Epilogo

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L'aria carica di neve mi punzecchiò la nuca con il suo tocco spinoso. Sonnecchiavo beata sulla poltroncina di vimini in veranda, Nathan e Little Peggy al mio fianco.

Era rilassante pensare che il peggio fosse passato. Rassicurante. Ma sapevo anche che, quello ch'era accaduto, era solo l'antipasto. Mi aspettava ancora la portata principale, con tutta la glassa del dessert! Quella sì che sarebbe stata difficile da digerire... 

Per quanto mi sforzassi di essere positiva e di "non pensare", ero consapevole del fatto che l'intera vicenda non fosse ancora giunta al termine. Anzi, era appena cominciata. Quella storia dalle sfumature angeliche e dai contorni demoniaci c'intrecciava tutti a sé, rendendoci suoi fautori. Le nostre singole esistenze erano unite da un filo impercettibile che ci protraeva nella medesima direzione, verso lo stesso unico fine: una guerra. Michael era stato chiaro. Sarebbe ritornato, e l'avrebbe fatto con un esercito ancora più potente.

«Ehi. Non capisco perché finisci sempre col sbavarmi la spalla!» 

Mugugnai nel sonno, spalancando a malapena un occhio.

«Se fossi un animale, be', saresti un "orsetto sbavatore"» continuò Nathan. 

«Molto spiritoso» farfugliai crogiolandomi della sua spalla. «E tu saresti un blocco di ghiaccio! Sai, di quelli che vengono scolpiti per le feste dei ricconi.» 

Ridacchiò. «Ma il ghiaccio non è un animale! Non vale! Vuoi dirmi che da piccola non ti hanno mai canticchiato canzoncine sugli animali dalla A alla Z?» 

«Touchè.» 

«Non puoi liquidarmi con un: touchè!» esclamò. «Io voglio ancora punzecchiarti! Ma a quanto pare sei più morta che viva...» 

«Il morto tra i due sei tu» sottolineai, guardandolo di sottecchi. 

Fece spallucce. «Be', come darti torto?» 

Il suo umore cambiò repentinamente. Tutto ad un tratto divenne cupo. E si allontanò leggermente. 

Mi aggrappai al suo braccio. «Ehi, da quando siamo diventati così permalosi?!»

«Vuoi dire che a tua madre non importerebbe se venisse a sapere ciò che sono?» mi stuzzicò con lo sguardo. Così non valeva! I suoi occhi erano due gocce d'oceano rapprese, talmente tanto penetranti da farmi sentire nuda.                                                                                                                                               

Mi mossi veloce, facendo leva sulle gambe piegate. Arrivai ad un passo dalle sue labbra. Lo studiai attentamente. Poi ci fu un attimo di silenzio, e d'imbarazzo. 

«Copriti, Sherlock. Altrimenti finirai per raffreddarti!» E mi avvolse con la coperta ch'era caduta dalla poltroncina. 

«Sei cambiato parecchio» continuai, ma Nathan girò la testa. «E dai... non capisco cosa ti sia preso tutto d'un tratto.» 

Se c'era un aggettivo che mi raffigurasse al meglio, be', era senz'altro: la curiosità. Anche se sapevo cosa gli stava passando per la testa. 

Inginocchiata, mi allungai fino a prendergli il viso tra le mani. La coperta scivolò via di nuovo, cadendo su Little Peggy ai nostri piedi. Quella se la scrollò da dosso, allontanandosi. Intercettai l'espressione imbarazzata ch'era dipinta sul viso di Nathan. Sembrava un bambino indifeso. 

«Non dirmi che ti ho messo in imbarazzo quando ti sono venuta vicina!?» lo punzecchiai divertita. In realtà mi faceva tanta tenerezza. 

Lui scattò in avanti, fermandomi i polsi a mezz'aria. I suoi occhi azzurri brillavano di una luce innaturale, e il sorrisetto che gli arricchiva gli angoli della bocca era dannatamente irresistibile. «Adesso mi hai fatto proprio arrabbiare!» disse serio. «Credo che... ti punirò!» 

DARK WATERS - lux et tenebris (Revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora