E anche quella giornata di riprese era finita. Avevamo registrato tutte le scene a Buenos Aires, e il giorno seguente saremmo partiti per Sivilla, dove avremmo finito di registrare Violetta3. Ero molto soddisfatta del lavoro che avevamo fatto.
Il mattino dopo eravamo tutti su un aereo per la Spagna. Eravamo davvero emozionati e felici.
Il viaggio fu breve, e in poco tempo, tra risate e chiacchierate tra amici, arrivammo in hotel. Ci assegnarono le camere: io avrei diviso la mia con Mechi, Lodo e Cande.
Le ragazze andarono in stanza a posare le valige, mentre io decisi di andare a mangiare qualcosa con Alba, Samuel e Jorge.Durante il pranzo, rimasi in silenzio, persa nei miei pensieri.
Anche se avevo detto a Jorge che saremmo rimasti amici, ogni volta che lo vedevo, non potevo non pensare ai nostri baci, ai suoi abbracci, a come riusciva a capire subito quando non stavo bene, a come mi faceva ridere per tirarmi su di morale, a tutte le nostre passeggiate e alle telefonate nel mezzo della notte.
Si può avere così bisogno di un semplice amico?
Ormai non ne ero più tanto sicura.Mi riscossi dai miei pensieri e mi accorsi che Samuel mi stava chiamando.
-Tini, va tutto bene? Sei così silenziosa.-
-Tranquillo Samu, va tutto bene.
-Uh, okay- sembrava dubbioso, ma non replicò.
-Ei, so che anche Peter verrà qui.- provò a cambiare argomento Alba.
-Si, lui ci raggiungerà tra qualche giorno. Adesso è molto impegnato nel suo lavoro.- non mi andava di parlare di Peter. Ultimamente litigavamo troppo e discutevano per ogni sciocchezza.
-Ragazzi, sono un po' stanca, vado in camera. Ci vediamo dopo.-
Mi scusai e me ne andai.Dopo pochi passi sentii Jorge che mi chiamava.
-Tini, che hai?-
-Io? Che cosa dovrei avere scusa? Non vedi che sto benissimo?- risposi, acida.
-Guarda che io ti conosco molto bene.- insistette lui.
Lo ignorai ed entrai nell' ascensore che mi avrebbe portato ai piani superiori, ma lui mi seguì.
-Senti, ovvio che stai male.- Lo guardai esterrefatta.
-E con questo cosa vorresti dire scusa?- quel ragazzo incominciava a darmi sui nervi.
-So che sta andando male ultimamente, tra te e Peter, e inoltre tu continui a fingere di amarlo...-
- Che cosa?! Guarda che io non fingo proprio niente, e poi se litighiamo... la colpa è solo tua!-
Jorge sembrò stupito.
- Mia? E io che cosa c'entro ora?-
Roteai gli occhi, esasperata. Non mi andava di affrontare quella conversazione con lui, né ora né mai.All' improvviso si sentì un forte stridio, come di metallo contro metallo, e l' ascensore si bloccò con un sussulto.
-Oh no, non ci voleva.- sibilò Jorge.
Incominciai ad innervosirmi: odiavo gli spazi chiusi.
-E adesso cosa diavolo facciamo?!- incominciai ad urlare.
- Aiuto! AIUTO!-mi sgolai, ma non ottenni risposta. Così incominciai a dare colpi alle pareti di quell' aggeggio, con l' unico risultato di farmi male.
-Tini, Tini smettila!- Jorge mi afferrò dalle spalle. -Così non fai altro che peggiorare la situazione! Diamoci una calmata, ora, e ragioniamo.-
smisi di urlare, ma ero ancora molto agitata.
-Jorge prova a premere il pulsante di emergenza.- suggerii.
Lo premette, e subito parti una sirena insopportabile. Mi coprii le orecchie con le mani.
Dopo pochi istanti qualcuno rispose alla nostra chiamata attraverso il sistema di chiamata di emergenza.
-Pronto?-
- Signora si è bloccato l' ascensore.- disse Jorge, sempre calmo.
-Cosa?! Chiameremo i soccorsi, cercheremo di tirarvi fuori di lì il prima possibile. - rispose la signora, molto agitata.
Dopodiché la chiamata finì.
Mi sentivo un po' più tranquilla adesso che avevamo chiamato i soccorsi.
Non ci voleva. Proprio con Jorge dovevo rimanere intrappolata per chissà quanto? Non volevo sembrate troppo lamentosa, ma ero fortemente claustrofobica.
-Secondo te quanto ci vorrà prima che ci liberino?- chiesi esitante.
-Non lo so, ma smetti di fare la bambina. Non stai morendo, insomma!- disse spazientito.
Sbuffai e mi voltai dall' altra parte. Ero davvero infuriata: lui non sapeva cosa voleva dire la sgradevole sensazione che provavo ogni volta che entravo in uno spazio troppo stretto. Non che l' ascensore fosse così angusto, ma dopo un po' mi mancava l'aria. Era come se lo spazio intorno a me si stesse restringendo sempre di più, minacciando di schiacciarmi.
