Chiamami Ninfa.

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Ero una fattucchiera e andavo alla ricerca di maghi Merlino in ogni angolo della città, gente in gamba, amanti, con le venuzze sexy che si disegnavano sotto la pelle. Uomini di cui potessi percepire i palpiti. Esseri in grado di sentire la penna sulla carta ed emozionarsi per una macchia d'inchiostro su una pagina bianca. Maschi che vedevano, come me, le particelle di cui è composta l'aria, e sapevano coglierne i diversi colori.... So che, in fondo, quella ricerca era la manifestazione di malattie terribili: il silenzio, la solitudine, la mancanza di comunicare.
Ho capito che la gente ha bisogno di dare un nome alle cose, di semplificarle con le parole, pensando così, a torto, di poterle capire. Io, invece, ho preso l'abitudine di comunicare sempre meno con le parole e sempre più con il corpo. Se volete darmi un nome, non mi interessa. Sappiate però che in realtà io sono una ninfa. Una Nereida, una Driade. Semplicemente una ninfa.

ValeriaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora