Dopo aver visto quello. Un uomo. Morto. Gli grondava sangue ovunque. Il mio cuore rabbrividí alla vista del cadavere. Non seppi che fare, lo fissai senza muovere un dito, sapevo che era stato ucciso da uno di quei cannibali. Così, guardai con paura il cadavere. Com'è possibile? Questo camion camminava! Ma l'uomo che probabilmente guidava è stato ucciso. La testa mi stava scoppiando per tutte quelle domande. Alle mie spalle si sentì uno strano rumore metallico. Sembrava quello di una grande pentola che veniva scossa. Mi girai, e vidi un camion, simile a quello dietro di me, ma un po' più grande. Non riuscii a vedere bene chi stesse guidando quel veicolo, per via di un lampione che emanava la luce riflettendo sul parabrezza. Stava venendo verso di me, mi voleva investire, se non altro, uccidere. Si stava avvicinando sempre di più. Così, schivai quell'enorme auto, e mi catapultai per terra. Il camion frenó, ma non fece in tempo, e si schiantó sull'altro camion. Scoppiando. Io rimasi lì, beccai le fiamme. Mi svegliai con versi strani e bava che colava ovunque. Apprii gli occhi e mi alzai molto velocemente e vidi quei cannibali che poco a poco formavano un cerchio attorno a me. Rivolsi uno sguardo spaventato a quei tizi, voltando verso di loro l'ascia. Mentre mi giravo per guardarli in faccia dissi loro: 《Ma cosa volete da me? Il mio cervello?》 Così, mi venne in mente una specie di fuga da quella forma geometrica irregolare. 《Bè, se lo volete... venitevelo a prendere!》 Con l'ascia spostai alcuni di loro, facendoli cadere, come birilli in una partita di bowling. Corsi più veloce che potevo, sentivo di averli alle calcagna, mi girai per vedere se erano dietro di me, ma inciampai per terra, sbattendo la guancia destra, nella strada velata dall'umidità. L'ansia mi abbracció calorosamente, per lo spavento mi alzai di scatto e mi girai un'ultima volta, ed erano proprio davanti a me. Gridai per la paura di venir sbranata, corsi corsi e corsi come solo un atleta di ginnastica sportiva poteva fare, di tanto in tanto gridavo per lo sforzo. Li avevo sempre dietro. Così presi una specie di scorciatoia, e lì avevo difronte a me, due sentieri, dovevo sceglierne uno in fretta. Presi quello a sinistra e continuai a correre, senza fermarmi. Sentivo le loro urla affamate dietro di me. Ma ero troppo stanca, il cuore batteva a mille, dovevo fermarmi qualche secondo. Mi inginocchiai per terra. Tenendomi le ginocchia con le mani, portando il capo al cielo ad occhi chiusi, e cercavo di ripetere nella mia testa, tranquillizzandomi che era tutto un sogno, un brutto sogno da cui bisogna svegliarci subito. Ma mentre pensavo che era tutto finito, sentii i cannibali a qualche metro da me. Perciò, illusa, mi alzai, e ripresi a correre come se non ci fosse un domani, altre scelte tra sentieri, quello sinistro, quello destro, un altro destro e lì stavo per mettermi a piangere, ero stanca, volevo solo un po' di libertà. Mentre correvo, vidi poco più avanti a me, uno di quei cannibali, pian piano ne stavano arrivando altri e mi fermai. Allo stesso modo, stavano arrivando anche quelli che avevo alle calcagna, e mi bloccai, non seppi come riuscire a fuggire. Lì, capii che era giunto il momento. Era arrivato il momento tanto atteso, la mia morte.