Salvezza

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9 dicembre 2013, domenica. Era la mattina del suo compleanno, diciannove anni di vita, una vita ricca di rimorsi e rimpianti era ormai terminata.

Aprì gli occhi, era ancora stesa nel suo letto e sorrise. Sì, sorrise come non aveva mai fatto prima.

Lauren si sentiva la ragazza più felice sulla faccia della terra.

-una settimana prima-

Un pomeriggio di autunno, Lauren e Lion stavano andando in gita a recuperare il diploma di maturità della ragazza. Chiacchieravano sul treno, come due buoni amici.

Fra quei sorrisi e parole condivisi, però, Lauren non riusciva a cacciare dalla sua mente il pensiero di Matt. Quando parlava con lui, il resto del mondo spariva, poteva anche scoppiare la terza guerra mondiale e non accorgersene. Con lui si sentiva protetta, spensierata. Purtroppo, dopo avergli comunicato la sua scelta di provare ad uscire insieme al suo amico, Matt sparì come il caldo confortante dell'estate.

Scesero dal treno, si salutarono e Lauren promise a Lion che si sarebbero rivisti presto per poi voltarsi, camminare verso la fermata dell'autobus per tornare a casa. Si fermò momentaneamente, quando sentì prendersi la mano dal ragazzo che le disse di volerla accompagnare a casa. Lauren, senza aspettarselo, sorrise accennando un sì col la testa.

Il ragazzo non lasciò la sua mano per tutto il tragitto, le sue mani riscaldavano le fredde dita della ragazza. Lauren era imbarazzata: prendersi per mano al primo appuntamento non è troppo precoce? Pensava.

Scesero anche dall'autobus, alla fermata Lauren lasciò la presa e disse al ragazzo: "Se vuoi da qui posso continuare da sola."

Lio le rispose: « Ma sei sicura? È buio, non voglio che ti capiti qualcosa. »

La ragazza accennò un sorriso e concluse: « Non ti preoccupare, conosco questa zona e so che a quest'ora in giro non trovo nessuno. - diede un'occhiata all'orologio - poi è tardi, anche tu dovresti tornare a casa. »

Il ragazzo non insistette, la salutò con un bacio sulla guancia raccomandandole di fare attenzione e Lauren, arrossendo disagiata, si incamminò verso casa.

Una porta, una camera, un letto, un rifugio.

Il cellulare, dimenticato nella tasca interna della sua borsa, vibrò e Lauren lo prese illudendosi che potesse essere Matt. Era Lion, la ringraziava per la giornata trascorsa insieme, le scrisse che aveva un solo pensiero che gli occupava la mente: lei; e concluse con due parole, scritte troppo precocemnte, che potrebbero non avere il significato giusto: ti amo. Lauren non rispose.

L'mp3 suonava Eppure sentire, la ragazza era confusa. Continuava a cambiare brano da ascoltare, ma tutte le canzoni le ricordavano Matt. Non Lion, con cui aveva passato tutta la giornata, solo Matt.

Prese di nuovo il cellulare in mano, decise di non rispondere a Lion, ma scrisse a Matt che nonostante fosse a Milano per via del suo lavoro, lei in quel momento lo pensava in Africa o in America o ancora in Papuasia. Non voleva più sentirlo distante, voleva parlarci come erano soliti a fare fino alla settimana prima.

« Ciao, mi ha appena scritto Lion entusiasta del vostro incontro. A quanto mi ha saputo dire è andata bene, ne sono felice. »

« Non lo so, ho dei dubbi a riguardo. »

« Perché dici questo? »

Be' perché nonostante fossi con lui non riuscivo a pensare altro che a te, voleva scrivergli. Si limitò a raccontargli tutti quei gesti che Lauren definiva troppo precoci.

« Davvero ti ha detto che ti ama? »

« Sì, non mentirei mai su questo. »

Si scrissero per ore, discutendone.

Dammi un motivo per non arrendermiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora