2.RIFLESSIONI

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Margo Pov .

Il viaggio di ritorno fu frenetico ,ma quando finalmente raggiunsi la metropolitana rilasciai un sospiro di sollievo.

Fin da piccola avevo odiato gli autobus di New York ,mi mettevano ansia come quando si è rinchiusi in una scatola di vetro. Puoi vedere fuori il mondo, ma non lo puoi toccare,non puoi sentire l'aria distruggersi al contatto delle tue dita e riformarsi il secondo dopo, non puoi sentire il sole caldo sulla pelle o la neve ... insomma non puoi sentire nulla se non un vetro freddo e il clima tropicale all'interno del mezzo di trasporto.

La metropolitana ,insolitamente, era l'unico posto in cui mi sentivo a mio agio, la temperatura tiepida ti riscaldava d'inverno, ma nel contempo le sferzate di aria fresca derivanti dai treni ti davano sollievo ... evitando quindi di farti gocciolare come una fontana. Un altro motivo per qui amavo tanto stare li .. sotto era la sua quiete. Vi chiederete 'di quale quiete parli?' e in effetti vi darei ragione , ma se un giorno o l'altro vi fermaste per un paio di minuti. Vi sedeste comodi su una poltroncina e osservaste, vedreste la quiete. La riconoscereste in quel via vai di persone di tutte le culture, in quei suoni soffusi dall'arrivo dei treni. Dai musicisti squattrinati che con fierezza e speranza occupano il loro posticino nell'angolo e danno a quel luogo tetro una voce ... magari di un violino o una chitarra , un cantante Jazz , un flautista. Se vi fermaste ad ascoltare sentireste tutte queste sfumature.

Vengo distratta dallo stridere dei freni del mio treno, con destrezza sorpasso un' uomo abbastanza paffuto e con la stessa facilità sguscio all'interno del vagone giusto nell'istante in cui le porte si chiudono. Pianto i piedi nel piccolo spazio creatosi e un' applauso invade il vagone. Faccio un semplice cenno del capo , un minuscolo sorriso e sorpassando una ragazzina sedendomi sul sedile centrale del vagone. Silenziosamente faccio scivolare il cellulare ,con cuffie annesse, sul palmo della mano . Incastro automaticamente le mie speciali cuffiette all'interno delle orecchie e come la musica parte , vengo immersa come ogni volta dalla mattina appena trascorsa ...

La mia mente prende strade infinite, spezzoni della giornata mi passano davanti agli occhi ... 'io sul tetto', 'la caduta' , 'Nathan ricoperto dal mio pranzo ' , ' io dentro lo spogliatoio con tutti quei ragazzi bellissimi','la visione di Nathan a petto nudo' e 'l'appuntamento' per la mattina seguente.

Dopo questo piccolo secondo in cui rivedo la mia giornata storco leggermente il naso rendendomi conto di quanto abbia abbassato la guardia. Ho fatto amicizia con uno di quei ricconi dalla puzza sotto al naso (sempre se non mi stia solo prendendo in giro), sono andata con lui in spogliatoio per non so quale ragione e in cui ho realmente fatto la figura della ragazzina facile in preda agli ormoni. Stringo le mani in pugno conficcando le unghie nei palmi per evitare di sorridere alla visione di Nathan a petto nudo, gli addominali delineati perfettamente insieme alle spalle larghe , i capelli cenere ancora umidi per la doccia , gli occhi azzurri misto verde che mi guardavano spavaldi contornati da un a piccola ruga derivata dal sorriso furbo che faceva risaltare il piccolo piercing nero sul labbro sottile.

Involontariamente un piccolissimo accenno di sorriso mi solca in viso , ma il premere delle mie unghie mi fa tornare in me. Purtroppo quando mi ricordo del caffè promessogli, per poco non mi viene un' infarto. Mentalmente inizio ad elaborare un piano per evitarlo , ma puoi ricordo ... quanto sia stupido quello che voglio fare . Il mio ideale, è far vedere chi sono a quella gente e il primo passo verso il trionfo del mio piano è far affezionare uno di loro a me ... ovviamente senza fargli conoscere la vera me.

Sorrido diabolicamente ,spaventando una bambina di due anni, che mi guarda impaurita dal seggiolino di fronte al mio, quindi involontariamente le rivolgo un dolce sorriso facendo si che i suoi occhietti grigi tornino felici. In quello stesso istante il vagone venne scosso da un tremito e l'altoparlante fece risuonare nell'abitacolo.

the phantom's of the pastDove le storie prendono vita. Scoprilo ora