Il tempo passava, ma nessuno accennava a farci uscire.
Ad un certo punto non resistetti più:
-Jorge non ce la faccio più! Sono ore che sono chiusa qui dentro! Mi manca l'aria, ho bisogno di più spazio!- urlai.
Ero sull' orlo di una crisi di nervi, e le lacrime minacciavano di traboccare dai miei occhi.
Jorge mi guardò con l' ombra di un sorriso sul volto, ma non appena vide la mia espressione, si incupì.
-Tini, va tutto bene?- chiese cauto.
-No Jorge, niente va bene! Sono claustrofobica okay? E sto impazzendo qui dentro!- urlai con voce tremante.
Jorge si infuriò.
- Ma perché diavolo non me lo hai detto prima? Avrei potuto aiutarti!-
-E come se l' unica cosa che sai fare è gridarmi contro? Te ne stai li, senza nemmeno sapere cosa provo io, e mi accusi di comportarmi come una bambina, di non amare il mio ragazzo, ma che cosa ne sai tu!- gridai esasperata, soffocando un singhiozzo.
Per la prima volta Jorge sembrava senza parole. Aprì la bocca una volta, e poi la richiuse. I suoi bei occhi verdi luccicavano sotto le forti luci dell' ascensore.
Mi girai dall' altra parte.All' improvviso si sentì di nuovo quell' insopportabile rumore e l' ascensore si aprì con un tonfo.
Quasi piansi dalla gioia. Mi precipita fuori e risi istericamente.
- Si! Ce l' abbiamo fatta!- feci per abbracciare Jorge, ma poi realizzati che avevamo appena litigato, così abbassai le braccia imbarazzata, mentre il mio sorriso svaniva.
Un uomo della sicurezza era lì fiori e stava spiegando che cosa era successo, ma non mi interessava.Tornai in camera mia, dove trovai le ragazze che, con sguardo preoccupato mi chiesero cosa era successo.
-Tini, come stai? Abbiamo saputo che sei rimasta tutto il pomeriggio chiusa in ascensore!- chiese Lodo, ansiosa.
Cercai di tranquillizarle:
-Non preoccupatevi ora sto bene, sono solo un po' scossa.- Ovviamente loro sapevano della mia fobia.
-Io stavo salendo in camera per venire da voi, ma all' improvviso l' ascensore si è bloccato e io e Jorge...-
-C'era anche lui?!-gridò eccitata Cande.
-Insomma cosa c'è tra di voi?- domando Mechi con un sorriso malizioso.
Non avevo proprio voglia di raccontare le mie complicate relazioni con Jorge, soprattutto dopo quello che era successo oggi.
-Niente.- dissi semplicemente.
Le ragazze scoppiarono a ridere.
-Niente?! Abbiamo visto tutti come vi siete baciati, per non parlare di come vi guardate!- disse Lodo.
Le guardai male, davvero infuriata, e loro scoppiarono a ridere. Sembravano delle tredicenni.
-Si è vero, ci siamo baciati, si, siamo un po' attratti l'uno dall'altro, ma la nostra storia non può funzionare, abbiamo sbagliato troppe volte, ci siamo fatti troppo male.- abbassai lo sguardo, non avevo voglia di pensare a quello. Ultimamente, pensavo troppo a Jorge, e la cosa non mi piaceva per niente.
- Oh, ma Tini- disse Mechi, dolcemente.
-Non importa quanto male vi siete fatti, o quanto avete sbagliato, l'importante è l'amore tra di voi, i vostri sentimenti...-
-Ma io sono fidanzata!- sbottai esasperata.
Mechi scosse la testa.
- A proposito di Peter, lo sai che non mi sono mai fidata di lui, vero?- disse Cande.
Quelle tre mi avevano proprio stufata.
-Buonanotte ragazze.-
Dissi decisa. Le miei amiche provarono a scusarsi, a chiamarmi, ma io non le ascoltai.
Infilai il pigiama, e, ancora truccata, mi misi nel mio letto e mi addormentai, sfinita.||ANGOLO AUTRICE||
ciao scusate l' immenso ritardo, ma ho avuto dei problemi con il computer, e quindi ho dovuto scrivere dal cellulare, cosa che odio fare, ma va be'.
Spero di aggiornare presto, grazie a chi ha letto, mi fa davvero piacere. Se il capitolo vi è piaciuto lasciate una stellina o scrivete un commento così saprò cosa ne pensate, accetto anche critiche costruttive.
Bacioni
Xoxox
Clary♡
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Destiny ||jortini||SOSPESA
FanfictionContinueranno a cercarsi, ancora. Troppe volte hanno cercato di allontanarsi, di sfuggire ai loro sentimenti, ma ogni volta finiscono per tornare al punto di partenza: più confusi di prima ma più innamorati che mai. Continueranno ad amarsi ancora...