Perdevo molto sangue, solo questo sapevo.
Avevo freddo... troppo, fin dentro le ossa. Sapevo cosa stava accadendo. Era talmente tanto naturale, talmente tanto indolore, che ne rimasi stupita.
Stavo morendo.
Molti pensano che faccia male, che la paura di lasciare questo mondo dilania dall'interno più della morte stessa, che non è giusto scomparire... ch'è complicato. Eppure mi parve di essere cullata da una calda corrente che, dolcemente, mi conduceva a riva.
Intravidi la barella caricarmi sull'ambulanza. Qualcuno mi teneva stretta la mano. Un infermiere mi sorrideva e continuava a parlarmi mentre m'infilava la maschera per l'ossigeno. Ma io ero lontana, non riuscivo a rispondergli.
Mi dispiace, ripetevo in mente. Per la mamma e per Little Peggy che lasciavo indietro. Mi sentivo in pace e volevo solo chiudere gli occhi, ma una vocina dentro di me diceva di non farlo. Devi resistere Eden, devi farlo. Qualcuno cercava di rassicurarmi. Una voce che mi faceva quasi sorridere. Era forse quella di Nathan? O stavo di nuovo sognando Ian? Ricordavo di aver letto un articolo sul giornale riguardo alla morte. Secondo la scienza esistono due fasi del sonno: quella REM e quella non REM. Nella prima, il cervello si spegne per rinvigorirsi; coincide esattamente con il momento in cui perdiamo coscienza di noi stessi. Tutto diventa buio, non ci sono sogni, ma solo l'ignoto ed un limitato periodo di non esistenza. Secondo quell'articolo, chi moriva, entrava in quella specie di fase REM, di non esistenza, che sarebbe durata per l'eternità.
Io avvertivo solo tanta stanchezza, ed una luce caldissima che voleva avvolgermi completamente. Non ero incosciente, bensì ancora in grado di sognare... di fare pensieri.
Resta sveglia.
Quella voce... Quel calore... Chiusi gli occhi e mi lasciai trasportare da quella corrente...
Viaggiai lontano, dove le ore si confondevano con i secondi e tutto era luminoso come in una bella giornata di sole. Ero completamente vestita di luce e mi sentivo libera... come se qualcuno mi avesse appena tolto un grosso macigno dalle spalle.
«Ti avevo detto di restare sveglia» disse una voce in quella luce abbagliante.
Un'enorme stanza bianca e luminosa cominciò a plasmarsi sotto i miei piedi scalzi. Un'enorme scala dal corrimano in oro si perdeva nella luce. Qualcuno stava scendendo. Era Nathan, completamente vestito di nero. Indossava una maglietta con lo scollo a V, pantaloni scuri con le borchie e i suoi soliti anfibi consumati. I capelli corvini che gli ricadevano vicino agli occhi e si arricciavano in prossimità delle orecchie. Quell'oscurità lo faceva risaltare come una macchia d'inchiostro, su quella tela troppo luminosa.
Si avvicinò, l'andatura era sinuosa come quella di un modello. «Ma tu fai sempre di testa tua. Possibile che non mi ascolti mai?» chiese, sollevando l'angolo della bocca.
Rimasi immobile. «Perché sei qui?»
«Perché, Eden, dove siamo?» disse aprendo le braccia.
«Non lo so... io... io credo di essere morta» confidai calma. «Piuttosto, tu cosa ci fai qui?»
Ormai mi era vicino. «Sono il tuo sogno proibito» mormorò, facendomi sussultare.
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DARK WATERS - lux et tenebris (Revisione)
FantasyIn seguito alla perdita del suo fidanzato, Eden Lively e sua madre si trasferiscono dalla caotica Los Angeles alla monotona Evergreen Heaven, un paesino che cela tra i suoi silenzi un segreto secolare. Ed é proprio quando ogni certezza sembra sgreto...