capì perché la parte destra del suo corpo era immobilizzata, alzando leggermente la testa si rese conto delle situazioni in cui versava la sua gamba: fasciata e tenuta ferma da un pezzo di stoffa che gliela teneva alzata ed era appeso a un'asta di ferro. Buttò la testa indietro e sbuffò frustrata realizzando che non avrebbe potuto camminare per un po'. Sapeva di essere in ospedale, ricordava il viaggio per arrivare fino a lì, ma non si era aspettata di risvegliarsi nauseabonda e dolorante.
Il suo partner era rimasto lì a fissarla, le mani giunte davanti a lui.
"Com'è andato l'intervento?" chiese guardandolo per cercare di trovare un'eventuale bugia.
"Bene, il dottore ha detto che hai solo bisogno di qualche settimana di riposo."
Emma annuì facendo cenno a David che aveva capito. "Invece i bambini come stanno? E Ki- il Capitano Jones?" Se il ragazzo aveva notato la scivolata non gliela fece pesare perché rispose come se nulla fosse: "Kyle e Brandon sono solo un po' stanchi e scossi, non li ha tenuti abbastanza rinchiusi lì dentro per fare dei danni. Sono già in cerca di una famiglia." Emma fu più che sollevata di sapere che non avrebbero dovuto passare per il sistema, il suo era un destino che non augurava a nessuno. "Il Capitano invece è al piano di sotto, stava aspettando che ti svegliassi."
"Quanto ho dormito?" chiese lei corrugando la fronte.
"Tutta la notte" le confermò David, poi le carezzò la spalla, le sorrise e andò via.
Le sedie dell'ospedale erano scomode, non era la prima volta che si ritrovava a passarci tutto quel tempo, immagini di sua madre stesa su un letto e le macchine per il battito cardiaco che lo assordavano con il loro suono continuo gli offuscarono la vista per qualche secondo e non si rese conto che David si stava avvicinando finché non gli diede una pacca sulla spalla, a quel punto alzò lo sguardo dalla sua tazza di caffè.
"È sveglia." Fu l'unico incentivo che gli serviva, Killian era subito in piedi, sorridendo nonostante la nottataccia e le ombre scure sotto gli occhi per colpa del sonno perso. Quasi corse fino all'ascensore e saltellava sul posto mentre aspettava che le porte si aprissero di nuovo per raggiungere la stanza 108 solo che quando arrivò davanti alla porta si trovò ad esitare con la mano destra che a malapena toccava il pomello. Dopo qualche secondo alzò le nocche e bussò due volte, quando sentì una voce familiare urlare: "Avanti" dall'altra parte, il suo cuore perse un battito. Aprì la porta e la vide sdraiata sul letto al centro della piccola stanza, le luci le illuminavano il viso e gli ricordava fin troppo sua madre, ma lei era viva, stava bene, quindi prese la sedia appoggiata al muro, la avvicinò al la to sinistro del letto e ci si sedette.
Emma lo guardò per qualche secondo senza dire nulla, poi lo rimproverò: "Sei stato qui tutta la notte?"
Lui annuì e lei lo schiaffeggiò sul braccio.
"Ahi! Per cos'era quello?" le chiese massaggiandosi il punto ferito.
"Smettila, non ti verrà nemmeno il livido. Sei sempre esagerato."
Killian si mise una mano sul cuore e fece la sua miglior espressione ferita: "Così mi ferisci, Swan." Emma rise leggermente per la prima volta in due settimane e si girò a guardare il soffitto.
"Non mi hai risposto" le disse diventando serio di nuovo e appoggiando i gomiti sul materasso.
"Perché t'importa troppo di me."
"Non credo sia una colpa" chiarì, leggermente sorpreso.
"Invece sì" cominciò lei fissandolo negli occhi. "Perché tutti quelli che si avvicinano troppo, alla fine devono anche allontanarsi e non posso- non voglio perdere nessun altro." Killian non rispose, si limitò a prenderle la mano e aspettare che gli spiegasse cosa l'avesse portata a questa conclusione, quali persone nella sua vita l'avevano delusa a tal punto. Emma prese un respiro profondo e chiuse gli occhi, s'inumidì le labbra e pensò che lui le aveva raccontato la sua storia quindi era giusto che lei facesse altrettanto: "I miei genitori mi hanno abbandonata sul ciglio dell'autostrada avvolta in una copertina a poche ore dalla mia nascita, se non fosse stato per un bambino di sette anni che passava di lì sarei morta di freddo." S'interruppe e provò ad asciugarsi le lacrime, ma l'unica mano funzionante era tenuta ferma da quella di Killian e non aveva intenzione di lasciarla, quasi a percepire i suoi pensieri lui posò il caffè a terra e usò la mano destra per asciugarle le lacrime. Emma sorrise per ringraziarlo e continuò, il resto era più facile. "Non ho mai avuto una famiglia fissa, non appena diventavo un peso troppo grande mi avrebbero ributtato nel primo orfanotrofio senza guardare indietro finché non diventai troppo grande e smisero di adottarmi quindi pensai 'a che scopo?' e scappai via."
Killian rise accanto a lei: "Allora sei sempre stata un tipo testardo. Eh, Swan?"
Lei annuì divertita: "So quel che voglio." Un altro respiro profondo. "Comunque, un giorno incontrai un ragazzo. Avevo circa sedici anni, lui era più grande e mi sembrava essere l'unico a sapere come girava il mondo quindi rimasi con lui... per un anno le cose andarono bene, relativamente. Vivevamo nel retro di una macchina." Pausa. Non aveva mai raccontato a nessuno cosa succedeva dopo, mai sentito il gusto amaro che la storia lasciava sulla sua lingua. "Lui aveva- aveva rubato degli orologi, lo cercavano quindi decisi di prenderli così avremmo potuto farci una vita. Risultato? È scappato con venti mila dollari, io ho passato undici mesi in un penitenziario e il bastardo non si è più fatto vivo." Quando finì di raccontare si rese conto di star stringendo troppo la mano e che probabilmente quella del suo collega stava perdendo sensibilità così lo lasciò come se si fosse bruciata, ma lui la riprese prima che potesse poggiare il braccio sul petto e cominciò a tracciarle dei cerchi sul dorso della mano.
Non gli aveva detto tutto, aveva tralasciato le cose importanti - Tallahassee, il bambino - ma per ora andava bene così. Poteva illudersi dicendo che forse neanche lui le aveva raccontato ogni cosa anche se in cuor suo sapeva che non era così.
"Sono felice che tu me l'abbia raccontato" ammise guardando le loro mani unite sul bordo del letto.
"Davvero?"
Killian annuì e si porto le loro mani unite alle labbra prima di appoggiarle di nuovo sul letto, alzarsi e lasciarla per spostarle una ciocca di capelli dalla fronte. "Dovresti andartene, dormire un po'." Gli consigliò, la voce che tremava.
"Va bene, ma tornerò appena posso." Si girò e si diresse verso la porta, quando prese il pomello in mano sentì Emma chiamarlo e si fermò. "Grazie. Per avermi ascoltata." Le sorrise un'ultima volta - non sembrava capace di fare altro - e se ne andò.
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Don't look too close
FanficEmma non ha mai messo radici in un posto per più di qualche mese, finché delle persone speciali non la convinceranno a restare al Boston Police Department. In particolare un poliziotto dagli occhi blu e il passato torbido quanto il suo. [Cop AU]