Capitolo 17

372 23 1
                                    

Narra Peter:
Guardo la donna che amo, e che ho amato per anni senza saperlo, che ho desiderato senza volerlo, che ho scelto senza pensarci, e che amerò ancora per mille anni (Scusate per la "filastrocca", lol.) Sta cantando, solo per me, ed ha una voce dolce e melodiosa, lei ha sempre saputo come farmi sorridere, fin da quando eravamo piccoli, una sua canzone e mi tornava il sorriso. è la ragazza più bella del mondo, e non lo avevo mai notato, ed è anche così dolce, la amo "Come mai non lo ho mai capito?" Mi chiedo. Mille domande mi frullano nella testa mentre la ascolto cantare. Alla fine mi guarda. -Lo ho composta per te- Mi dice con quella sua dolce vocina, ho avuto un sacco di donne, però nessuna mi ha mai fatto sentire come lei, lei è diversa, ha qualcosa di speciale. -Ti amo Lali- Le dico, senza pensarci, perché veramente non serve, non ho mai detto quella frase prima d'ora, lo ho sentita e ricevuta, ma mai detta, per questo lei è diversa, perché mi ha sempre amato, e non me lo ha mai detto, e non ha mai aspettato che io glielo dicessi, mi ha amato, ed aspettato per anni. Sospiro e le dico -Scusami Lali, per tutto, per quello di qualche sera fa e quello di 5 anni fa- Lei mi guarda, sta piangendo, come qualche sera prima, il trucco nero le macchia le guance bianche, come l'inchiostro che macchia una pagina. Le asciugo le lacrime, -L'unica cosa che ho voluto sempre sapere era il perché, io non ti ho fatto nulla- Mi dice disperata, fra un singhiozzo ed un altro. Sospiro, e l'abbraccio, per farla calmare, il mio cuore sta battendo forte con la sua vicinanza. Le accarezzo la testa, e passo le miei dita fra i suoi capelli, ha un buon odore. -è stato mio padre, non accettava la tua presenza, lui ti odiava, a mia madre non importava, ed io a quei tempi volevo renderlo felice. Quando mi sono ribellato, era troppo tardi e mi sentivo troppo scemo per chiederti scusa, avevo paura, però saperti felice, mi rendeva felice, ed io chiedevo sempre tue notizie a Cande- Le spiego mettendomi a piangere anche io. Lei mi guarda, poi mi abbraccia, in quel momento non c'è bisogno di parole, in quel momento sarebbero di troppo, anche perché quelle volte in cui non si sa cosa dire significa che bisogna starsi zitti e godersi il momento. Si sa ciò che si deve sapere, io la amo, lei ama me, ci saranno ostacoli e difficoltà, però sono pronto a sfidare il mondo intero per lei, ora lo so, avrei tanto voluto non riderle in faccia quando mi aveva detto che ci saremo sposati e che mi amava, avrei tanto voluto dirle che l'amavo anche io, più di tutto, e che lo speravo, le avrei potuto fare la proposta esattamente in quel momento, non mi importava se eravamo piccoli e se c'era gente, non avrei voluto farla piangere, in quel momento mi si era spezzato il cuore, e quando è corsa via, io lo ho seguita, e lo ho guardata, ho vegliato su di lei tutta la notte, ma non ho avuto fegato, perché ero un fifone, ho aspettato Cande, e le ho fatto promettere che sempre l'avrebbe tenuta d'occhio, che l'avrebbe aiutata, e guidata, e che mi avrebbe detto tutto. Ed io ora sapevo tutto di lei, e lei tutto di me. Eravamo due esseri, completamente diversi, lei lo ying del mio yang (Non so come si scrive, ne se lo ho detto bene, scusate).

(Ora vi posto l'ultimo capitolo della maratona, non so se sarà l'ultimo capitolo della storia, poi vedo)


La ragazza con le due facce. LaliterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora