Jortini Capitolo 18

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POV'S MARTINA
Io e Jorge ci fissammo per un attimo; come quando lo vidi la prima volta: i nostri sguardi fulminavano Francisco quasi a volerlo divorare.
Lui era lì, che continuando ad ignorarci, sembrava non volersi decidere a parlare.

- Allora vuoi aprire bocca sì o no?-
Lui arrossì, poi inizió ad aggiustarsi i capelli e in quel momento capii il suo imbarazzo nel rivelare un segreto davanti a Jorge.
Credo che amche lui non fosse a suo agio ma sentivo che moriva dalla curiosità tanto quanto me.
- Quindi...- lo incitai a continuare poiché l'attesa era diventata insostenibile
- Tini é una cosa importante che forse non dovrei nemmeno dirvi ma avendovi visti così uniti beh penso sia giusto che voi sappiate la verità.-
Mi accorsi che man mano che amdava avanti sbiancava e si sentiva sempre peggio, così mi alzai e lo invitai ad accomodarsi sulla mia sedia mentre io mi sedetti sulle gambe di Jorge.
Lo feci quasi disinvolta e lui mi strinse i fianchi con le sue mani calde, appogiando la testa sulla mia spalla.
- Ascoltatemi bene e non fraintendete quello che vi diró: nel 1996 quando nacqui Jorge aveva all'incirca cinque anni se non sbaglio.-
- E Jorge che c'entra in questa storia ?- chiesi quasi ansimando e fregandomene dei preavvisi di Francisco.
- Stà zitta- mi rimproveró mio fratello manifestando odio verso Jorge che subito prese le mie difese e lo zittì.
Sapeva amarmi, difendermi, proteggermi ma anche dimenticarmi ed é quella che più mi spezza il cuore.
- Mi lasciate parlare?-
Io feci una smorfia, alzai gli occhi al cielo e poi annuii.
- Stavo dicendo: quando nacqui nel '96 Jorge aveva cinque anni-
- Si, si questo l'abbiamo già sentito- insistetti impaziente e furiosa allo stesso tempo.
- Okay lo volete proprio sapere: sono il fratello di Jorge. Sono Francisco Blanco e Alejandro e Mariana sono i miei genitori adottivi-
....

Probabilmente avrei preferito essere avvisata e prendere la notizia con più calma ma il moo ego non me lo permetteva.
Chiusi gli occhi, esitai, poi me li strofinai ed infine mi alzai per ricadere accasciata sulla sedia di Fran. Finalmente mi voltai verso Jorge, dopo aver tentennato fra i miei pensieri, era fisso, immobile nel guardare oltre quel maledetto incubo.
Istantaneamente realizzai tutto quello che aveva detto e mi resi conto di essere una specie di sorellastra per Jorge.
Poi peró ritornai fra me e me e capii che doveva stare peggio era Jorge: scoprire di avere un fratello così senza preavviso era davvero un colpo basso.

POV'S JORGE
Quelle parole venivano scagliate nel mio cuore una dopo l'altra, come schegge di vetro. Riesco solo a domandarmi se Katie lo sapesse già e cosa ne sarà di me e Martina.
Solo ora mi rendo conto di quando siano stati squallidi i miei genitori. Perché non hanno abbandonato me ? A dirla tutta non sopporto più l'idea di dover condividere qualcosa, qualsiasi cosa con loro: fprse neppure il cognome di mia madre che da sempre mi era sembrato un privilegio.

Mi alzo per andarmene senza badare a chi mi sta intorno ma improvcisamente Tini mi ferma per un braccio, mi prende le fissando i miei occhi lucidi e poi mi si getta addosso stringendomi a sé senza nessuna pietà: senza rendersi conto del tempo che sta passando ed é assolutamente reale tutto: solo lei riesce a palcare la tempesta che é in me. Lentamente scoglie l'abbraccio e abbandona il mio corpo al freddo autunno.

-Martina io devo andare- le sussurro sottovoce mentre mi avvicino alla mia auto.
- Jorge io vengo con te- protesta lei incoraggiandomi a portarla con me.
- No Martina ho bisogno di stare solo- Le lacrime quasi mi salgono agli occhi mentre un nodo alla gola mi impedisce di dire altro.
- Non ti lascerò da solo adesso; inoltre non saprei nemmeno dove andare, credimi stanotte non resteró con Francisco. Ho paura: improvvisamente sento di non conoscerlo e come ho già detto non ho nessuna intenzione di lasciarti solo a colpevolizzarti per qualcosa di cui non sei responsabile.
- Ma io avrei dovuto saperlo Martina, avevo cinque anni, non ero mica un neonato.
Sono solo un'idota e mi sento quasi colpevole: insomma avrebbero dovuto abbandonare me non lui. Io sono il più grande. Come hanno potuto: i miei genitori sono semza pudore. Li odio, odio me stesso e se adesso stessi con te finirei solo per farti del male.
- Non capisci io ho bisogno di te e voglio starti accanto
- Martina sto bene ma é meglio che ognuna vada per la propria strada: lo vedi anche tu, insomma siamo tipo fratellastri: nessuno accetterebbe il nostro rapporto.
- Ma quando in poi ti importa degli altri ? Questa é la nostra storia-

Aveva perfettamente ragione nomostante io continuassi a negarlo. E ora più che mai mi sento un mostro: più ci penso e più mi sembra irreale, stare con la sorella adottiva di tuo fratello che é anche più piccola di te di sei anni.

- Come te lo devo dire non é mai esistita nessuna storia fra noi!
É tutto una tua illusione ed é meglio che tu ti svegli da questo sogno prima di rimanerci male e soffrire-

Ecco come ho fatto a non accorgemene in questo tempo. Sono il solito che sfugge a qualunque problema mi si presenti peró adesso é giunta l'ora di affrontarli prima che il tempo mi divori e mi renda debole quanto uma piuma che vola al vento.
Passó qualche secondo dopodiché lei andò via, non scappando. Lentamente decise di eliminare tutto ciò che era successo, decise di cancellarmi dalla sua vita.
Oramai il corpo si raggelava, niente mi consolava, niente e nessuno colmava il vuoto della mia stupida esistenza.
La strada che si estendeva dinanzi a me era tratteggiata con marcate strisce bianche che somigliavano a una luce interrotta, una vita di gioia e tristezza, la mia vita che é più nera che bianco.
Mi ci perdo dentro non riesco più a capire niente, svolto in strade che non conosco. Forse i miei pensieri non hanno bisogno di indicazioni precise, necessitano solamente di pace.
Tutto d'un tratto deciso di fermarmi, osservare il mondo, osservare i miei pensieri che vagano a vuoto per poi schiantaesi contro quel pannello di vetro affacciata all'immensa tristezza.
Il cuore batte più forte e accellera ancor di più quando odo lo scrosciar della pioggia. Una goccia dopo l'altra: cade per terra, batte si schianta e si attenua con un desisderio di calma e riposo. So per certo che la pioggia é vita così come la vita é pioggia. Gli attimi che sbattono contro terra su un fondo di cemento così duro da spezzarti il cuore e poi si aggregano agli altri. É un concetto, un principio da rispettare: ogni cosa che precipità non potrà mai godere di una buona fine. É la vita, é la pioggia che quando diffonde la sua idea di fine immediata non si tira più indietro.

Scusate per la mia lunga assenza.

// allora come vi sembra questo capitolo: mettete le stelline e commentate se vi é piaciuto così posso sapere se posso continuare la storia.//

Kiss 1Life1000Dreams♥

Forget about me♥JortiniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora